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Giovanni Paolo II a Reggio Calabria 40 anni dopo: storia, volti e parole di quella storica visita

A Reggio Calabria è ancora vivo il ricordo dell’incontro con papa Giovanni Paolo II, avvenuto il 7 ottobre 1984. Sono trascorsi 40 anni da quel giorno, un evento che ha lasciato un segno profondo nell’anima della città, già toccata da san Paolo, e in tutta la Calabria. Per celebrare questo importante anniversario, vi proponiamo il racconto di quella giornata attraverso le parole di don Pippo Curatola, allora direttore di Avvenire di Calabria e rettore del Seminario Pio XI.

Il racconto: Storia, volti e parole della storica visita di Giovanni Paolo II a Reggio Calabria

Una STORIA – Sono passati ormai 40 anni da quell’evento straordinario che toccò la vita di tutti i reggini.

E se, da una parte, il Papa – che venne allora a Reggio – non era semplicemente il Successore di san Pietro, ma era colui che aveva vissuto pochi anni prima sulla sua carne il rischio del martirio; dall’altra parte, Reggio – che allora lo accolse – non era semplicemente, come veniva descritta, la “terra della ndrangheta”, ma era anche la terra dell’antica pazienza, dell’ospitalità vissuta come dono, la terra della fede antica di duemila anni.

Dei 3 giorni della visita di Wojtyla alla Calabria, a Reggio toccò il terzo, la Domenica 7, che era anche la memoria della Vergine del Rosario.

Quel giorno Reggio, verso le 10.30, accolse il Papa al Piazzale del Torrente Annunziata-Ponte della Libertà, dove con l’arcivescovo Sorrentino erano presenti tutte le autorità del tempo, il clero diocesano e un mare di reggini.

Da lì poi Wojtyla si recò a Piazza Duomo, dove era fissato l’incontro con i giovani. E successivamente compì una breve visita in Cattedrale.

Erano ormai passate le 13.30 quando giunse al Seminario Pio XI, dove – calorosamente accolto – visse tre momenti precisi: a) un breve intenso incontro con monsignor Ferro, al quale il Papa baciò le mani e disse: «Sento che lei è sempre in preghiera: le chiedo di pregare per me»  b) il pranzo con tutti: vescovi calabresi, sacerdoti, seminaristi… c) e – dopo un breve risposo – un’indimenticabile esperienza nella Cappella: il mio saluto da Rettore, l’esortazione del Papa, il silenzio dell’adorazione eucaristica.

Al termine, dopo che feci avvicinare al Papa i miei genitori che compivano il 50° delle Nozze (e Lui fu felice di benedirli e abbracciarli e donare loro un Rosario), il Papa venne accompagnato alle carceri per la visita ai detenuti e poi al Palazzetto dello sport per la celebrazione dell’Eucaristia.

Da lì, infine, all’aeroporto, e dall’aeroporto il ritorno a Roma.

I VOLTI – Quella che ho finora descritto è una estrema sintesi della prima visita di Wojtyla a Reggio; l’altra, avvenuta nel 1988, è stata molto più lunga e più ricca. Un dettaglio, comunque, è stato identico nell’una e nell’altra, il dettaglio dei volti: i volti della gente e il volto del Papa. I volti della gente, che accorreva dovunque il Papa stesse per venire, erano sempre volti felici ed affamati: felici di esserci, affamati di vederlo, di contemplarlo, di ascoltarlo, di abbracciarlo… volti di innamorati! Il volto del Papa era sempre, dappertutto, chiunque incontrasse, il volto di un Papà che “rivedeva” i suoi figli… come se li avesse sempre conosciuti e si sentisse felice di rivederli…

Le PAROLE – Alcune sono davvero memorabili: non sono solo rimaste nel cuore di tutti, ma sono ormai incarnate nella storia della Città. Ne scelgo alcune, momento per momento.

Al Piazzale dell’Annunziata, disse: «Ecco l’antica Reggio, le cui origini si perdono nella notte dei tempi! Ecco la Reggio della Magna Grecia,(…) Nel toccare il suolo di questa città, provo una viva emozione al considerare che qui approdò, quasi duemila anni fa, Paolo di Tarso, che qui accese la prima fiaccola della fede cristiana; da qui il cristianesimo ha iniziato il suo cammino in terra calabra,.. È questo un primato che mi piace sottolineare e che è motivo di giusto orgoglio per la Chiesa e per la città di Reggio».

In Piazza Duomo, nel discorso ai giovani, dopo averli messi in guardia dai rischi deleteri della violenza, della droga e della mafia, concluse: «Cari giovani! L’avvenire della Calabria è nelle vostre mani! Sappiatelo, giovani! Cristo non si è fermato a Eboli: egli è qui in cammino con voi, per costruire insieme a voi una Calabria più giusta, più umana e più cristiana!”

In Seminario incendiò il cuore dei Seminaristi con quel celebre grido: «Come l’apostolo Paolo anche voi dovete consumare la vostra vita per annunciare Vangelo… Il futuro dell’uomo di Calabria è nelle vostre mani… La Vergine SS.ma, oggi è il giorno del suo Rosario, vi sosterrà».

Al Palazzetto dello sport, infine, nell’omelia della Messa, ammonì: «Reggio, non dimenticare che da qui è partito il Vangelo verso il centro del mondo di allora!»

«Cari fratelli e sorelle! Abitanti dell’Antica Rhegium! Ringrazio la divina Provvidenza che mi ha concesso oggi di trovarmi tra voi, in questo luogo, dove i piedi dell’Apostolo delle genti hanno per la prima volta toccato le coste dell’Italia».

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