La liturgia della parola proposta nel ciclo triennale si preoccupa di scegliere dei brani che fin dall’iniziano manifestano, in modo diverso, chiaramente questa identità, così dopo il prologo di Giovanni che riempie il giorno di Natale con la preesistenza di Gesù, abbiamo in modo progressivo altri brani che ci conducono alla scoperta della divinità di Gesù. Per solennità dell’Epifania il brano della visita dei Magi viene proposto in tutti e tre gli anni, il brano del Battesimo di Gesù viene riportato secondo la versione dell’evangelista corrispondente, per quanto riguarda la II domenica del tempo ordinario, invece, la chiesa si affida al vangelo di Giovanni e ci presenta: “Le nozze di Cana” (anno C); “La testimonianza di Giovanni Battista” (anno A e anno B). Questa testimonianza è un po’ “strana”, per due motivi: non può essere letta come testimonianza espressa secondo regole e finalità umane; nella sua natura funzionale non può essere assolutizzata, infatti è l’espressione puntuale di un percorso che lo stesso vangelo di Giovanni chiede al suo lettore di compiere.
Nelle vicende umane la testimonianza serve per verificare lo svolgimento dei fatti e/o per determinare l’identità di una persona, per questo motivo sono importanti la credibilità del testimone, gli strumenti con cui si verifica tale attendibilità ed infine l’onesta di chi testimonia e di chi giudica. In questo processo assume un ruolo fondamentale la legge che viene posta al di sopra delle parti. La testimonianza del Battista è di altra natura, è vero che è una testimonianza umana ma parla di una un’identità divina in cui la legge non può entrare, ma c’entra “per altra logica” lo Spirito. Nel brano che ci propone la II domenica del tempo ordinario Giovanni Battista testimonia chiaramente la divinità di Gesù: “Io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”, la sua testimonianza si fonda sull’evento concreto del Battesimo e su una rivelazione personale e privata. In queste due rivelazioni egli rilegge lo scopo della sua missione: “Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Il Battista può affermare l’identità divina di Gesù e il relativo potere di perdonare i peccati perché ha visto e perché la sua visione è stata annunciata e preparata. La sua certezza non nasce dalla sola visione o dal semplice ascolto, ma dal legame cronologico che si viene a creare tra le due rivelazioni, la voce non è stata frutto di fantasia ma viene confermata dalla visione che assume il suo significato vero e pieno grazie alle parole ascoltate in precedenza. Il Battesimo di Gesù diventa per Giovanni la conferma della sua missione e della sua testimonianza. Per ogni credente, lettore del Vangelo di Giovanni, diventa esplicito il patto che aveva stretto con il narratore all’inizio: “La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.
Paradossalmente la testimonianza di Giovanni trova la sua attendibilità da Gesù Cristo, cioè egli è testimone in virtù della verità e della grazia che vengono da Gesù Cristo e non in base alla legge, nemmeno quella mosaica. Gesù stesso lo afferma: “Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo, ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era come lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto riscaldarvi alla sua luce” (Gv 5,33-35). Giovanni rende testimonianza a Gesù e Gesù rende credibile la testimonianza di Giovanni, potrebbe sembrare il cane che si morde la coda, la tentazione di alcuni è la tentazione dei farisei: “Tu dai testimonianza di te stesso, la tua testimonianza non è vera”. La risposta di Gesù a questa obiezione diventa oggi importante per il cristiano perché le sue parole portano la discussione, la ricerca e la testimonianza a un livello diverso da quello che abitualmente consideriamo. Gesù rispose: “Anche se io do testimonianza da me stesso, la mia testimonianza è vera, perché io so da dove sono venuto e dove vado. Voi, invece, non sapete da dove vengo e dove vado. Voi giudicate secondo la carne;” (Gv 8,14-15). La testimonianza di Giovanni non si appoggia né segue criteri umani ma è secondo lo Spirito (Cfr. Gv 8,13-19), la carne non giova a nulla è lo Spirito che dà vita. Questa è la testimonianza data dal Battista secondo lo Spirito: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. Tale indicazione diventa per il lettore di Giovanni, e per il credente, la possibilità di un’apertura alla salvezza che ha come un’unica risposta la fede, poiché solo in questa linea si accoglie l’azione divina.