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Giornata mondiale del povero, la speranza mai delusa

Non v’è dubbio che, con l’invito a celebrare ogni anno la Giornata Mondiale dei Poveri, il Santo Padre ha voluto richiamare a tutta la Chiesa, ma non solo, il ritornello permanente delle Sacre Scritture ovvero la descrizione dell’agire di Dio in favore dei poveri. Egli è colui che ascolta, interviene, protegge, difende, riscatta, salva. Il richiamo al povero non è, quindi, una categoria ideologica o sociologica (come spesso in tanti ambienti culturali e politici si vuol far passare) ma, invece, è una affermazione evangelica, teologica, ecclesiale e pastorale. Trovano in questa verità le fondamenta di quello che a Firenze, Papa Francesco, ha chiamato i tratti di un «nuovo umanesimo». Possiamo parlare di umanesimo solo a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo.
Questo nuovo umanesimo cristiano ci aiuta a vivere con responsabilità e apertura di cuore questo nostro tempo. Un tempo che richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli. Un tempo segnato e vissuto per testimoniare nel quotidiano di ogni giorno il vincolo della fraternità, il volto di una misericordia diffusa perché donata dal Signore, il sentimento dell’umiltà accogliendo l’invito di san Paolo ai Filippesi «Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso». Sono alcuni tratti dell’umanesimo cristiano che è quello dei «sentimenti di Cristo Gesù». Il vivere i problemi come sfide e non come ostacoli significa che anche in questo tempo, del tutto e subito, dobbiamo imparare a lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. È un invito ad esercitare la pazienza non come l’arte del rinvio ma come virtù dell’ascolto, come capacità di rispettare i tempi della crescita personale e della maturazione delle comunità. Dall’altra parte non è questa la modalità di Dio verso il suo Popolo, del Signore verso i suoi discepoli, dei genitori verso i figli, degli insegnanti verso i propri alunni? Se questo postulato così delineato lo trasferiamo all’interno della programmazione pastorale delle nostre comunità parrocchiali e associative non v’è dubbio che possiamo trovare nuove strade e nuovi percorsi di una pastoralità che prima di affidarsi all’organizzazione si affida alla sapienza del Signore e alla saggezza dell’uomo. Ma anche per le nostre Caritas è un invito a passare da un impegno immediato e prioritario a erogare servizi a un più faticosa e lungimirante riscoperta della sua dimensione pedagogica ed educativa. Il messaggio del Papa per la Giornata dei Poveri è rivolto a tutta la Chiesa. Sarebbe fuori di ogni logica ecclesiale, quindi, pensare che esso è indirizzato solo alle Caritas diocesane e parrocchiali o al variegato mondo del volontariato.
Il messaggio e la celebrazione della Giornata devono avere come protagonisti tutte le comunità parrocchiali, tutte le aggregazioni laicali e ciascun cristiano. Torna utile richiamare a questo punto un altro postulato della Evangelli Gaudium “Il tutto è superiore ad una parte” sottolineando, anche, con forza che la pastorale ecclesiale è una azione non di navigatori solitari ma di una Chiesa come Popolo di Dio. Sarà questo anche un modo di accogliere, con umiltà e disponibilità, l’invito del Papa a conclusione del suo discorso a Firenze «Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi una indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare in modo sinodale un approfondimento della Evangelii Gaudium …»

Don Antonino Pangallo
Direttore della Caritas diocesana di Reggio Calabria – Bova