In questo momento l’esperienza dello stare con lui ci deve portare a chiedere aiuto, sapendo che proprio quando per noi diventa difficile, per non dire impossibile, seguirlo, allora solo lui può intervenire e sollevarci da questa incapacità: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto, e come ho sollevato voi su ali d’aquila e vi ho fatto venire fino a me».
Questo tipo di aiuto dobbiamo chiederlo non solo quando non riusciamo a sopportare la sofferenza e la morte ma anche quando non comprendiamo la risurrezione, poiché forse proprio perché non crediamo a quest’ultima non riusciamo ad accogliere le prime due. L’esperienza del fedele è l’esperienza del discepolo che sente irrompere Dio nella sua vita, si sente chiamare e non potendo resistere a quest’attrazione lo segue. La sequela comporta una conoscenza, una condivisione di vita, quello che il maestro fa e dice non è una semplice informazione ma la costruzione della nostra vita. Quando chiama la morte “sonno”, quando risuscita la figlia di Giairo, noi ci sentiamo sicuri perché quando c’è lui possiamo tutto.
Ma quando lui viene a mancare cosa succede? Per la prima volta nella sequela i discepoli sono costretti a fare esperienza dell’assenza del Maestro, in questo buio hanno una sola luce: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». La luce della risurrezione. Loro sanno che morire vuol dire mancare, non essere presente lì in quel momento, ma cosa vuol dire risorgere? Forse esserci per sempre? Non hanno ancora fatto esperienza di questo. È questa la situazione in cui si trovano dalla sera del venerdì fino all’alba di domenica, quando secondo il vangelo di Matteo, le donne stanno andando al sepolcro. È l’unica risposta umana all’evento più doloroso della sua esistenza: «Andare a visitare il sepolcro», ma da quell’alba non sarà più così. Non è più l’unica risposta perché Dio è intervenuto, e ora, in questa nuova alba, fa conoscere ciò che ha operato. Le donne si trovano davanti a qualcosa che non si aspettavano, il terremoto, l’angelo del Signore che scende dal cielo sia accosta rotola la pietra e si pone a sedere su di essa. Quello che fino a quel giorno doveva restare chiuso, è stato aperto, «il Signore regna sulla pietra!», non c’è più separazione tra la morte e la vita, poiché non c’è più la morte: «Dov’è o morte la tua vittoria? Dov’è o morte il tuo pungiglione?».
«So che cercate il crocifisso», è il punto di partenza per incontrare il risorto, non il pensare che non sia morto o che non doveva morire, ma avere il coraggio di cercarlo dopo averlo visto morire. Solo a chi ha intrapreso questo cammino l’angelo può dire: «Non è qui. È risorto». L’esperienza della risurrezione ha bisogno di questo passato su cui può aprire il futuro. Il nuovo cammino si apre su una nuova fede, quella dell’adempimento della parola di Gesù «È risorto, come aveva detto;», questa parola di Gesù si appoggia momentaneamente sulla parola dell’angelo che invita le donne ad andare a vedere il luogo dell’assenza, ma che nello stesso tempo apre a qualcosa di nuovo, poiché l’esperienza della risurrezione non è solo esperienza dell’assenza, ma l’esperienza di Colui che «è risuscitato dai morti e ora vi precede in Galilea».
La risurrezione di Gesù non è la conclusione di un percorso ma l’inizio di un cammino nuovo, nuovo non è il punto di partenza spaziale, poiché dalla Galilea tutto era nato, ma nuova è la persona di Gesù, nuova è la chiamata, e nuova deve essere la risposta.
Solo se si coglie questa possibilità e si ha il coraggio di tornare in Galilea si fa esperienza di questa novità attraverso la visione: «Là lo vedrete». L’annuncio dell’angelo alle donne si chiude con queste parole: «Ecco io ve l’ho detto», da una parte a ribadire che il suo compito finisce lì, nel momento in cui finisce di pronunciare le parole, dall’altra per specificare che proprio quelle parole sono sufficienti e definitive, in qualche modo ricordano l’espressione profetica «Oracolo del Signore», il Signore ha parlato non c’è posto per altre parole, ora bisogna solo credere e obbedire. Mentre le donne con timore e gioia stanno correndo a dare l’annuncio ai discepoli, obbedendo alle parole dell’angelo, «Gesù venne loro incontro».