Certo, bisogna anche sottolineare che c’è modo e modo di vivere le nostre vacanze estive: il nostro dovrebbe essere sempre improntato a uno stile di vita cristiano, che se ben inteso e vissuto non è per nulla frustrante o mortificante. L’esempio ci viene direttamente da Gesù ed è di grande insegnamento per tutti noi. Il vero riposo cristiano nasce da due elementi essenziali, che non possono essere mai disgiunti, né d’inverno né d’estate: avere momenti di intimità con il Signore, ossia momenti di preghiera, riflessione, meditazione della parola di Dio, ma anche offrire il servizio della carità al prossimo, dedicando un po’ del nostro tempo libero ai fratelli anziani, soli o in difficoltà. Da qui uno slogan ormai noto in tutte le comunità parrocchiali: “L’anima non va mai in vacanza”, e perché l’anima viva bene non deve trascurare mai l’amore per Dio (fede) e il servizio dei fratelli (carità).
Il racconto odierno è collocato a Betania, un villaggio che sorge a pochi chilometri da Gerusalemme. Qui si trovava la casa dell’amico Lazzaro; ad accogliere ed ospitare Gesù sono le sorelle di lui, Marta e Maria. Il vangelo non esita a descrivere la diversità dei loro caratteri: la prima intenta e immersa nelle faccende di casa, la seconda più calma e tranquilla. Nel tempo la prima diverrà immagine dell’attivismo, di chi cioè si butta a capo fitto nel lavoro; la seconda immagine del vero discepolato, di chi si mette ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola, pendendo dalle sue labbra. E così da sempre le sorelle di Lazzaro sono diventate una l’emblema dell’azione e una della contemplazione. Gesù sembra prediligere l’atteggiamento di Maria, rimproverando Marta per il fatto che lei si preoccupi e si agiti per molte cose, e lodando l’altra sorella per essersi “scelta la parte migliore che non le sarà tolta”.
Il vangelo non ci rimanda altre repliche né da parte dell’una né dell’altra, ma descrive chiaramente il senso di quello che Gesù vuole insegnare ai cristiani di ieri e di oggi. Innanzitutto è bello evidenziare che entrambe le sorelle hanno la stessa preoccupazione, lo stesso desiderio: accogliere bene il loro ospite. E comunque risaputo che per attendere a una attività di accoglienza ci vuole qualcuno che curi come si dice oggi, le public relations, ossia qualcuno che si occupi dell’accoglienza e dell’intrattenimento per assicurare un soggiorno piacevole e sereno, ma anche qualcuno che curi l’aspetto logistico, ossia quello del cucinare, del pulire, del sistemare, ecc. Ognuno per la sua parte vuol fare bella figura, soprattutto quando si tratta di un ospite d’onore.
Il messaggio chiaro ed inequivocabile è che bisogna non disgiungere mai le due attività: sarà questo il modo giusto per raggiungere il lodevole obiettivo, ma anche per essere graditi al Signore. Cristo resta sempre il nostro modello di vita in tutto e per tutto. Infatti in Lui l’orazione e l’azione si intrecciavano e si sostenevano in perfetta armonia. Il vangelo riporta che spesso il Signore “si ritirava in luoghi appartati per pregare” (Lc 5,16), ma anche che “percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo (Mt 4,23). Facciamo nostra la preghiera di papa Francesco che, rivolgendosi a Maria Madre della Chiesa, chiede ci venga donata “la grazia di amare e di servire Dio e i fratelli con le mani di Marta e il cuore di Maria, perché rimanendo sempre in ascolto del Cristo possiamo essere artigiani di pace e di speranza”.