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Gallina: sulle orme di San Nicola di Bari e Pio da Pietrelcina

Il pellegrinaggio della Parrocchia di Gallina

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È il pellegrinaggio parrocchiale, è il tempo in cui quanti, liberamente e autenticamente, vi partecipano rinnovano l’impegno ad esser pellegrini e non vagabondi, poiché, sottolineava Papa Francesco rivolgendosi ai pellegrini della Macerata-Loreto, “il pellegrinaggio è un simbolo della vita, che è camminare, che è un cammino. Se una persona non cammina e rimane ferma, non serve, non fa nulla. Un’anima che non cammina nella vita è un’anima che finisce nella mediocrità e nella miseria spirituale. Per favore, non fermatevi nella vita!”
Il pomeriggio del primo giorno don Domenico e i suoi parrocchiani lo trascorrono a San Giovanni Rotondo. Alle ore 16,30, dopo aver venerato le spoglie mortali di San Pio, vivono, proprio nella cripta che le custodisce, la Celebrazione Eucaristica.
Terminato il Divino Sacrificio il gruppo gallinese prosegue la visita alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, al Convento con la cella e i ricordi del Santo nato a Pietrelcina, al Crocifisso dinanzi al quale San Pio ricevette dal buon Dio le stigmate. Qualche minuto dedicato allo shopping, una buona cena e il ritorno al Santuario per l’Adorazione notturna della Croce presieduta da Fra Carlo Maria Laborde, Segretario Generale dell’Associazione Internazionale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio.
La sveglia, sabato 31 ottobre, squilla un po’ prestino!
Dopo aver attraversato, a piedi, caratteristici vicoli della Bari Vecchia, sulle spalle di grandi e piccini comincia a materializzarsi una sorta di brivido: giunti nella Basilica Pontificia di San Nicola, le gambe, su input di cuore e mente, si dirigono verso la scalinata che conduce alla cripta che fa da dolce culla ai resti mortali del Santo Vescovo di Myra. Occhi lucidi, qualche lacrima che inumidisce le gote, pochi istanti ancora e … ha inizio la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arciprete. In cripta, su quell’Altare che è al contempo tomba di San Nicola.
Durante l’omelia don Domenico esorta i suoi figli e fratelli nella fede a non scordar mai che “per essere buoni evangelizzatori dobbiamo esser capaci di accorgerci di chi ci sta accanto, dei suoi problemi. Dobbiamo farci prossimi agli altri, chiunque essi siano, donando loro il sorriso misericordioso del Padre, la tenerezza della Madre, l’Amore del Figlio. Proprio come fece il nostro San Nicola, un Vescovo che della Carità, vera e concreta, ne fece motivo di vita e che non smise mai di vivere il Vangelo”.
Al termine della Santa Messa, mentre i parrocchiani intonano quell’inno al Santo che a Gallina viene cantato da decenni … “O Nicola se dall’onde/ liberasti i naviganti/ salva i figli supplicanti/ dal naufragio dell’error” … l’Arciprete s’inginocchia ai piedi dell’Altare, dinanzi la teca che custodisce le ossa del Santo.
È il momento centrale del pellegrinaggio: don Domenico china il capo, poggiando le mani alla Mensa. Spontaneamente, in tanti si genuflettono, il viso posato tra le mani, le menti che snocciolano problemi e progetti e i cuori che brillano Speranza…
Ogni viso, ogni animo, è offerto a Dio attraverso San Nicola, a quel Padre Eterno che tutto può, che nessuno dimentica e che guarda sempre avanti…
Col pranzo termina il pellegrinaggio. Il pomeriggio scorre sul pullman tra preghiera e gioco. È buio quando si scende, in Piazza Chiesa, a Gallina. Sui trolley dei pellegrini pare esserci scritto: Misericordia e Speranza io voglio!
Antonio Marino