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2. A partire dal dato di fede, comprendiamo il criterio della scelta delle letture ascoltate: esse danno a questa Messa un carattere tutto sacerdotale, perché ciascuno di noi rivive l’unzione dello Spirito in forza della quale è mandato a testimoniare la fede che ha ricevuto e a trasmetterla come messaggio di liberazione per il popolo.
La comunità cristiana nella Messa del Crisma riscopre la gioia della fede che illumina i passi dell’uomo; che lava da ogni colpa e rigenera da ogni peccato; che è forza che sostiene nella difficoltà della vita; che è speranza oltre ogni illusione, oltre la stessa morte. Fede che agisce attraverso i sacramenti, per alcuni dei quali noi questa sera – il Vescovo con il suo presbiterio e con la sua comunità – in un certo senso ‘confezionamo’ gli strumenti della sua missione di salvezza, in quanto prepariamo la materia per la loro amministrazione.
È la messa della consacrazione degli oli, che unge i rigenerati nel battesimo, che fortifica i cresimati, che allevia le sofferenze, che consacra per il ministero.
3. L’olio, come l’aria, l’acqua, la luce, appartiene a quelle realtà elementari del cosmo che meglio esprimono i doni di Dio creatore, redentore e santificatore; è sostanza terapeutica, aromatica e conviviale: medica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa. Questa natura dell’olio è assunta nel simbolismo biblico-liturgico ed è caricata di un particolare valore per esprimere l’unzione dello Spirito che risana, illumina, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della Chiesa.
4. Questa Messa è in modo particolare il segno visibile della comunione del Vescovo con la sua comunità e, in modo tutto particolare, con il suo presbiterio.
È la messa in cui il Vescovo guarda con fiducia e speranza la sua comunità e il suo presbiterio. Ma, nello stesso tempo, è la Messa in cui fedeli e sacerdoti guardano al loro Vescovo con altrettanta fiducia e speranza.
La fiducia e la speranza, miei cari, ci accomunano in questa celebrazione, che avviene in un momento difficile per la cristianità intera, in cui si fa fatica a trasmettere la fede, trovandoci in un contesto ostile o indifferente alla Chiesa.
5. Questa è la celebrazione in cui tutta la comunità diocesana con il suo Vescovo riprende forza e coraggio per ripartire per la sua missione. È la celebrazione in cui accogliamo la volontà di Gesù di istituire il sacerdozio ministeriale e continuare la missione di salvezza.
Nel Prefazio fra poco pregheremo: Gesù con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che, mediante l’imposizione delle mani, fa partecipi del suo ministero di salvezza. Tu vuoi (o Padre) che nel suo nome rinnovino il sacrificio redentore, preparino ai tuoi figli la mensa pasquale, e, servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la tua parola e lo santifichino con i sacramenti.
Ecco perché, cari fedeli, fra poco sarete invitati a pregare per i vostri sacerdoti, che, per volere di Dio sono entrati a far parte del piano della salvezza per tutto il mondo, in quanto la salvezza passa anche attraverso il loro ministero.
Il nesso Eucarestia-sacerdozio fa sì che non si possa pensare alla missione della Chiesa, senza pensare ai sacerdoti.
6. Come vorrei, in questo momento, che nel cuore di tutti voi, sacerdoti e laici, ci fosse un piccolo spazio per il nostro Seminario, perché possa essere amato, custodito, sorretto e alimentato con l’impegno di tutti. Le vocazioni al ministero consacrato e alla vita religiosa debbono stare a cuore a tutto il popolo di Dio, in ogni sua componente!
Si sta chiudendo anche quest’anno formativo e guardiamo pieni di speranza al prossimo anno. Sentite anche voi con me il bisogno e la speranza che il Seminario cresca? La sua vitalità dipende da tutta la Chiesa diocesana. Perciò, miei cari, mentre ci impegniamo a custodire e sostenere, con rinnovato entusiasmo e fiducia, i nostri seminaristi, desideriamo, anche pregare per quei giovani che mostrano segni vocazionali, aiutandoli ed incoraggiandoli; lo dico a voi parroci, catechisti, animatori dei gruppi: osiamo un po’ di più nel fare la proposta. È in gioco il futuro della nostra Chiesa, che oggi riesce ad andare avanti solo con l’aiuto di sacerdoti ‘fidei donum’. Ad essi il mio ringraziamento per il servizio che prestano in mezzo a noi, lontani dalla loro terra di origine e dai loro familiari.
7. Ma il servizio dei presbiteri non basta da solo a trasmettere la fede. È necessario l’impegno di tutta la comunità. Noi siamo qui, carissimi fratelli, a guardare con fiducia e speranza alla nostra Chiesa diocesana, bisognosa di riscoprire con rinnovato entusiasmo il compito della trasmissione della fede; di una fede che sia vita e che avvolga il tessuto sociale, politico ed economico dei luoghi che abitiamo: dalla città di Reggio Calabria, centro e sede della nostra Chiesa Diocesana, e agli altri comuni, primo fra tutti quello di Bova, sede della Chiesa con-cattedrale.
È drammatico rilevarlo: ancora troppa criticità deturpa il volto, pur bello, dei nostri ambienti; la religiosità appare troppo spesso ostentata e di facciata a fronte del male, che sembra non perdere la sua forza: avanza la corruzione, lo spaccio della droga, la prostituzione, l’usura, la delinquenza organizzata. Possiamo stare tranquilli, pur sapendo che lo Spirito ci ha unti e ci ha inviati ad annunciare un messaggio di liberazione?
8. Con rammarico, ma senza perdere la speranza, noi costatiamo come il cammino della riappropriazione della fede sia molto lungo e difficile, mentre inarrestabile avanza la scristianizzazione e il laicismo dissacratore dei valori cristiani, che sono stati le colonne portanti della nostra civiltà.
Con profonda riconoscenza, il vescovo si rivolge a voi tutti, fedeli e sacerdoti carissimi, e vi ringrazia, con cuore di padre, per lo sforzo che state mettendo per perfezionare l’opera di evangelizzazione nei vari settori o ambiti della Diocesi e per portare le vostre comunità a riscoprire l’impegno della trasmissione della fede, di modo che tutti facciamo il nostro dovere nella comunità.
Vi ringrazio per aver messo mano con entusiasmo ai cambiamenti proposti per la catechesi all’inizio del corrente anno pastorale. Grazie a voi parroci, a voi diaconi, a voi seminaristi, a voi Suore, a voi religiosi, a voi catechisti, a voi animatori di gruppi, a voi membri degli uffici diocesani, a voi vicari zonali, per l’amorevole dedizione con la quale avete intrapreso questo cammino. Nella riunione con i Vicari abbiamo potuto costatare che i fedeli, soprattutto i genitori dei ragazzi, per lo più stanno rispondendo bene alla nuova proposta educativa. Ma non bisogna accontentarsi; occorre andare avanti con coraggio ed entusiasmo.
9. Invito tutti voi sacerdoti diocesani e religiosi, canonici, vicari, parroci, direttori d’ufficio, a non arrendervi dinanzi alle difficoltà. L’entusiasmo dei nostri fedeli, molti dei quali veramente innamorati della nostra Chiesa e sensibili alla sua missione, deve essere per noi di sprone, perché si possa camminare assieme con fiducia. Lo Spirito Santo sta agendo nella nostra Chiesa. Vi chiedo in nome di Dio: non spegniamo i carismi.
Ringrazio tutti voi collaboratori laici delle parrocchie per la forza che infondete nel cuore dei nostri sacerdoti, incoraggiandoli e aiutandoli ad andare avanti. Siate custodi della fedeltà al loro ministero con la preghiera e il consiglio.
10. Il cammino di rinnovamento si perfezionerà sempre più, se insisteremo sulla formazione degli operatori pastorali, attraverso le nostre scuole di formazione: istituto di scienze religiose, scuola di formazione politica, scuola di pastorale. Ringrazio quanti lavorano in esse: nella direzione, nell’insegnamento e nel coordinamento amministrativo. È un grande servizio i cui frutti si vedranno nei prossimi anni. Il pensiero va in modo particolare all’Istituto Teologico, preposto alla formazione dei nostri seminaristi. Ringrazio e incoraggio tutti: alunni, professori, formatori, segreteria. Puntiamo su di una formazione sempre più alta e adeguata ai tempi in cui viviamo. Esorto voi seminaristi a ben prepararvi culturalmente, perché la sfida della cultura sarà decisiva per il futuro del vostro ministero. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi e culturalmente preparati.
11. La gioia per le positività della nostra Chiesa, che oggi possiamo depositare sull’altare, non ci deve far abbassare il livello di guardia circa la vigilanza sul nostro modo di agire. Miei cari fratelli, la trasmissione della fede trova un freno e un ostacolo nella mancanza di testimonianza. Vigiliamo sui nostri comportamenti individuali e collettivi.
Ai sacerdoti e ai seminaristi ricordo quanto fra poco pregheremo nel Prefazio: Tu proponi loro come modello Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso.
12. Queste parole suonano di grave monito per mantenerci fedeli nel dono della vita. Ecco perché fra poco rinnoverete le promesse sacerdotali. Non dimentichiamo che la notte dell’ultima Cena è insieme la notte dell’amore sino al dono della vita, e la notte del tradimento. Noi lo ricordiamo ogni giorno durante la Messa al momento della consacrazione: nella notte in cui fu tradito prese il pane e il calice…
Il ricordo che uno dei dodici lo tradì ci custodisca nel timore di Dio. Dio non voglia che qualcuno di noi possa essere aggregato al numero degli infedeli.
13. Esorto tutti ad essere nella comunità testimoni soprattutto di accoglienza e di comunione. Il Giubileo della misericordia lasci in tal senso tracce indelebili nelle nostre comunità.
Penso in questo momento al servizio instancabile di accoglienza che la Caritas e tanti gruppi ecclesiali hanno svolto durante l’anno per accogliere i profughi. Penso all’amorevole servizio che viene prestato nelle comunità di accoglienza a tanti disagiati. Grazie, fratelli, perché con il vostro servizio voi rendete più facile la trasmissione della fede. Il Signore ve ne renderà merito.
14. Una grande testimonianza di vita deve essere data attraverso la legalità in tutte le nostre manifestazioni e attività. Miei cari, in questo ambito non possiamo sbagliare, soprattutto quando utilizziamo beni della collettività, o quando c’è bisogno dei dovuti permessi per procedere a certe iniziative o opere. Questa accortezza può rallentare qualche volta la rapidità dell’esecuzione di alcune opere, ma è necessario averla per offrire sul territorio esempi di legalità.
15. In questo momento solenne vi porto tutti nel cuore. Prego per voi.
Mi affido anche io alle vostre preghiere, mentre mi consegno alla bontà di Dio per tutte le mie colpe, ponendo tutti noi tra le braccia tenere e sicure di Maria, Vergine consolatrice e Madre di tutti i sacerdoti!
+ p. Giuseppe Fiorini Morosini
Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova