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Festa dei Fidanzati, Morrone: «Siete esempio di sinodalità»

Cosa significa essere innamorati? «È un’espressione che solitamente la si concede ai fidanzati che come voi si sono messi in cammino verso la meta del matrimonio», ha detto l’arcivescovo Morrone, rivolgendosi, nella sua omelia, alle giovani coppie presenti in Duomo. Il presule ha per la prima volta presieduto questo momento, ormai tradizionale, organizzato dagli Uffici Famiglia e di Pastorale Giovanile. Incontro ad assumere, quest’anno, un significato ancor più particolare, in quanto legato – come ricordato dallo stesso Morrone – al cammino sinodale, tempo di fecondo incontro con ogni esperienza di vita e di fede.

Morrone ai fidanzati: «Il vostro cammino esempio di sinodalità»

«Il vostro cammino di “insieme”, come fidanzati – ha detto il vescovo rivolgendosi alle giovani coppie – sperso sia immesso in questo cammino della nostra Chiesa. Non solo perché ne fate parte, ma perché l’esperienza del vostro amore – i sogni che coltivate nel vostro cuore, le fatiche che come giovani già provate – è preziosa all’interno del cammino sinodale, tempo particolare che deve aiutarci a fare discernimento». Questo camminare “insieme”, per il vescovo, «è il senso stesso della Chiesa». Da qui l’invito ad essere, nel Sinodo, protagonisti.

«Ciò che voi sentite nel vostro cuore per noi Chiesa è prezioso, altrimenti che senso avrebbe celebrare il vostro amore dinnanzi al Signore?», ha chiesto loro il vescovo, nell’aggiungere: «Il vostro “sì” dinnanzi al Signore non è privato, è da esempio».

Nell’auspicare, al più presto, un prossimo incontro con i fidanzati «per fare sinodo tutti insieme», spiega perché il cammino «verso un “sì per sempre”, incoraggia anche gli altri e aiuta a rispondere all’eterno dilemma: «È possibile amare per sempre?». Questo «sì – dice Morrone – è segno di forza». È un impegno, «un legame di libertà», basato sull’ascolto dei bisogni dell’uno e dell’altra. Proprio «l’ascolto», ha ricordato l’arcivescovo, è quest’anno il tema del Sinodo: «Nella Chiesa ci stiamo esercitando all’ascolto. Cosa non scontata nella Chiesa, come negli affetti».

Festa fidanzati, quell’«aiutami» che equivale a dire «Ti amo»

La liturgia del giorno aiuta a comprendere meglio il senso di ciò. A venire in aiuto, dice il vescovo, sono il profeta Geremia e il passo evangelico delle Beatitudini. «Possiamo far finta di amare e tante volte diciamo non ho bisogno di te. Noi in realtà – dice monsignor Morrone – siamo dei bisognosi, fin quando non entriamo nella logica del bisogno che non significa sottomissione e subalternità, difficilmente ci metteremo nell’ascolto e nell’accoglienza e metteremo le nostre energie in soccorso e in aiuto degli altri. Quando c’è questo aspetto bello del sentirsi poveri allora ci si apre. Aiutami, equivale a dire “Ti amo”».

L’arcivescovo, non a caso, ha chiuso il suo intervento condividendo con i fidanzati un celebre testo del vignettista Charles Schulz: «Chi ti vuole bene conosce quattro cose di te: il dolore dietro il tuo sorriso, l’amore dietro la tua rabbia, le ragioni del tuo silenzio e dove tu soffri il solletico».