Il vangelo di questa domenica ci dà alcune indicazioni importanti per la vita comunitaria. Esse sono contenute nel cosiddetto discorso ecclesiologico di Gesù al cap. 18 di Matteo. È il primo trattato di ecclesiologia, nel quale il Maestro comunica non tanto le definizioni teologiche sulla Chiesa, ma cosa è indispensabile per essere Chiesa, ossia lo stile di vita e le priorità che deve osservare la comunità dei fratelli. Potrebbe essere molto indicativo ricordare che questa sezione del vangelo si apre con la parabola della pecorella smarrita, proprio per dire che la prima preoccupazione della comunità cristiana deve essere quella di andare a cercare chi si è smarrito per strada, così che nessuno vada perduto. La prima indicazione dell’odierno vangelo è quella della correzione fraterna, anche qui da leggere alla luce di una parola che non possiamo farci sfuggire: “Se ti ascolterà avrai guadagnato un fratello”. Ciò che deve muovere tutte le nostre relazioni è dunque questa preoccupazione che “nessuno vada perduto di quelli che Dio mi ha affidato” (Gv 6,39).
Interessante e quanto mai attuale è l’impegno di una correzione fraterna da riscoprire nello stile di vita cristiana, sia a livello personale che comunitario. Per esercitare bene questo insegnamento di Gesù è indispensabile comunque una grande maturità: maturità nel correttore, ma anche maturità nel corretto. La maturità richiesta nel correttore è di non farsi giudice della vita del fratello, ma dimostrarsi amico sincero, che pur sapendo di procurare una certa sofferenza e fastidio nella correzione dell’altro, sente forte il bisogno di farlo pur di aiutarlo nella sua crescita umana e spirituale. La maturità invece del corretto consiste essenzialmente nell’umiltà di chi sa accettare un rimprovero senza alcuna permalosità, ma sa mettersi in discussione e riconoscere che nessuno è perfetto, né tanto meno arrivato. Non si tratta di sentirsi migliori o peggiori degli altri, ma di convincerci che tutti abbiamo bisogno di convertirci, di migliorare, di crescere, assumendo sempre più un autentico stile di vita cristiano, improntato sull’amore di Cristo, che ci ha insegnato che il vero comandamento è quello dell’amore per i fratelli.
Chi di noi non ha avuto qualche contrasto con un fratello o una sorella? Chi di noi non ha sperimentato la delusione o il tradimento di qualche amico? In questi casi la via indicataci da Gesù non è certamente di parlarne con tutti meno che con l’interessato, ma di rivolgerci direttamente a lui, dimostrando tanta comprensione e pazienza. Cristo mette in conto anche la possibilità di un eventuale fallimento, ossia non è scontato che il fratello corretto accolga immediatamente l’invito al cambiamento, tant’è che ci ha aggiunto una duplice indicazione, di chiedere aiuto a due o tre fratelli prima e all’intera comunità poi, per poter, anche in virtù della loro testimonianza aiutare il fratello che ha sbagliato. Certo non è un buon metodo quello di arrendersi subito o tanto meno abbandonare al proprio destino il fratello che persevera nel suo errore; occorre piuttosto non dimenticare mai che “la carità è paziente, è benigna, non cerca il proprio interesse, ma tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13).
La seconda espressione del vangelo di oggi, “tutto quello che legherete sulla terrà sarà legato nel cielo e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto nel cielo”, che nella tradizione della Chiesa rappresenta da sempre il fondamento del sacramento del riconciliazione, che ci lega o ci scioglie dai nostri peccati, è certamente anche un invito a scoprire l’importanza di legami saldi e indissolubili, di legami veri relativi all’amore, alla misericordia e alla pace, che non possono non essere graditi, confermati e “legati” anche in cielo. Si tratta anche dell’impegno di sciogliere i legami del male, dell’odio e della violenza, sciogliere cioè i nodi delle numerose negatività che affliggono la vita quotidiana di tanti fratelli.
L’ultima indicazione è sul primato della preghiera comunitaria, che ci ricorda l’importanza di rivolgere insieme le nostre invocazioni al Signore. Il fatto di saperci accordare già sull’intenzione di preghiera rende quest’ultima irresistibile al cuore del Padre, che non può non ascoltarla ed esaudirla. La preghiera comunitaria non solo ci permette di stare insieme, ma rende presente lo stesso Signore, vivo e vero, in mezzo alla comunità dei fratelli, che otterranno da Lui “molto di più di quanto osiamo chiedere e sperare”.
9 settembre 2023