I legami diventano sfuggenti per questo non conviene fermarsi a riflettere, a dialogare, a interiorizzare ciò che si vive quotidianamente. Il silenzio, dunque, ci soffoca perché non si sa come utilizzarlo. Non deve essere un silenzio passivo quasi fosse una pausa per chiudere con tutto, ma un qualcosa di più profondo e interiore che consenta di vedere le cose con occhi nuovi e da un’altra prospettiva, ovvero quella del cuore.Gesù stesso avrebbe potuto risorgere subito, ma ha lasciato seppellire il suo corpo per dare un messaggio sul silenzio immortale in vista della risurrezione.
È una tappa obbligata per chi volesse analizzare la propria vita interiore, non si può farlo immersi nel traffico e nel caos dei rumori della vita, infatti, chi volesse mettere un punto fermo sulla propria esistenza deve “farsi” silenzio per riavvicinarsi a Dio. Questo atteggiamento aiuta a capire il segreto di Dio che spesso sembra tacere e all’uomo viene più facile e comodo giudicarlo indifferente, lontano dal dolore perché se veramente fosse il Signore condividerebbe il dolore umano e le richieste di aiuto. Riflessioni che spesso attraversano la mente della persona in cerca di risposte. Ma questa è l’invadenza dell’”io” nell’esistenza di Dio. Dio compagno di avventure più che un Padre, così lo vorrebbe l’uomo moderno, un Dio che indica il cammino alla vita stanca e appesantita richiede silenzio. La Quaresima, dunque, può essere un tempo per passare dal riconoscimento di chi è veramente il Signore fino alla riconoscenza di quanto ha operato e continua a operare, nonostante sia stato messo hai margini della vita non permettendogli di entrare.Che cosa c’è quindi dietro il silenzio se non Dio che attende per amare ancora e nonostante tutto.