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Diocesi in festa per le tre vite spese per il Vangelo

Nei giorni scorsi è stato il turno di don Mimmo Cartella, don Vincenzo Modafferi e don Leone Stelitano: insieme alla Comunità diocesana, all’arcivescovo Giuseppe, all’arcivescovo emerito Vittorio e alle comunità parrocchiali da loro guidate (rispettivamente Santa Lucia, Armo – San Francesco di Paola al Corso e Palizzi – Pietrapennata – Bova), si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia per rendere grazie al Signore per il dono del sacerdozio ministeriale.

L’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini, che ha presieduto la celebrazione eucaristica, durante l’omelia si è soffermato sulla figura di Giovanni il Battista, collegandola al ministero sacerdotale alla luce del versetto «Lui deve crescere e io diminuire». «Una vita sacerdotale ben spesa, ha infatti dichiarato l’arcivescovo, lascia sempre trasparire Cristo e non è mai autoreferenziale. Il sacerdote non è mai al centro dell’annuncio, ma sa mettere sempre Cristo al centro della sua vita e delle sue parole». Al termine della celebrazione eucaristica, don Mimmo Cartella ha preso la parola anche in rappresentanza degli altri due confratelli, don Leone e don Enzo. «Sa di Cenacolo, l’aria che stasera, qui, stiamo respirando – ha dichiarato il parroco di Santa Lucia – stretti al nostro vescovo Giuseppe che, successore degli apostoli ci conferma nella fede, e al vescovo Vittorio grati a lui nel Signore per il dono dell’ordinazione sacerdotale, gomito a gomito con tanti altri nostri fratelli preti e seminaristi, sembra proprio d’esser lì, in quella stanza e in quel momento in cui Cristo s’inginocchiò a lavare e baciare quel primo piede, presente e futuro dell’esser prete, segno e icona del come il vangelo va tradotto in vita da vivere». Don Cartella ha sottolineato come «Sembra, in maniera del tutto realistica, di sentire, ancora una volta, quella stessa, identica, sensazione provata la sera del 25 giugno di venticinque anni orsono, allorquando i nostri rispettivi parroci c’aiutarono ad indossare le sacre vesti. Ecco, quella stoffa, che per la prima volta dopo esser noi appena rinati in Cristo, indossammo, provocò all’organismo nostro una scossa: avvertimmo il peso del coraggio!». L a tappa dei venticinque anni di sacerdozio è un vero e proprio Giubileo: una festa di gioia e ringraziamento al Signore che coinvolge non solo i diretti interessati, cioè i sacerdoti, ma anche le loro comunità, nelle quali spendono il servizio sacerdotale a favore di tutti i fedeli, senza risparmiarsi mai. Vite offerte per il Vangelo, che vanno festeggiate proprio perché donate. Nei giorni scorsi è stato il turno di don Mimmo Cartella, don Vincenzo Modafferi e don Leone Stelitano: insieme alla Comunità diocesana, all’arcivescovo Giuseppe, all’arcivescovo emerito Vittorio e alle comunità parrocchiali da loro guidate (rispettivamente Santa Lucia, Armo – San Francesco di Paola al Corso e Palizzi – Pietrapennata – Bova), si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia per rendere grazie al Signore per il dono del sacerdozio ministeriale.

L’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini, che ha presieduto la celebrazione eucaristica, durante l’omelia si è soffermato sulla figura di Giovanni il Battista, collegandola al ministero sacerdotale alla luce del versetto «Lui deve crescere e io diminuire». «Una vita sacerdotale ben spesa, ha infatti dichiarato l’arcivescovo, lascia sempre trasparire Cristo e non è mai autoreferenziale. Il sacerdote non è mai al centro dell’annuncio, ma sa mettere sempre Cristo al centro della sua vita e delle sue parole». Al termine della celebrazione eucaristica, don Mimmo Cartella ha preso la parola anche in rappresentanza degli altri due confratelli, don Leone e don Enzo. «Sa di Cenacolo, l’aria che stasera, qui, stiamo respirando – ha dichiarato il parroco di Santa Lucia – stretti al nostro vescovo Giuseppe che, successore degli apostoli ci conferma nella fede, e al vescovo Vittorio grati a lui nel Signore per il dono dell’ordinazione sacerdotale, gomito a gomito con tanti altri nostri fratelli preti e seminaristi, sembra proprio d’esser lì, in quella stanza e in quel momento in cui Cristo s’inginocchiò a lavare e baciare quel primo piede, presente e futuro dell’esser prete, segno e icona del come il vangelo va tradotto in vita da vivere». Don Cartella ha sottolineato come «Sembra, in maniera del tutto realistica, di sentire, ancora una volta, quella stessa, identica, sensazione provata la sera del 25 giugno di venticinque anni orsono, allorquando i nostri rispettivi parroci c’aiutarono ad indossare le sacre vesti. Ecco, quella stoffa, che per la prima volta dopo esser noi appena rinati in Cristo, indossammo, provocò all’organismo nostro una scossa: avvertimmo il peso del coraggio!».

Tanti volti si sono poggiati sulle spalle dei tre presbiteri, hanno asciugato tante lacrime, tante strade i loro piedi hanno percorso: «Mettendo assieme i nostri tre cammini sacerdotali, ha continuato don Mimmo, possiamo ben dire d’aver abbracciato, quasi per intero, il territorio diocesano. Dalla tirrenica alla ionica, salendo su verso l’Aspromonte! Ed oggi, con gioia, cerchiamo di spendere ogni più fresca e quotidiana energia al servizio delle nostre amate Terre! E a ciascuno di voi, abitanti di quelle Terre e che nei nostri cuori albergate, il nostro più autentico e paterno abbraccio, con fraterna gratitudine». In seguito il parroco di Santa Lucia ha voluto rendere lode a Dio per il dono del sacerdozio: «Forse apparirà scontata la nostra riconoscenza nei confronti di Dio Padre, la nostra gratitudine verso quella sua inestimabile pazienza nei riguardi nostri, il nostro amore relativamente a quell’Amore con cui ci ha pensati, ci ha model-lati, ci ha chiamati, e tutt’oggi ci custodisce. Di certo, non solo non è scontata, ma, voltandoci all’indietro, guardando specialmente ai volti che nella nostra vita sono stati determinanti, questa nostra riconoscenza vero il buon Dio provoca addirittura in noi una indescrivibile emozione: questo nostro essere sacerdoti di Cristo è talmente bello da inebriarci, è talmente appagante da renderci sazi di qualsivoglia altra cosa, è talmente complicato da costringerci a sostare, con gioia, dinanzi al Tabernacolo, chiedendo aiuto, ricevendo coraggio, fiducia, lungimiranza, speranza». Infine, un commosso pensiero a coloro che hanno contribuito alla realizzazione della loro vocazione: «Non possiamo, proprio stasera, non ripensare ai nostri genitori, ai familiari nostri, a tutte quelle persone care che, al momento opportuno, ci sono, magari addirittura senza il bisogno d’esser chiamate! Come non menzionare i momenti del distacco dal focolare, l’ingresso in Seminario, il rientro, poi, a casa da Sacerdoti; l’invio nelle parrocchie, l’ulteriore lontananza ed il ritrovarci, noi, padri e fratelli maggiori di grandi famiglie di famiglie! ». Con grande gioia e spirito di condivizione fraterna, la celebrazione si è poi conclusa con gli auguri di tutti e ciascuno ai tre sacerdoti che hanno festeggiato il loro giubileo sacerdotale.

Tanti volti si sono poggiati sulle spalle dei tre presbiteri, hanno asciugato tante lacrime, tante strade i loro piedi hanno percorso: «Mettendo assieme i nostri tre cammini sacerdotali, ha continuato don Mimmo, possiamo ben dire d’aver abbracciato, quasi per intero, il territorio diocesano. Dalla tirrenica alla ionica, salendo su verso l’Aspromonte! Ed oggi, con gioia, cerchiamo di spendere ogni più fresca e quotidiana energia al servizio delle nostre amate Terre! E a ciascuno di voi, abitanti di quelle Terre e che nei nostri cuori albergate, il nostro più autentico e paterno abbraccio, con fraterna gratitudine». In seguito il parroco di Santa Lucia ha voluto rendere lode a Dio per il dono del sacerdozio: «Forse apparirà scontata la nostra riconoscenza nei confronti di Dio Padre, la nostra gratitudine verso quella sua inestimabile pazienza nei riguardi nostri, il nostro amore relativamente a quell’Amore con cui ci ha pensati, ci ha model-lati, ci ha chiamati, e tutt’oggi ci custodisce. Di certo, non solo non è scontata, ma, voltandoci all’indietro, guardando specialmente ai volti che nella nostra vita sono stati determinanti, questa nostra riconoscenza vero il buon Dio provoca addirittura in noi una indescrivibile emozione: questo nostro essere sacerdoti di Cristo è talmente bello da inebriarci, è talmente appagante da renderci sazi di qualsivoglia altra cosa, è talmente complicato da costringerci a sostare, con gioia, dinanzi al Tabernacolo, chiedendo aiuto, ricevendo coraggio, fiducia, lungimiranza, speranza». Infine, un commosso pensiero a coloro che hanno contribuito alla realizzazione della loro vocazione: «Non possiamo, proprio stasera, non ripensare ai nostri genitori, ai familiari nostri, a tutte quelle persone care che, al momento opportuno, ci sono, magari addirittura senza il bisogno d’esser chiamate! Come non menzionare i momenti del distacco dal focolare, l’ingresso in Seminario, il rientro, poi, a casa da Sacerdoti; l’invio nelle parrocchie, l’ulteriore lontananza ed il ritrovarci, noi, padri e fratelli maggiori di grandi famiglie di famiglie!». Con grande gioia e spirito di condivizione fraterna, la celebrazione si è poi conclusa con gli auguri di tutti e ciascuno ai tre sacerdoti che hanno festeggiato il loro giubileo sacerdotale.