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Dio ha mandato suo Figlio per salvare il mondo

Da che cosa può dipendere e scaturire il senso della gioia? La riposta sposta indubbiamente l’asticella verso la parte negativa della nostra esistenza, fatta di sofferenza, malattia, prove, difficoltà e angustie, che non sono mancate e non mancano nella vita di ciascuno. Ma è nella stessa parola di Dio che troviamo la risposta alla precedente domanda: la vera gioia sta nel fatto che Dio ci ama, come dimostra il fatto che non ha mandato il suo Figlio nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo. “Dio non è arrabbiato con noi”: ecco la bella notizia, ecco il vero “evangelo” che non dovremmo mai dimenticare.
Nel vangelo odierno ci viene raccontano parte del lungo e profondo dialogo tra Gesù e Nicodemo. L’evangelista Giovanni ci presenta la figura di Nicodemo, uno dei farisei, molto probabilmente anch’egli membro del sinedrio, un uomo che era rimasto molto colpito e sicuramente affascinato dalla presenza del nuovo rabbino nel tempio di Gerusalemme. Un grande “saggio” che non esita a cercare Gesù, il vero “sapiente”. Nicodemo è dunque immagine di quanti cercano la verità con giusta umiltà ed equilibrata disponibilità. Ma lo fa di nascosto! Lo fa di notte! Due connotazioni che in un certo senso gettano ombra sulla sua figura, ma nello tesso tempo ci ricordano che Gesù è pronto a dialogare con tutti, a incontrare tutti, anche coloro che per vergogna evitano di farlo apertamente, anche quanti vivono la “notte oscura” del cuore. Chi di noi qualche volta non si è vergognato di lui? Di chi noi non vive momenti di buio, dove la notte sembra non finire mai? Ebbene, soprattutto in questi momenti Dio non nega la sua disponibilità e sensibilità!
Il testo inizia evocando un fatto del Vecchio Testamento, che viene scelto come termine di paragone. Gli Ebrei nel deserto vengono assaliti e morsi da serpenti mortali. Mosè costruisce un serpente di bronzo e lo pone sull’asta del suo bastone. Il testo sacro ci racconta che quanti guardavano ad esso guarivano e dunque restavano in vita. Gesù prende da qui lo spunto per proclamare che anche il Figlio dell’uomo sarà innalzato da terra, facendo riferimento alla sua crocifissione sul legno della croce. Scaturisce da questo annuncio il primo fondamentale impegno della vita cristiana: “tenere fissi gli occhi in Gesù”. Contemplando il crocifisso, troviamo la risposta a tutti i nostri dubbi e quesiti, troviamo la fonte della forza per affrontare tutte le nostre difficoltà, troviamo il senso della pace e della gioia che tutti desideriamo.
Un’altra parola che non possiamo farci sfuggire è quella sul giudizio. Gesù ci ha ricordato che Dio non ha mandato il Figlio per giudicare e condannare il mondo, ma ha inviato e sacrificato il Figlio per amore, affinché tutti possano avere la salvezza per mezzo di lui. Dio è amore e l’amore non giudica. E questo lo porta non a sedere giudice impassibile sulla precaria cattedra della giustizia umana, ma in quanto padre di tutti, ama tutti e sacrifica il Figlio unigenito, il solo giusto, affinché nessuno vada perduto. Accogliere e credere a questa verità è il segreto della vera gioia su questa terra e della felicità eterna nel cielo. Da qui deriva quanto la Chiesa da sempre insegna: che il giudizio non è un libero arbitrio di Dio, quasi un suo capriccio a seconda dell’umore del mattino, ma il giudizio e la sorte eterna li scriviamo noi con la nostra decisione di credere o meno. Il futuro sarà di pianto e tristezza se liberamente rifiutiamo e respingiamo l’amore di Dio; sarà di luce e di gioia senza fine se ci fidiamo e ci affidiamo a lui, da ora e per sempre.