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A 50 anni dalla Nostra Ætate: il dialogo da riscoprire

Il Prof Burigana a Reggio Calabria

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Mercoledì 28 Ottobre 1965 fu quello il giorno – una pietra miliare nella storia interreligiosa. In quel giorno, Papa Paolo VI promulgò la “Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane” del Concilio Vaticano II. Conosciuta comunemente per le parole latine di apertura, Nostra Aetate (“Nel nostro tempo”), questa dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, ha rivoluzionato profondamente le relazioni tra ebrei e cattolici, ha dato un impulso enorme all’impegno interreligioso che già aveva avuto inizio, in altre tradizioni cristiane, e ha ispirato nuove iniziative per il dialogo tra le comunità religiose di tutto il mondo.
Ristabilire una relazione con il mondo ebraico era una priorità: nel 1962, anno di apertura del Concilio, erano trascorsi appena vent’anni dalla terribile persecuzione nazista e l’orrore dell’Olocausto. Il desiderio di una dichiarazione sugli ebrei era già nelle intenzioni di Giovanni XXIII, che nel giugno del 1960 dopo un’udienza concessa al pensatore ebreo Jules Isaac, aveva istituito una Commissione per i rapporti con l’ebraismo.
Il testo rielaborato approdò in aula nel novembre del 1963, dopo una lungo e provvidenziale asse tra Bea e il pontefice, Giovanni XXIII, entrambi persuasi della gravità e dell’urgenza di una posizione della Chiesa sullo sterminio di 6 milioni di ebrei. Oltre a deplorare le persecuzioni e tutte le manifestazioni di antisemitismo, la Nostra Aetate pose le basi di una rinnovata amicizia con il popolo ebraico.
Nell’estate del 1947, 65 ebrei e cristiani provenienti da 19 paesi si incontrarono a Seelisberg, in Svizzera, per formulare un appello alle chiese cristiane sotto forma di 10 punti, allo scopo di rinnovare e riformare la loro comprensione dell’ebraismo e delle relazioni tra ebraismo e cristianesimo. Nel 2009, più di 60 anni dopo, il Consiglio internazionale di cristiani ed ebrei formula un nuovo appello, questa volta alle comunità cristiane ed ebraiche presenti nel mondo. Esso commemora l’anniversario dell’incontro di Seelisberg. L’appello riflette l’esigenza di ridefinire i 10 punti, in coerenza con i progressi avvenuti nel dialogo interreligioso rispetto a quel documento innovativo del 1947. Questo nuovo appello contiene 12 punti, presentati come obiettivi, e rivolti a cristiani ed ebrei e alle comunità ebraiche e cristiane insieme.
Nel percorso della Chiesa italiana il dialogo si manifesterà concretamente con la felice intuizione della CEI che nel 1989, in linea con il quarto paragrafo della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, chiamarono le Chiese locali a vivere una Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo religioso ebraico-cristiano, il 17 gennaio di ogni anno. Data scelta non a caso, ma per ragioni teologiche e simboliche: a ridosso della tradizionale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, con la doppia intenzione di evidenziare la priorità dell’incontro con Israele, radice santa della fede cristiana, su qualsiasi pur apprezzabile sforzo ecumenico, e l’impossibilità che quest’ultimo produca effetti concreti senza un costante invito a porsi alla scuola di Israele.
La Giornata, infatti, è stata istituita al fine di avere un’occasione in più per studiare il legame intrinseco tra chiesa ed ebraismo, poiché «cristiani ed ebrei, pur non identificandosi, non si escludono – ha detto Giovanni Paolo II – né si oppongono, ma sono legati al livello stesso della loro identità».
E per Papa Francesco “non sarà – certamente – un sogno” il dialogo perché nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium si è soffermato ampiamente.
Di tutto questo ci ha parlato il Prof. Riccardo Burigana nei suoi tre interventi: I rapporti tra Ebraismo e Cristianesimo nel corso dei secoli fino alla Shoah; La Nostra Ætate: genesi, struttura e contenuti; I rapporti tra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico dal Concilio Vaticano II ad oggi. Burigana è Direttore del Centro ecumenico san Bernardino di Venezia e docente di Storia ecumenica all’Istituto di Studi ecumenici di Venezia.
La Settimana si è aperta con una riflessione biblica, divisa in due momenti, da parte del prof. Fortuna sul testo di Paolo ai Romani nella sezione così detta degli Ebrei 9-11, dove l’apostolo espone il disegno salvifico di Dio per Israele e per l’intera umanità. Israele è detentore e mediatore di una Promessa: trasformare tutti gli uomini “in te saranno benedette tutte le genti”. Da una attenta lettura che Daniele Fortuna ha fatto possiamo cogliere il tema della lettera: “la potenza del Vangelo per la salvezza e l’azione giustificante per grazia non per meriti di opere”.
Il vivere ebraico appartiene però a un ordine spirituale con una sua logica particolare. Papa Francesco all’incontro ecumenico e interreligioso durante il viaggio apostolico a Sarajevo, ha detto: nel dialogo si riconosce e si sviluppa una comunanza spirituale, che unifica e aiuta a promuovere i valori morali, i grandi valori morali, la giustizia, la libertà e la pace. Il dialogo è una scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto. Questa è stata la riflessione del sottoscritto su “La misericordia nella spiritualità ebraica”. A conclusione della settimana ho cercato sinteticamente di tirare le fila su Passato, presente e futuro delle relazioni ebraico-cristiane tenendo conto anche di quanto emerso al Convegno internazionale che si è tenuto a Roma alla fine dello scorso giugno.
Nel dibattito in assemblea e nei gruppi di lavoro si è approfondito ulteriormente il tema con tanti interventi mirati e qualificati.
Parlare di evoluzione del dialogo ebraico-cristano per noi di Reggio significa tenere ben presente anche il legame antico che unisce storicamente il popolo giudaico alla Città reggina e alla Calabria dove d’estate la Riviera dei Cedri (Santa Maria del Cedro) si riempie di rabbini che vengono a raccogliere il Cedro per la celebrazione della Festa delle Capanne (Sukkoth).
Dunque nei successivi cinquant’anni, anche con esitazioni e indietreggiamenti, cristiani ed ebrei hanno iniziato i loro primi timidi passi, imparando come camminare insieme. 
Enzo Petrolino