{module AddThis} Gesù è spinto nel deserto per affrontare le tentazioni alle quali aveva ceduto il popolo di Israele, in questo modo Cristo porta a compimento quanto il popolo non aveva saputo realizzare nell’esodo: “Lascia partire il mio figlio primogenito perché mi serva” (Es 4,23a). Gesù è colui che apre la strada al servizio diventando servo rispondendo alla chiamata di Dio che lo spinge nello Spirito nel deserto e lo serve attraverso gli angeli.
Ogni strada ha un punto di partenza, quello della Quaresima, indicato dalle letture della parola di Dio, è la benevolenza e la generosità di Dio. Quando il disordine dell’uomo rischia di turbare l’ordine naturale della natura Dio, salvando dalle acque, garantisce la stabilità degli elementi e attraverso questa garanzia dà la possibilità di intraprendere il cammino di restaurazione. Questo disegno è miseramente fallito, ora inizia nell’umanità di Cristo che mettendosi al servizio muore per i nostri peccati per ricondurci a Dio.
Marco in due versetti riesce a darci un racconto completo, con apertura, transizione e risoluzione. Le istanze riunite e la stessa cornice, nel tempo come nello spazio, sono quasi astratte: si è “nel deserto”, “per quaranta giorni”, c’è “lo Spirito che spinge” e “satana che mette alla prova”, ma soprattutto c’è “Gesù che rimane con le bestie e gli angeli”. Perché questo passaggio obbligato nel deserto e questa prova?
Il deserto è un luogo disabitato, nella Bibbia è un tempo di prova, di giudizio, di educazione e di fidanzamento; nella tradizione ebraica è proibito andare in questo posto da soli, si teme che si entri in contatto con le forze del male, si va nel deserto per lottare contro queste forze e assicurare la pace a chi resta nel mondo, per questo motivo l’esperienza di questo luogo separa e unisce, isola da tutti per unire tutti. Marco, rispetto a Matteo e a Luca, ci dice che la prova avviene durante quaranta giorni e non alla fine. Questo periodo ci rimanda ai quaranta giorni del diluvio, a Mosè che per due volte si ritira per quaranta giorni sul monte, a Elia che per raggiungere l’Oreb cammina per quaranta giorni e, infine, alla permanenza per quaranta anni del popolo nel deserto.
In tutti questi riferimenti sembra che tale periodo serva per ricominciare su una nuova base la storia dell’uomo con Dio, da ciascuno di questi periodi ricordati esce un nuovo avvenire, un uomo nuovo, un popolo nuovo, una nuova umanità. Satana è colui che mette ostacoli tra l’uomo e lo scopo che Dio ha prefissato, cerca di distogliere l’uomo dalla volontà di Dio. “E stava con le fiere e gli angeli lo servivano” l’allusione qui è all’esodo e al paradiso terrestre, e queste due realtà vanno lette insieme, l’uomo Gesù non è minacciato dalle bestie e non è dominato dagli angeli, le due realtà unite vogliono indicare il ristabilimento dell’armonia fra l’alto e il basso, l’uomo pacificato ritrova la sua posizione originaria fra l’angelo e l’animale.
Gesù il nuovo Adamo, pienamente figlio di Dio, condotto dallo Spirito, vittorioso sul male vede fare e anticipare quello che gli si propone di intraprendere: il servizio. La tentazione è un appello a una nuova vita! Noi non dobbiamo subire la prova della tentazione ma accogliere il suo appello che ci spinge a seguire una nuova strada aperta da Gesù Cristo per partecipare all’alleanza pasquale in modo rinnovato. Gesù nelle tentazioni vince l’incapacità umana, risponde all’alleanza di Dio e consegna, in Lui, all’uomo la possibilità di rispondere in pienezza a questa comunione.