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Dall’Ucraina a Roma, speranza tra le macerie. Don Taras Zheplinskyi racconta il “suo” Giubileo

In occasione del Giubileo della Comunicazione, don Taras Zheplinskyi, vicedirettore del Dipartimento della comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha portato a Roma la voce di un popolo martoriato dalla guerra.

Don Taras Zheplinskyi: «La Chiesa dà voce a chi soffre»

Tra le 138 nazioni che hanno aderito alle celebrazioni del Giubileo della Comunicazione c’è anche «la martoriata ucraina», rappresentata dal vicedirettore del Dipartimento della comunicazione della Chiesa greco-cattolica, don Taras Zheplinskyi. Il sacerdote di Kiev, dopo aver preso parte al Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce, si è recato in Aula Paolo VI per ascoltare le parole di Papa Francesco. Abbiamo raccolto la sua testimonianza, in questa intervista esclusiva.

«Oggi, passando attraverso la Porta Santa, ho pregato per i giornalisti ucraini – ci racconta don Taras – ho pregato per i colleghi che non solo portano la speranza, ma cercano di raccontarla per tutto il mondo. Loro vanno lì dove l’aggressore cerca di distruggere tutto, poi fanno le riprese, le fotografie e raccontano le storie della speranza che in Ucraina ha un volto concreto. Quando vediamo la distruzione, per esempio, le ferite della gente dopo gli attacchi e un medico cerca di curare le ferite, proprio nel medico noi vediamo il volto concreto della speranza».

Come comunicate in questo tempo e che importanza ha la comunicazione delle vostre diocesi durante questo conflitto?

Per poter comunicare la speranza devi essere un testimone di speranza. Per poter comunicare la verità devi essere un testimone della verità, devi vedere la verità con i tuoi occhi, con la tua stessa presenza. La prima cosa che fa la Chiesa ucraina in questo periodo di guerra è stare accanto al popolo. Poi cerca di essere la voce di questo popolo, poiché l’aggressore ha tentato di togliere la voce agli ucraini.

Cerchiamo di portare la voce del popolo sofferente dell’Ucraina in tutto il mondo: abbiamo diversi mezzi di comunicazione digitali come il sito web, le reti sociali, ma promuoviamo anche incontri.

Anche la vostra pastorale è cambiata a causa del conflitto… 

Si, adesso è prioritario stare accanto alle persone nelle zone più rischiose. Ci sono delle zone molto pericolose, ma anche lì ci sono dei sacerdoti. Proprio al fronte, non lontano dal fronte, ci sono delle parrocchie con il parroco ancora presente. La gente ogni tanto ci dice che, quando si chiede dove sta Dio in tutto questo contesto, poi risponde che, quando vedono un sacerdote, vedono Dio che sta con loro. Quando un sacerdote celebra una messa non lontano dal fronte, allora la gente percepisce la presenza del Signore. Poi diamo tutto l’aiuto umanitario possibile, anche questo è un segno della vicinanza di Dio. Inoltre, le parrocchie diventano uno spazio di resistenza per la gente; dunque, anche la preghiera organizzata dalla Chiesa è uno spazio dove possiamo curare le ferite della guerra.

In questo giubileo quale speranza porti nel cuore per la tua terra?

Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, ha detto che la speranza è collegata alla comunicazione, alla relazione. Io sono venuto qui per rappresentare un popolo martoriato dell’Ucraina, così voi potete vedere me stesso presente qui, venuto dall’Ucraina. Ma anche io voglio portare in Ucraina le relazioni che ho vissuto qui.

Poi, in questo anno giubilare della speranza, voglio invitare i giornalisti a raccontare almeno una storia dell’Ucraina, una storia concreta di un ucraino o di una ucraina. Invito i giornalisti a venire e nel mio paese per poter raccontare la storia dall’Ucraina al mondo: solo così potremo creare relazioni concrete e scrivere pagine di speranza.

Chi è don Taras Zheplinskyi

«Siamo grati a Papa Francesco per il suo appello, che dimostra la sua vicinanza al martirio dell’Ucraina, come ha detto. È veramente un martirio». Si era espresso così don Taras Zheplinskyi, giornalista del Dipartimento dell’informazione della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, commentando l’appello lanciato dal Santo Padre al termine di un’udienza generale. «Per favore – aveva detto il Papa -, non dimentichiamo il popolo martoriato dell’Ucraina in guerra. Non abituiamoci a vivere come se la guerra fosse una cosa lontana».

Che cosa non deve dimenticare l’Europa? «L’Europa – ha risposto il sacerdote raggiunto telefonicamente dal Sir – non ha il diritto di dimenticare che l’Ucraina fa parte della famiglia delle nazioni europee, è parte del corpo dell’Europa. Gli europei non possono dimenticare che per godere della pace e della libertà nelle strade delle loro città più di 100 ucraini ogni giorno pagano con il loro sangue. Guardatevi intorno e cercate di capire quante sono 100 persone: ragazzi e ragazze, uomini e donne, bambini e anziani. Ogni persona – una vita. Rendetevi conto! Ogni giorno, 100 persone, le cui vite vengono tolte dal cosiddetto ‘mondo russo’, che vive nelle menti di Putin e Kirill e nella propaganda che cercano di diffondere nel mondo intero. Per quanto tempo durerà? Non lo sappiamo. Ma dipende anche dai paesi europei. L’Ucraina non è solo una vittima che attende una compassione, gli ucraini sono difensori della pace ai quali bisogna aiutare».

Don Zheplinskyi lavora al Dipartimento dell’informazione della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. Fin dall’inizio del conflitto, ogni giorno il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina registra e diffonde un video-messaggio dove fa sempre il punto della situazione e rilancia notizie sul conflitto e sulle ferite che la guerra sta provocando nella popolazione. Lo staff aggiorna costantemente i suoi siti di informazioni con notizie sempre aggiornate su quanto la Chiesa, in tutte le sue diramazioni dalle parrocchie agli enti di solidarietà, fa per gli sfollati, gli abitanti delle città più martoriate e i più vulnerabili, come donne, bambini, anziani e malati.

«Il più grande aiuto che i giornalisti possono fornire per porre fine alla guerra è cercare conoscere la verità”, dice don Taras, “soprattutto delle cause di guerra della Russia contro l’Ucraina, e testimoniarla, senza lasciarsi influenzare dalla propaganda russa, che influenza, purtroppo, così tante persone oggi. E anche in Europa». 

L’articolo Dall’Ucraina a Roma, speranza tra le macerie. Don Taras Zheplinskyi racconta il “suo” Giubileo proviene da Avvenire di Calabria.