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Dalla ribellione alla fede, il Maestro cambia il cuore

{module AddThis}Secondo il dizionario la ribellione è una reazione conseguente a uno stato di esasperata costrizione capace di tradursi in rivolta armata (contro le forze dell’ordine), in disobbedienza (nei confronti dei genitori), in atteggiamento di protesta. Nel caso della morte la reazione è esistenziale, e visto che non si può mettere in atto nessuna reazione concreta contro di essa, si cambia bersaglio, e l’opposizione si concentra contro Dio. L’atto di ribellione avviene in modo diretto e immediato quando ci siamo fidati di Lui e abbiamo impostato la nostra vita sulla sua sequela. È il caso del profeta Geremia e dell’apostolo Pietro. Il profeta ha dedicato la sua esistenza a Dio, si sente chiamato prima di essere formato nel grembo materno, non si è sposato e ha rinunciato a tutto per annunciare la parola di Dio, quella parola di cui egli stesso ha sperimentato la durezza e l’esigenza. Questa missione l’ha fatto rimanere solo e mentre gli altri lo sbeffeggiano si sente abbandonato anche da Dio, tanto da ripensare al suo rapporto con Dio. Ma proprio, in questo dolore, nella sua parte più profonda scopre che non può rimanere senza Dio, che non può rinunciare a sé stesso e che Dio è scritto dentro le sue ossa e brucia nel suo cuore. Anche per i discepoli e per l’apostolo Pietro arriva questo momento, hanno lasciato tutto, il lavoro di pescatori, la famiglia, per seguire Gesù. Sicuramente lo stare con lui li ha rafforzati, hanno visto quello che si può fare, si possono guarire gli ammalati, scacciare i demoni, hanno gioito nel sentire parlare del regno. Con il maestro tante cose sono diventate possibili, nel momento in cui li ha interrogati il primo degli apostoli ha colto la rivelazione del Padre e l’ha confessato Messia figlio del Dio vivente. Ha scoperto dentro di sé questa capacità, e su questo, Gesù l’ha costituito pietra su cui costruire la sua Chiesa. Sembrava tutto così umanamente bello fino a quando Gesù tira fuori che nella sua missione c’è scritta la morte e la risurrezione. Non si riesce a capire cosa fa scattare la reazione di Pietro, se la paura della morte o l’incomprensione della risurrezione, o forse l’incapacità di cogliere il legame tra le due cose. Ma possiamo dire con certezza che non ha capito che quello che ha rivelato Gesù non è un’eventualità, ma una necessità, non solo per il maestro ma anche per lui. Il paradosso sta tutto nella parola di reazione di Pietro, non capisce che quello che ha detto Gesù è la volontà di Dio e si appella ad un atto di misericordia di quest’ultimo perché ciò non avvenga. In realtà è proprio questo che Pietro non capisce che la morte di Gesù è l’atto di misericordia di Dio, è lì che si rivela la volontà di Dio: «Vai dietro di me Satana! Tu mi sei d’inciampo perché non pensi le cose di Dio, ma quelle degli uomini». Da pietra su cui edificare, Pietro passa ad essere pietra d’inciampo, nel momento in cui non pensa le cose di Dio. La morte e la risurrezione di Gesù sono cose di Dio. Pensare le cose di Dio significa: rinnegare sé stessi, prendere la propria croce, e seguire Gesù. Questo percorso delineato da Gesù è fondamentale per la vita di ogni discepolo ed è direttamente legato alla morte e alla risurrezione di Gesù. Non c’è bisogno di specificare in che cosa consiste prendere la croce, poiché non si tratta di un sacrificio che ha a che fare con le cose umane ma di una risposta totale alle cose di Dio. Passare attraverso la morte e la risurrezione di Gesù è l’unico modo per ribellarsi alla morte con la sicurezza di sovvertirla e vincerla: «Poiché chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita a causa mia la troverà». Salvare la propria vita significa non accettare la morte e risurrezione di Gesù pensando che questo possa diventare un impedimento per conquistare il mondo. È questa la domanda che Gesù rivolge a Pietro e che lascia in sospeso per noi, è una porta che ha aperto ed una strada che dobbiamo percorrere, come conferma con la seconda domanda retorica, «O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?». La risposta sembra scontata, nulla ha il valore della nostra anima, per questo è indispensabile non danneggiarla nella ricerca di cose di uomini ma è indispensabile elevarla nella ricerca delle cose di Dio che si trova nella sequela di Gesù Cristo. La frase finale, «renderà a ciascuno secondo le sue azioni», posta da Gesù alla fine di questo discorso richiede una serie di qualifiche che son state rese con «dietro di me»; «mi segua»; «a causa mia».