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Dalla parte degli orfani

{module AddThis}Figura eclettica quella di don Forno, nato in Brasile il 2 giugno del 1916 da genitori siciliani immigrati, ancora bambino fa ritorno in Sicilia e per gli studi entra nell’istituto San Gregorio a Catania dei padri salesiani. Qui scopre la vocazione sacerdotale e il 9 giugno del 1940 viene ordinato sacerdote a Roma nella basilica del Sacro Cuore. Celebra la sua prima messa nella basilica di Santa Maria Maggiore proprio nella cappella della Madonna Salus Populi Romani. Ritorna in Sicilia e comincia il suo lungo apostolato che lo porterà ad assumere numerosi incarichi di responsabilità pastorale tra le quali quelli di professore di teologia a Messina, assistente regionale delle Acli, coordinatore dell’opera La Spiga, che raccoglieva migliaia di orfani della guerra e provvedeva per loro di ogni aiuto materiale e spirituale. Ma la sua opera più importante e significativa fu la fondazione delle suore di Maria Corredentrice nel luglio del 1955 a Catania. Il cardinale Achille Silvestrini così ricorda la fondazione: «Nella sensibilità di don Forno e delle giovani che lo seguirono, insieme a Maria Salemi, la cofondatrice, si sentì chiamare alla testimonianza di un’offerta radicale di sé per la Chiesa e in particolare per i sacerdoti, in unione con Maria, Madre di dolore sotto la croce del Figlio, questa offerta è gioiosa, positiva, integrale, dono di comunione, partecipazione, solidarietà, condivisione di un valore, che è patrimonio inevitabile dell’umana natura».

A Reggio don Forno giunse nel 1958 assieme alla sua comunità religiosa, accolto allora dall’indimenticato monsignor Giovanni Ferro. L’arcivescovo subito chiese al padre di impegnare le suore in un servizio di carità che allora in diocesi era del tutto mancante, quello dell’accoglienza degli orfani abbandonati e poveri. Erano anni difficili quelli, la sensibilità all’accoglienza dei minori era ancora del tutto assente, non c’erano strutture dove accogliere bambini e minori, ancora non era sorta la Caritas. Don Forno con le sue suore fu precursore delle comunità di accoglienza pensate sul progetto delle case famiglia, non più istituti spersonalizzanti ma piccole comunità dove la dimensione famigliare caratterizzava la vita dei minori e dei giovani. Anche in questo modello educativo padre Forno precorse i tempi di decenni. Sorsero così le case Domus Nazareth e Villa Betania che continuano ancora oggi ad accogliere tanti ragazzi e giovani con un servizio di amore libero e gratuito. L’opera educativa che la comunità religiosa delle suore di don Forno svolge nella nostra diocesi è una perla preziosa, nascosta, che non appare ma per questo è così possente da superare ogni valore.

L’occasione del centenario della nascita di padre Forno ci offre l’occasione di rivolgere la lente di ingrandimento su questa presenza che nella Chiesa reggina è sempre stata silenziosa e mai come oggi abbiamo scoperto che quanto non fa notizia è la vera anima delle cose. La diocesi non finirà mai di ringraziare questa comunità per il servizio umile e competente che le religiose hanno svolto per i nostri vescovi, nonchè il servizio della catechesi nelle parrocchie, nelle scuole, negli oratori. Ma il dono più significativo che padre Forno lascia alla nostra diocesi e alla nostra città, assieme alla fondazione delle sue suore, è certamente la chiesa di Gesù e Maria, prima chiesa dove l’adorazione eucaristica è sorta nella nostra diocesi già nel lontano 1975. Questa chiesa riaperta al culto e destinata all’adorazione eucaristica, fu l’ultimo regalo che monsignor Ferro volle fare al Padre. Don Forno infatti era un apostolo dell’Eucaristia, all’adorazione eucaristica consacrò tanta parte della sua vita e volle educare le sue figlie spirituali a questa santa pratica. Il suo testamento spirituale si conclude con le parole: «Vivas in me, Domine, vivam in Te».

Antonio Cannizzaro