La delegazione della Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova è tornata in città dopo la missione che si è svolta in Grecia dal 13 al 18 ottobre 2024. Il gruppo, guidato dall’arcivescovo Fortunato Morrone, ha visitato la diocesi di Naxos-Tinos, rafforzando i legami nati dal gemellaggio del 2014 tra le comunità reggina e greca.
Di seguito vi proponiamo le testimonianze e le riflessioni di Maria Angela Ambrogio, direttrice della Carita diocesana di Reggio Calabria, don Franceso Megale, vicario episcopale per la carità, don Matteo De Pietro e Tita La Rocca, dell’equipe diocesana della Caritas, e don Antonino Ventura, segretario dell’arcivescovo Morrone.
Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas: «Gemellaggio laboratorio di fede»
Era l’estate del 2014 quando ho incontrato i sogni e i bisogni della Caritas di Tinos, oltre la crisi economica e sociale della Grecia a cui tutti stavano facendo fronte, compresa Caritas Italiana, si avvertiva che proprio in quel momento difficile, attivare un gemellaggio avrebbe prodotto un beneficio.
I gemellaggi favoriti da Caritas Italiana, sono iniziative che mirano a creare legami di solidarietà e cooperazione tra diocesi e nazioni diverse. L’obiettivo principale è quello di favorire la condivisione di esperienze, di risorse e di buone pratiche nel campo della carità e della promozione delle Persona. Da allora abbiamo progettato tante visite per conoscerci meglio, tanta formazione teorico-pratica per approfondire lo stile della Caritas. Dallo spazio relazionale ne è venuta fuori tanta amicizia reciproca. Oggi al posto di un magazzino c’è un bellissimo centro d’ascolto a misura di uomo, dove ogni singolo oggetto è collocato e dunque progettato per fare sentire accolta la persona che chiede aiuto, e non possiamo che andarne orgogliosi nel vedere la targhetta che cita la Caritas di Reggio Calabria, poiché è un risultato a cui i nostri formatori hanno contribuito.
PER APPROFONDIRE: Nuova missione in Grecia per la Caritas reggina
La netta divisione dell’ascolto con l’area della risposta, offre senz’altro opportunità di ridimensionare la risposta immediata con una risposta cucita artigianalmente con la persona. Ed il “Serviam Social Cafè”, ieri in costruzione, oggi è affidato a persone che ne hanno fatto un tipico ristorante isolano, sono un segno del potere creativo della carità. Sono le persone che costruiscono il gemellaggio, che hanno creduto profondamente in questa esperienza di collaborazione che ha permesso di superare le barriere anche geografiche, ed hanno costruito dei progetti che si sono rivelati buoni ed innovativi per quel contesto.
È stata un’esperienza che ha permesso un’apertura da entrambe le parti e che ha incrementato non solo gli strumenti, ma ha arricchito soprattutto il cammino di fede delle nostre due comunità. Ed ancora un rilancio in prospettiva il potersi confrontare sul tema del coinvolgimento dei giovani nell’azione pastorale caritativa e sulla dimensione animativa e pedagogica della Caritas all’interno della Chiesa. In una Chiesa lì che è minoranza e in una Chiesa la nostra che dà per scontato l’essere cristiani.
È stato bello rivedere volontari, responsabili, santuari mariani di cui Tinos è ricca, condividere le visite e guardare al futuro con tanta speranza. È stata bella e significativa, la mattina prima di rientrare a Reggio Calabria, la Celebrazione della Santa Messa nella Cattedrale di Atene, dedicata a San Dionigi. Altrettanto cordiale e proficuo l’incontro privato con il Vescovo di Atene, Mons. Theodore Kodidis, per riconfermare e auspicare insieme altri progetti di reciprocità, in vista di più ampie collaborazioni volte a migliorare ulteriormente l’efficienza e l’efficacia del nostro Gemellaggio.
Don Francesco Megale, Vicario episcopale per la carità e i problemi sociali: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (Att. 20,35)
Il titolo può descrivere perfettamente l’esperienza che l’Equipe della Caritas reggina, guidata dal nostro Arcivescovo Fortunato Morrone, ha vissuto dal 13 al 18 ottobre 2024. Ma andiamo per ordine. Dall’azzurro del mar Egeo emergono le Cicladi, le isole greche come tutti noi ce le immaginiamo: spiagge meravigliose e tipiche casette bianche e blu.
Questo famoso e affascinante arcipelago è costituito da un gruppo di isole di varie dimensioni che si trovano a sudest di Atene. Alcune di loro sono ben note, come Santorini e Mykonos, mentre altre rimangono poco conosciute e meno turistiche ma anch’esse, come Milos e Tinos di una bellezza quasi disarmante.
In questi giorni, insieme al nostro Arcivescovo monsignor Fortunato Morrone, al suo segretario don Antonino Ventura, alla Direttrice della Caritas diocesana Maria Angela Ambrogio, a don Matteo De Pietro, alla dott.ssa Tita La Rocca e al segretario Alfonso Canale abbiamo avuto la gioia di vivere sull’isola di Tinos 4 giorni intensi di amicizia con la piccola comunità cattolica della diocesi di Naxos-Tinos. Per chi ha avuto la fortuna di visitare Tinos, ha potuto constatare che è un’isola a misura d’uomo, con i villaggi dell’entroterra pieni di artigiani e le taverne sull’acqua che servono pesce freschissimo.
Tinos è ancora una delle isole più tranquille delle Cicladi, famosa anche per le spiagge pulite e le calette turchesi, ma anche per le sue originali colombaie in pietra, disseminate fra le colline e i paesini arroccati, simbolo di pace e di una cultura contadina legata alla terra e all’amore per la natura. La sua grande tradizione religiosa è dedicata alla Chiesa di Panagia Evangelistria, che si erge sulla collina della Hora, il capoluogo, meta di pellegrinaggio dei greci ortodossi.
La nostra non è stata una vacanza, ma una piacevole e gioiosa esperienza di fede e di comunione che ci ha permesso di far crescere l’amicizia in Cristo tra le due comunità cattoliche e di rilanciare nuovi programmi per dare continuità a quanto già fatto. Abbiamo vissuto un tempo di ascolto e di condivisione prima di tutto tra noi componenti della delegazione, momenti animati del nostro arcivescovo monsignor Fortunato. La preghiera della Liturgia delle Ore ha scandito il tempo delle nostre giornate. La santa messa quotidiana concelebrata con il vescovo di Tinos monsignor Joseph Prindesis e i parroci di alcune piccole comunità teniote, ha rafforzato le relazioni umane non solo tra gli addetti ai lavori, ma con il popolo santo di Dio che ha partecipato alle liturgie e ai momenti conviviali, da loro stessi generosamente preparati.
Sono stati giorni di incontri con le autorità civili e religiose del luogo, anche con comunità religiose ortodosse. Dalla testimonianza della direttrice di Caritas Hellas la dott.ssa Stella Foscolo, e del direttore della Caritas di Tinos, Antonis Delatois, ho percepito che la fiamma della fede è ancora viva e contagiosa. Infatti, abbiamo toccato con mano la vita di questi fratelli, molto simili a quella degli abitanti delle aree interne calabresi: gente semplice, accogliente, ospitale, generosa, sorridente, legata alle tradizioni culturali e religiose del passato. Ovviamente anche i problemi sono simili: mancanza di lavoro per i giovani, i quali spesso sono costretti ad emigrare. Pochi sacerdoti chiamati a servire più comunità.
Da questa esperienza mi rimangono alcuni sentimenti positivi che condivido. Prima di tutto la bella testimonianza di fede da parte dei vescovi, dei sacerdoti e dai laici impegnati, i quali, nonostante i piccoli numeri, trovano in Cristo la forza di testimoniare con gioia la propria appartenenza alla Chiesa di Roma; in secondo luogo, la vitalità degli abitanti dei piccoli borghi che si manifesta nelle diverse iniziative messe in campo in ambito religioso, culturale e sociale con un’attenzione particolare verso i più vulnerabili; e infine, aver compreso l’importanza di non lasciare mai da sole le piccole comunità religiose che, come questa di Tinos, rischiano di scomparire perché sopraffatte da chi è numericamente, politicamente ed economicamente più forte.
Don Antonino Ventura, Segretario Arcivescovo: «L’amore per il prossimo sia un linguaggio universale»
Sono grato di aver avuto l’opportunità di partecipare alla missione in Grecia insieme alla delegazione guidata dal nostro Arcivescovo. Fin da subito l’esperienza è stata molto più di una semplice visita, anche più di un viaggio per monitorare e valutare i progetti avviati nell’ambito del gemellaggio con Caritas Naxos-Tinos e Caritas Hellas: è stata una vera e propria full immersion ricca di significati e sfumature in un contesto di condivisione e scambio.
Abbiamo visitato comunità parrocchiali e diocesane, centri di ascolto e iniziative di solidarietà, tastando con mano l’impegno della Caritas locale nel sostenere le persone in difficoltà e nel promuovere l’inclusione sociale. Ogni incontro, ogni parola scambiata (nonostante le barriere linguistiche), ogni gesto di accoglienza semplice ma caloroso, ha arricchito il nostro bagaglio spirituale e umano e ci ha fatto instaurare un legame più profondo con i nostri fratelli e sorelle greci, confermandoci che anche da lontano possiamo trovare motivi di unità e progettualità condivisa.
In particolare porto nel cuore il racconto dei volontari della Caritas di Tinos: le loro esperienze di volontariato sono un faro di speranza che può illuminare anche la nostra realtà ecclesiale occidentale. Infatti incontrare le persone coinvolte nei vari progetti, ascoltare le loro storie, comprendere le sfide quotidiane che affronta la chiesa cattolica locale (in netta minoranza e molto più povera rispetto a quella ortodossa) può incoraggiarci a spenderci con più generosità e maggiore passione nel nostro contesto che, pur essendo nettamente più favorevole, talvolta ci vede pigri, timidi e arrendevoli. È stato arricchente verificare ancora una volta come l’amore per il prossimo sia un linguaggio universale e come, nonostante le ristrettezze economiche e le poche risorse disponibili, la carità può fare miracoli tramite gesti umili e semplici, rispondendo concretamente alle fragilità che quotidianamente si manifestano nella società.
In questi giorni di missione abbiamo anche avuto modo di riflettere su come le nostre realtà, pur lontane, possano collaborare in maniera sinergica e interagire alla pari: infatti è stato evidente come entrambe le diocesi si siano già arricchite reciprocamente nell’impegno di questi anni. Siamo ritornati a casa con la rinnovata consapevolezza che la Chiesa di Cristo è molto più grande della piccola porzione che noi vediamo, conosciamo e viviamo: altre realtà ecclesiali vivono il vangelo nella fede cattolica e queste comunità, seppur piccole, possono edificarci con la loro testimonianza. La fraternità tra le diocesi di Reggio Calabria e Tinos si è fatta palpabile, esprimendosi in gesti di accoglienza calorosa e disponibilità: questa collaborazione è una testimonianza tangibile di come possiamo costruire ponti di pace e speranza, attraverso l’impegno comune nel servizio che si traduce in azioni sempre più concrete e significative.
L’augurio che ci siamo fatti vicendevolmente è di continuare a camminare insieme, nonostante le distanze, animati dalla stessa fede e guidati dalla stessa carità che ci spinge incontro al prossimo.
Don Matteo De Pietro, membro equipe Caritas Diocesana: «Isola di Tynos un luogo dove sentirsi è sentirti a casa»
Viaggiare è sempre un modo per conoscere dei luoghi, persone e culture diverse dalle proprie ma è anche un modo per farsi conoscere, ed è con questo spirito che ho affrontato questo viaggio. Non è stato per me il primo viaggio in Grecia e più precisamente nell’isola di Tynos, ma ho colto l’invito con lo stesso entusiasmo della prima volta. In questi anni sono andato in un paio di occasioni, ma la cosa che mi ha sempre colpito è che trovo un paese ed un Chiesa che non vuole rimanere indietro ma attiva tutte le forze per poter donare sempre il meglio, insomma lotta come chi ha il desiderio di non arrendersi mai.
Tinos è un’isola dalle bellezze straordinarie dove ci si trova sospesi tra un mare splendente e gli odori forti delle erbe aromatiche, le facciate delle case con i loro colori bianchi e azzurri lasciano intravvedere un ordine che difficilmente dalle nostre parti siamo abituati a vedere.
La cosa che ho respirato sin dal primo giorno è il “sentirmi accolto” come essere a casa propria, ogni incontro parlava di amicizia, di fraternità, di scambio relazionale naturale, di dono spontaneo. Nell’incontro in modo particolare con le comunità parrocchiali si è sentito forte il desiderio di incontro e di festa per vivere momenti di gioia e di condivisione fraterna.
L’accoglienza reciproca in questi anni ha permesso innanzitutto di ascoltare i bisogni profondi che si sono svelati piano piano e questo ha permesso di crescere nella relazione dove l’altro è diventato sempre più compagno con cui condividere preoccupazione, paure ma anche aspettative, progetti, speranze insomma è stata un’esperienza di fede e di amore in Dio ma anche di condivisione con i fratelli. Ricordo dolorosamente che al tempo della grave crisi economica le strade erano affollate di persone che dormivano sulle panchine o per terra coperte dai giornali ed è di grande sollievo oggi vedere che sono libere e che i poveri sono accolti in luoghi dignitosi che a quel tempo era impensabile immaginare soprattutto per l’escalation rapida della crisi.
Un ultimo pensiero di gratitudine lo rivolgo al Signore per il dono di tutte le persone che mi ha dato la possibilità di incontrare, ogni volto, ogni storia, ogni sguardo, alle cose che ha dato la possibilità di imparare. Un grazie particolare ai miei “compagni” di viaggio, “liberi” dai molteplici impegni che spesso ci lasciano poco spazio nel quotidiano ognuno ha trovato il modo di esprimersi nella libertà e nella semplicità ed è stato bello condividere questo tempo di grazia!
Tita La Rocca, membro equipe Caritas Diocesana: «Essere testimoni del Vangelo»
È stata un’esperienza umana e pastorale indimenticabile, sentirsi parte integrante di una minoranza cattolica non significa accettare una condizione di debolezza ma percorrere con fede, speranza, carità e tanto coraggio la via aperta dal Signore che è quella della Kenosis, perché Dio come afferma San Paolo svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo per salvarci.
È proprio la via della kenosis che liberandoci dall’egoismo, dall’egocentrismo e dal delirio dell’onnipotenza ci permette di instaurare legami di fraterna affettività, condizione a mio avviso indispensabile per poter costruire ponti di solidarietà e di prossimità. Con i fratelli della diocesi Naxos-Tynos mi sono sentita chiesa piccola ma parte del tutto inglobata nell’amore di Dio, una Chiesa che affronta con speranza e fiducia l’inquietudine delle situazioni inattese, una Chiesa che ci dà la forza di essere testimoni del Vangelo, del Dio annunciato da Gesù che sceglie i piccoli e i poveri, che cambia la storia con le gesta semplici degli umili.
Una Chiesa che non perde mai l’entusiasmo del servizio, che non occupa spazi né la vita dell’altro, ma che semina e coltiva la buona novella nel terreno che Dio li affida con un cuore animato dal desiderio di creare comunione fra le differenze umane, culturali e religiose.
L’articolo Da Reggio a Tinos: ponti di solidarietà per la nuova missione della Caritas diocesana in Grecia proviene da Avvenire di Calabria.