{module AddThis}L’Arcivescovo dona alla sua famiglia arcidiocesana una breve, accorata, esortazione sull’urgente e non rinviabile esigenza di conversione, di vita nuova avvinghiata a quell’unica Speranza che mai delude e che, urla paternamente Padre Giuseppe, se noi vogliamo e Le permettiamo di agire con le nostre mani e le nostre menti e i nostri cuori, tutto può! Conclusa l’esortazione, Mons. Morosini si porta ai piedi del Venerato Quadro. S’inginocchia e, con voce ferma e commossa, consacra l’Arcidiocesi Metropolitana e la Città di Reggio Calabria a Maria Santissima, Madre di Consolazione e Misericordia.
Un applauso fragoroso fa da sottofondo alla Salve Regina mentre Padre Giuseppe si sposta al centro del sagrato dell’Eremo: le mani sulla lignea giubilare Porta. Le ante si spalancano. Anche sull’amato e mariano colle reggino ha inizio il tempo della Misericordia.
Dopo il Presule e i preti presenti, tocca all’Avvocata Consolatrice, sulle braccia dei suoi Portatori, attraversare la Porta Santa.
E mentre l’imponente Vara varca la Porta i suoi Portatori, con un cantare melodico e gridato, che sgorga dal cuore dell’amato, intonano versi che fan parte del libro della vita di ogni reggino … fosti palladio e scudo in tempi di gran duolo, quando su questo suolo la sorte ria gravò… Con la preghiera dell’Ave Maria e la Benedizione impartita da Mons. Morosini dall’Altar Maggiore del Santuario termina una … straordinaria processione di rientro del Quadro all’Eremo.
È stato il primo pellegrinaggio del tempo giubilare a Reggio Calabria – Bova!
È stata, forse, la prima volta che l’Arcivescovo non terminava il suo peregrinare a Piazza della Consegna, ai piedi di Via Cardinal Portanova: Padre Giuseppe ha raggiunto, pellegrino tra i pellegrini, il Colle … perché, ha sottolineato, “proprio qui, noi, che dobbiamo essere artifici di Consolazione e Misericordia, vogliamo consacrarci a Maria: ovvero, vogliamo assumerci, dinanzi alla Mamma nostra, l’impegno preciso di rivedere il nostro modo di vivere, con noi, con gli altri, verso il bene comune e la Città!”
In Cattedrale, pochi istanti prima di dare avvio alla processione, l’Arcivescovo aveva guidato il momento di preghiera dedicato ai Portatori della Vara, chiedendo loro d’essere artigiani di preghiera attorno al Quadro: “il nostro popolo vivrà in preghiera la processione se voi riuscirete a creare un clima orante. Aiutiamo i nostri concittadini ad avvertire la presenza di Dio: facciamo si che ciascuno avverta d’essere amato da Dio e a Lui si rivolga. Che Iddio vegli su di noi, su ciò che facciamo: guai ad allontanarci da Lui! I mali che affliggono questi nostri tempi sono frutto di un progressivo allontanamento da Dio, come ad esempio l’instabilità della famiglia, di famiglie che credono di poter far tutto indipendentemente dalla Croce che dà futuro e sicurezze!”.
Il percorso, tranne i primi passi, modificati causa lavori in Piazza Duomo, segue i ritmi storici: le soste, gli urli, le lacrime, le foto, i sorrisi, il desiderio di Portatori e infiltrati di star tutti sotto la Vara…
A Piazza del Popolo la Vara sosta dinanzi al mondo della sofferenza … i Portatori fan di tutto per smaterializzarsi … per far si che ogni fratello segnato dalla sofferenza fisica possa incrociare i propri occhi con quelli della Consolatrice.
Padre Giuseppe stringe tra le mani il microfono, guida la preghiera; quindi, rivolgendosi al popolo in cammino e in preghiera, ricorda: “è da mesi che la Regione, non dà, alle nostre case d’assistenza, i contributi, dovuti per legge. Alziamo la voce, facciamoci sentire! È inutile commuoversi se poi non mettiamo in condizione di agire chi è preposto ad assistere chi soffre! E grazie di cuore a chi, senza percepire da tempo nulla, e rimettendoci del proprio, sta comunque donando assistenza agli ammalati…”.
Perché, in fondo, l’anno straordinario della Misericordia è, come spiegava una bimbetta alla nonna scendendo dal colle dell’Eremo mentre il Quadro si risistemava nella sua abituale dimora, “toglierci le bende dagli occhi e scoprire un Mondo, attorno a noi, che sta camminando al rovescio”.