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Come aiutare l’Ucraina? Ecco le indicazioni della Caritas

Durante l’incontro, per Caritas italiana sono intervenuti don Marco Pagniello, Laura Stopponi, Paolo Beccegato e Oliviero Forti. Ai rappresentanti delle diocesi italiane è stato fatto un invito «alla prossimità con le sorelle e i fratelli ucraini che sono nel nostro Paese» e ad accogliere l’invito del Papa, a rispondere “all’insensatezza della violenza” con “le armi di Dio”, dedicando il 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, alla preghiera e al digiuno per la conversione dei cuori e per invocare il dono della pace.

«In questa fase è importante non disperdere le azioni ma seguire le indicazioni che Caritas Italiana fornirà in base all’evoluzione della situazione». Caritas Italiana, è stato ribadito, «è infatti in costante collegamento con le Caritas in Ucraina, in coordinamento con Caritas Europa e Caritas Internationalis e resta accanto alla popolazione, confermandosi una presenza instancabile nell’emergenza, con una costante attenzione alle persone. Inoltre, a fianco e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti, si adopera per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra».

Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa: l’intera rete delle Caritas diocesane su tutto il territorio nazionale sostiene le azioni necessarie per rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione in sofferenza o in fuga e a contribuire all’accoglienza di quanti arriveranno in Italia. «Siamo chiamati nelle diocesi alla Corresponsabilità del bene e a metterci in costante dialogo e confronto. Siamo di fronte ad una crisi umanitaria complessa (globale-europea-locale) che richiede coordinamento che coinvolge il coordinamento di Caritas Internationalis, Caritas Europa, Caritas di frontiera vicine».

Le due Caritas vicine Caritas Ucraina (Chiesa greco-cattolica) e Caritas Spes Ukraine (Chiesa latina) danno aiuto in tutto il paese e alla frontiera polacca. Offrono generi di prima necessità, trasporto, accoglienza di minori, di donne e bambini, supporto telefonico alle persone perché c’è tanta paura. C’è una situazione di costante evoluzione e i tempi non sono chiari. Si è in contatto con l’Esarcato Ortodosso per azioni da fare insieme.

Spontaneamente, grazie alle presenze degli ucraini in Italia dove già lavorano 250 mila persone, si sono “ricongiunte” alcune famiglie. Lo hanno fatto in maniera autonoma, in pochi casi in pullman. Rispetto all’esodo ci sarà una ridistribuzione di quote che per l’Italia dovrebbe essere il 13% che avranno un Permesso temporaneo e quindi bisognerà adottare la direttiva. Le persone potrebbero anche chiedere la protezione internazionale attraverso le Questure.

Prima dell’accoglienza, l’invito di Caritas è provvedere innanzitutto «all’accoglienza sanitaria, tampone, verifica del Green Pass, e vaccinazione (l’Ucraina è uno dei paesi con meno vaccinati e alcuni vaccini non sono riconosciuti in Italia)».

«Tutti – è stato detto – devono fare una quarantena di cinque giorni. Occorre contattare Prefettura, Comuni, Asp, per grandi numeri occorre attivare degli Hub sanitari ed ospitare in luoghi simili a covid Hotel».

Attraverso il Ministero dell’Interno ci sarà un Decreto Legge, che aumenterà i posti nei Cas (10.000 posti) e nei Sai (3000 posti), ci saranno bandi e convenzioni.
Per quanto riguardo l’accoglienza diocesana, «sempre rispettando le note tecniche mediche e di comunicazione agli Enti preposti, oltre a dare un tetto e del cibo, assicurarsi che ci sia una presa in carico delle persone/famiglie (fare sentire a casa le persone) fare in modo che si senta la vicinanza della comunità come valore aggiunto».

Non saranno attivati Corridoi umanitari, perché questi «sono strumenti per chi non può attraversare i confini, le persone Ucraine possono lasciare il loro paese in Esenzione di visto (basta arrivare ad un pullman e prenderlo)».
Per l’Accoglienza dei Minori non accompagnati occorre attivare congiuntamente: Comuni, Tribunale dei Minorenni e Prefettura

Per Caritas Italiana in loco – attraverso Caritas Ucraina, Polonia, Moldava e Romania – ci sono persone responsabili che seguono le situazioni Ucraine dal 2014, e sono nei posti di frontiera: perché non aiutare loro e tramite loro? Perché non dare loro i fondi e fare in modo che loro procurino quello che è necessario senza disperdere le risorse delle varie diocesi dell’Italia?
«Per esperienza sappiamo che è complicato seguire i protocolli. C’è un viaggio con dei costi considerevoli. Ci sono dei controlli alle dogane e non sempre tutto quello che inviamo può arrivare a destinazione. Siamo responsabili di ciò che c’è nei pacchi».

Pregare per la Pace, sempre e il 2 Marzo in particolare. È l’altro invito di Caritas. «Stare vicino alle persone che sono nell’angoscia qui, per un figlio, un marito una famiglia che è sotto le bombe». Inoltre è necessario, «accogliere in maniera corretta le persone che arrivano qui, seguendo le indicazioni (sanitarie e amministrative anche se non vogliamo convenzioni e soldi dallo Stato). Mappare le risorse che abbiamo in diocesi per l’accoglienza, prevedendo un accompagnamento al progetto di vita delle persone in maniera inclusiva nelle comunità».