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Cinquanta giorni dopo la Pasqua, sette settimane vissute come un solo giorno di festa

Il tempo pasquale è quel periodo che va dalla Pasqua alla Pentecoste. È un’educazione alla consapevolezza che siamo rinati come “conrisorti”. Condensa i fatti che, riattualizzati nella vita del cristiano, muovono il passaggio dall’incontro con il Cristo risorto alla “nascita” della Chiesa. È un tempo durante il quale si intrecciano quattro traiettorie teologiche: la cristologica, la pneumatologica, l’ecclesialesacramentale, l’escatologica. Sono traiettorie che ci riguardano!

Queste trovano prima espressione nella Liturgia che – ben altro da vuoti ritualismi e muti segni irrompe nel tempo come azione di un popolo che ha incontrato, vuole celebrare, si riconosce in Cristo risorto e lo vuole annunciare.

Il cristiano – uomini e donne sempre in cammino – vive uno spazio ormai definitivamente cristicoecclesiale, vive in un tempo già dentro la resurrezione e proteso al fine incipiente del giudizio di amore su quanto accade. La dimensione cristologica è focalizzata sull’incontro con Cristo risorto che ridisegna una nuova via verso il cielo, utile a vivere già il paradiso in terra. Il Maestro si presenta ai suoi apostoli con i segni della passione e la luce delle ferite.

Consegna ai “suoi” l’unica vera ragione dell’essere comunità rinnovata: l’annuncio della buona notizia! Cristo porta pace a chi vive serrato dietro la porta delle sue paure e, ancora una volta, si fida di tutti coloro che diranno il proprio «sì». La dimensione pneumatologica ci immette nella relazione con lo Spirito donato quale garanzia di continuità della prossimità e degli insegnamenti del Maestro. È la relazione per la quale discernere i segni della presenza, della azione e dell’agire secondo la parola, la volontà, il cuore del Risorto. Non siamo rimasti soli!

L’alito di Dio, che aleggiava sulle acque primordiali, riporta armonia e incide profondamente in quanti si fidano di Lui. La dimensione ecclesiale-sacramentale – un unico cuore nelle sue due parti – è riconoscersi “convocati” per la lode per un nostro perpetuo rinnovarci attraverso l’azione dei sacramenti nel mistero fatto carne crocifissa e risorta; nella misericordia consegnata agli impauriti; nel mandato; della unzione. È essere chiesa, corpo mistico del Cristo risorto- perché la grazia dei sacramenti raggiunga tutti i popoli.

A noi Chiesa è affidato l’unico messaggio: «Cristo è risorto», tutto il resto è funzionale a ciò oppure inutile. Tutto il resto è un segno che non può oscurare la verità del grande, semplice, esistenziale unico annuncio: «Cristo è risorto». La dimensione escatologia, infine, è la tensione verso l’incontro definitivo. È la ragione attraente per la quale, morendo per la morte della vanità e dell’orgoglio, rinasciamo in un tempo nuovo, ci muoviamo verso un’attesa, un incontro con Colui che ritorna a noi. Il senso del tempo, nell’eschatos, si riconfigura, ancora una volta, come tensione, movimento non verso il nulla o verso la morte, ma verso un destino di compimento, per il quale, in armonia con l’universo, anche noi potremo dire: «tutto è compiuto».

In sintesi il tempo pasquale è una buona occasione per chiedersi: Ho incontrato il Cristo risorto ed in Lui sono risorto? Cerco “le cose del cielo”- sebbene impastate con quelle della terra- con uno sguardo rinnovato dalla luce della Pasqua, con la vista nuova di chi, aperti gli occhi nel buio, ha visto la Luce?

Vivo la relazione con lo Spirito che rinnova tutte le cose e mi costituisce contemporaneo all’Eterno? Nelle mie scelte e nelle mie parole dò corpo all’afflato di Dio? Vivo la dimensione ecclesiale e in questa comunità di fratelli collaboro all’unico autentico mandato: annunciare in parola e fatti che «la vita ha vinto la morte»… Quale grande forza, quale speranza piena, quale alimento di senso in tutto questo! Vivo la traiettoria dell’eskatos? Di una vita che si muove verso un destino di compimento e che non è già piena, che non è la corsa al soddisfare bisogni, la presunta sicurezza in sicurezze fallaci, in cose, in ruoli, in relazioni fugaci?

Il tempo pasquale è una buona occasione per tutto questo, non solo per un esame di coscienza che centri tutto e ancora una volta su di noi. È l’occasione, certo, per una rilettura della nostra vita, ma ancor più per una svolta, per una rinascita, per il continuo ricominciare, per il determinato rinascere che, per l’azione dello Spirito, ci ristabilisce nella relazione con il Risorto e per la grazia dei sacramenti, confermandoci come popolo in cammino, ci dà il senso, l’orientamento di una vita in pace, perché verso un destino di compimento. In tutto ciò una buona guida potrebbe essere il libro degli Atti degli apostoli e un buon proposito quello di leggerlo.

Valerio Chiovaro, biblista