Cerca
Close this search box.

Chiamati nella sua vigna, per amore non per merito

Un annuncio il suo che prova immediatamente ammirazione e stupore negli ascoltatori. Il suo modo di parlare, per stile e contenuto, è davvero eccezionale per di più che esso sarà accompagnato da segni e miracoli mai visti prima. Non parliamo poi delle sue origini, molto modeste e discutibili, racchiuse in una definizione davvero riduttiva, “il falegname”, con tutto quello che il titolo esprimeva in rilevanza sociale e sicurezza economica. Stiamo parlando, come diremmo oggi, non di un laureato, un professionista, un manager, o se volgiamo nel gergo ecclesiastico, di un vescovo, un cardinale, un monsignore, e neanche di un biblista, uno studioso, un teologo, ma semplicemente di un lavoratore, un artigiano, che a male appena sa inchiodare due tavole e piallare qualche asse, e che, se tutto va bene, riesce, con il suo precario stipendio, ad arrivare a fine mese. Eppure è davvero un prodigio di sapienza e di scienza! Per chi ha studiato un po’ di ecclesiologia, non può non collegare questo atteggiamento verso Gesù, di scandalo, rifiuto e disprezzo, fino alla persecuzione, anche nei confronti della Chiesa. Come mai? La riposta è semplice. Come in Gesù non è stata mai riconosciuta ed accettata, in particolare dagli ebrei, la sua natura divina, nonostante i segni e i prodigi compiuti, poiché conosciuto troppo bene sotto l’aspetto umano, che li portava domandarsi: “non è il figlio di Maria? I suoi fratelli e le sue sorelle non stanno qui da noi?”, allo stesso modo non si accetta come nella Chiesa, possono coesistere due elementi totalmente diversi e quasi opposti, il suo carattere spirituale, invisibile, che la porta ad essere indubbiamente la realtà più grande e efficiente in moltissimi campi, non ultimo quello della cultura, dell’educazione e specialmente quello della solidarietà, ma nello stesso tempo riconosciuta e etichettata come troppo debole, fragile, a volte scandalosa, in quanto anche lei, nei suoi membri, non esente da peccati e cadute . Quanta gente anche oggi esprime per la Chiesa stupore, compiacimento e ammirazione, ma poi rimane fuori, non partecipa e non vi entra a far parte, preferendo essere “cristiani a metà”. E quanti per portare un semplice esempio esprimono il loro stupore e ammirazione con frasi del tipo: quanto è bravo questo papa, Francesco, quanto ci piace questo nuovo vescovo, e a chi dei preti, anche quelli più modesti, non è stato detto: grazie padre, che bella omelia, che belle parole, mi hanno toccato davvero il cuore? E poi? Usciti di chiesa, si ritorna come prima, incapaci di fare la cosa più semplice, anche essenziale per la nostra vita spirituale, il salto della fede. Non si riesce proprio a passare dal superficiole stupore e dalla sterile ammirazione a una fede vera, concreta e vissuta.
Il vangelo di oggi si conclude con una frase ormai proverbiale, anche nella sua formula latina: “Nemo profeta in patria!”. È l’amara costatazione di Gesù che paralizza quasi completamente il suo potere taumaturgico e il suo slancio profetico. Delusione e amarezza che comunque non scoraggiano la sua missione, tant’è che se ne andrà nei villaggi d’intorno a predicare. Lo stesso scoraggiamento e delusione può colpire anche quanti oggi scelgono di seguire Gesù e di collaborare con Lui nell’edificazione del suo Regno. Non dimentichiamo comunque che Gesù ci aveva avvisato, che insieme al centuplo quaggiù e all’eternità nell’altra vita, ci sarebbero arrivate prima o poi le persecuzioni, espresse da mille e mille incomprensioni, fallimenti, rifiuti e sofferenze. La conclusione allora è chiara per tutti, non dobbiamo mai scoraggiarci, né desistere dagli impegni presi davanti a Dio, che “per amore e non per merito” (F. Morrone) ci ha chiamati a lavorare nella sua vigna. Chiediamo a Lui la forza, l’entusiasmo e l’audacia necessaria per un annuncio credibile e per questo fecondo. Facciamolo magari ripartendo come Gesù dai villaggi d’intorno, ossia dalla nostre periferie, dove tanta fame e sete di Dio sono indubbiamente presenti, e facciamolo volentieri, con tutto il cuore, certi che il Signore non ci abbandonerà mai, anzi ci darà tutto il necessario per estendere il suo regno di amore, di giustizia e di pace.