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Centro Scalabrini di Reggio Calabria, il report 2022: donne ancora penalizzate

Chi nel 2022 si è rivolto al Centro di ascolto diocesano “Scalabrini” di Reggio Calabria lo ha fatto, in particolare, per far fronte a bisogni primari. Per chiedere generi alimentari o beni di consumo, così come – nel caso di famiglie in difficoltà – articoli per l’infanzia. Ma anche per ricevere assistenza o ottenere informazioni in ambito legale-amministrativo.

Non solo stranieri di passaggio o domiciliati a Reggio Calabria, il numero di italiani che chiedono aiuto continua a rimanere ancora alto. È uno degli aspetti che emerge dal consueto rapporto annuale del centro d’ascolto che opera presso la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino.

In particolare, il 2022, grazie al progressivo allentamento delle restrizioni imposte dalla pandemia, è stato l’anno della ripresa a pieno regime dei servizi “storici” offerti dall’importante presidio di carità che si ispira al carisma del Beato Giovanni Battista Scalabrini. Un impegno, tuttavia, a 360 gradi mosso dalla solidarietà e dalla cura per il prossimo che non si è mai arrestato anche durante l’emergenza Covid-19.

Entrando nel cuore del rapporto e spulciando i numeri, emerge che durante tutto il 2022, il Centro ha registrato 3193 passaggi, con una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente (3278). In tutto 44 le nazionalità accolte. Ciò che emerge, però, è un considerevole scostamento di genere tra le persone assistite. Già nel 2021 la presenza femminile aveva raggiunto il 56,1% contro il 43,9% di quella maschile. Una percentuale aumentata nel 2022. Nell’ultimo anno a chiedere aiuto è stato il 66,3% di donne (2118) contro il 33,7% di uomini (1075).

Altro dato rilevante è legato all’ulteriore incremento dei flussi migratori dai Paesi dell’Est Europa, già registrato lo scorso anno, ancor prima del conflitto in Ucraina. Una tendenza che nel 2022 ha trovato ulteriore conferma. Si tratta, riferisce il rapporto, di «giovani donne, mamme e nonne in età lavorativa, in genere sole o accompagnate da altre donne con cui hanno rapporti di parentela o amicizia. Giungono nel territorio reggino, per la cura di anziani a domicilio o per i lavori domestici.

Ma si sospetta, anche per qualche attività sommersa nell’illegalità, nascosta e invisibile ». Ecco, allora, che si comprende l’alto numero di registrazioni, prime nell’elenco, dalla Georgia (32,6%), che hanno superato quelle del Marocco (22,6%), che in passato occupavano sempre il primo posto.

Tenendo in conto che il Centro “Scalabrini” ha sede nei locali di una parrocchia, situata nel centro storico della città di Reggio Calabria, non sorprende, infine, che il terzo posto continui ad essere occupato da cittadini italiani, senza variazioni di rilievo rispetto al 2021 (12,5%). Un dato aggravato, negli ultimi anni, dalla crisi causata dal Covid che ha accentuato le nuove povertà tra i connazionali e che continua ad avere strascichi.

Nell’arco del 2022, presso il Centro “Scalabrini” di Reggio Calabria sono state accolte persone di 44 nazionalità. Dopo Georgia, Marocco e Italia, il Paese maggiormente rappresentato è stato l’Ucraina (6,5%), sebbene le conseguenze del conflitto facessero presagire un afflusso anche più ampio per le richieste di aiuti, comunque giunti anche da altre fonti.

Il Centro “Scalabrini”, poi, ha assistito persone provenienti dall’India (4,8%), dalla Romania (2,9%), dal Bangladesh (2,5%), dalla Polonia (2,1%), dal Senegal (2,1%), dalla Repubblica Dominicana (1,6%), dalla Moldavia (1,6%), dalla Macedonia (1,3%), 4 dalla Nigeria (0,9%), dal Pakistan (0,9%), dalle Filippine e dalla Tunisia (0,7%).

Percentuali minori si sono registrate dalla Turchia, dalla Somalia, dalla Siria, dalla Federazione Russa, dal Mali, dalla Colombia e dall’Algeria. Infine, vi sono state presenze anche da Afghanistan, Albania, Argentina, Bolivia, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Costa d’Avorio, Ecuador, Egitto, Germania, Libano, Libia, Mauritius, Montenegro, Nuova Guinea, Serbia, Seychelles, Sierra Leone, Sri Lanka e Venezuela.