La solennità è quella delle grandi occasioni, con la presentazione ufficiale dei giovani catecumeni alla presenza del vescovo, che agisce in nome della Chiesa convalidando l’ammissione degli eletti, ma l’atmosfera è quella della comunità dei fedeli che accoglie i giovani candidati insieme ai loro padrini ed ai catechisti che li hanno seguiti e guidati in questa prima parte del loro cammino di fede. Questo rito rappresenta il punto centrale di un percorso di conversione interiore che trova qui la sua prima manifestazione formale: per i catecumeni è il punto di arrivo dell’iniziazione alla fede cristiana ed insieme il punto di partenza di un itinerario di approfondimento e verifica cui sono chiamati nel tempo quaresimale per essere pronti a ricevere i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucarestia nella prossima Veglia Pasquale.
Fatima, Esmeralda Maria, James William, Manuel, Jessika, Gabriele, hanno scelto consapevolmente e liberamente di far entrare Cristo nella propria vita, aderendo alla fede cristiana non per abbracciare una religione o per obbedire ad una legge, ma per dare alla vita un’senso ed un orientamento nuovi. Una scelta che li impegna fin d’ora a vivere secondo lo stile del Vangelo, che deve essere autentica e senza secondi fini. Una scelta, in definitiva, non facile in una società sempre più “scristianizzata”. Questo l’arcivescovo Morosini ha voluto ricordarlo durante l’omelia, rivolgendosi ai giovani catecumeni ma anche a tutti i fedeli presenti, all’inizio di un cammino quaresimale che impegna sia gli uni che gli altri in un profondo rinnovamento: “Voi catecumeni siete qui per chiedere il battesimo perché volete orientare la vostra vita alla fede, volete darle un’impronta di fede. Noi iniziamo questa quaresima perché vogliamo dare alla nostra vita una impronta di fede. Come fare? Guardiamo al Vangelo dove Gesù all’inizio della sua missione si interroga e poi nel deserto prega, riflette, digiuna”. Proprio la liturgia della prima domenica di Quaresima, precisa l’arcivescovo, “ci prospetta il perché noi ci raccogliamo per vivere questo tempo liturgico”, ed indica la strada da seguire, che è “la strada della croce”. Esattamente all’opposto di chi vuole impostare la propria vita pretendendo di fare a meno di Dio, cedendo alla tentazione del potere, della ricchezza, dell’autorità, alla ricerca della felicità. “La tentazione dell’uomo è stata ed è e sarà sempre la stessa: la felicità ce la costruiamo a prescindere dalla legge di Dio”. Un’illusione che sta dominando ormai la società, allontanando l’uomo da Dio e la fede dalla vita. “E quanto più si sta rompendo l’equilibrio di fede attorno a noi, ci accorgiamo di quanto più male c’è, e più c’è questo male più l’uomo, invece di riconoscere il bisogno di tornare a Dio, si incaponisce, e precipita, creando le situazioni per precipitare ancora. Voglio augurare a tutti noi di compiere il nostro cammino quaresimale quest’anno veramente all’insegna della ricerca di che cosa la fede ci chiede. Questo è il cammino che dobbiamo fare, verificare dinanzi ai grandi temi che oggi la società ci presenta come siamo schierati: dalla parte della chiesa e della Bibbia o dalla parte della cultura dominante?” Non si può essere cristiani o volerlo diventare in una posizione di comodo, scendendo a patti con visioni della vita che sono antitetiche alla morale cristiana o che non declinano la fede nella logica del servizio e del perdono.
Al termine dell’omelia, i giovani vengono chiamati per nome dal sacerdote responsabile della loro iniziazione, padre Domenico Colossi, e, si avvicinano all’arcivescovo accompagnati dal proprio padrino o madrina, per manifestare la propria intenzione di essere ammessi ai sacramenti. Sono visibilmente emozionati mentre scrivono i loro nomi sul registro ufficiale e quando l’arcivescovo stende le mani sopra di loro per la preghiera finale di congedo, prima della celebrazione dell’Eucarestia, alla quale ancora non possono partecipare: “avete iniziato insieme con noi l’itinerario quaresimale; Cristo sarà per voi via, verità e vita”. E’ l’augurio che accompagna l’ultimo tratto del loro cammino verso la notte di Pasqua.
Antonia Cogliandro