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Caritas, i giovani del Servizio civile si mettono in gioco per dar voce agli “invisibili”

Quest’anno, dopo un inaspettato stop dovuto all’emergenza Covid, riprendono le giornate formative per i 34 ragazzi calabresi selezionati in nove Caritas Diocesane (Cassano All’Ionio, Cosenza-Bisignano, Crotone-Santa Severina, Lamezia Terme, Locri-Gerace, Oppido-Palmi, Reggio Calabria-Bova, Rossano-Cariati, San Marco Argentano-Scalea per il servizio civile universale 2023. Dal 13 al 16 di giugno, le nove diocesi della Calabria aderenti all’iniziativa, sono state ospitate a Cetraro (CS), presso la “Colonia San Benedetto”, per la formazione di inizio servizio.

I formatori che hanno accompagnato i giovani, hanno innanzitutto fatto chiarezza riguardo i diritti e doveri presenti nel patto formativo e hanno dato il via ad attività, di gruppo ed individuali, al fine di conoscere ed interiorizzare al meglio il metodo Caritas. Ascoltare, osservare, discernere per animare: questi i punti cardine per una corretta azione nei luoghi di Servizio, in cui si è a contatto con persone che vivono situazioni di disagio fisico, psicologico o economico.

Non è sufficiente la mera azione materiale, ovvero la donazione di vestiti e cibo al fine di soddisfare richieste che immaginiamo possano bussare alle nostre porte. È importante interagire con le persone bisognose, ascoltare quali siano le loro vere richieste di intervento, riuscire a farle sentire parte della comunità, fargli capire che non sono sole, rendere i Centri Caritas dei porti sicuri per quelle persone che, col tempo, sono diventate invisibili agli occhi della società e hanno rinunciato alla rivendicazione della propria identità. Era proprio questo l’obiettivo di Paolo VI quando, nel 1971, decise di sciogliere la POA (Pontificia Opera Assistenza) per dare vita ad un nuovo organismo pastorale che avesse prevalente funzione pedagogica, la Caritas Italiana.

Il pontefice si era reso conto che gli interventi messi in atto dalla POA non erano sufficienti per garantire una compattezza sociale, soprattutto dopo periodi di forti crisi ed emergenze, la popolazione veniva colpita al punto da disgregarsi e le persone danneggiate si “lasciavano andare”, ritiravano i pacchi di viveri e puntavano alla sopravvivenza.

Ad oggi, lo scopo di Caritas è quello di garantire alla gente più in difficoltà un sostegno un punto di riferimento, ma soprattutto quello di educarli al fine di riprendere in mano la propria vita, poter Vivere.

Durante le giornate formative, ai ragazzi è anche stata spiegata l’importanza della privacy, quanto il loro servizio nei confronti dei bisognosi debba essere tutelato e confidenziale, ed in generale quanto sia importante ai giorni nostri proteggere i nostri dati sensibili, soprattutto tramite condivisioni social. Sono stati quattro giorni intensi, in cui non vi è stata una semplice trasmissione di informazioni, ma una formazione a 360 gradi, che ha incluso in sè l’aspetto umano.

Ad oggi, lo scopo di Caritas è quello di garantire alla gente più in difficoltà un sostegno un punto di riferimento, ma soprattutto quello di educarli al fine di riprendere in mano la propria vita, poter Vivere.

Durante le giornate formative, ai ragazzi è anche stata spiegata l’importanza della privacy, quanto il loro servizio nei confronti dei bisognosi debba essere tutelato e confidenziale, ed in generale quanto sia importante ai giorni nostri proteggere i nostri dati sensibili, soprattutto tramite condivisioni social. Sono stati quattro giorni intensi, in cui non vi è stata una semplice trasmissione di informazioni, ma una formazione a 360 gradi, che ha incluso in sè l’aspetto umano.

I ragazzi in servizio hanno avuto la possibilità di mettersi in discussione, condividere esperienze di vita, aspettative ed ambizioni, spigoli delle loro personalità e anche i loro punti deboli. Non sono certo mancati i momenti di risate e divertimento, in linea con l’idea di gioia e amore per la vita proposti dai progetti.

Al termine dell’esperienza residenziale a Cetraro, dunque, ogni giovane porta con sé un nuovo bagaglio colmo di: nuove consapevolezze personali e sulla gestione del servizio nelle varie sedi; una visione fresca e gioiosa di fraternità che ha permesso di consolidare legami, fare nuove amicizie e sentirsi parte importante di questo viaggio. È stato come essere colpiti da una scossa, che dopo un momento di confusione iniziale, ha pervaso tutti di un qui ed ora di senso.

Sono tante le cose che ancora dovranno essere apprese dai giovani calabresi, tante le cose da sperimentare e vivere, ma una cosa è certa: possiamo farcela camminando assieme.

I giovani in Servizio Civile presso la Caritas Diocesana di Reggio Calabria