Si è tenuta ieri, 12 gennaio, la terza lectio di padre Sergio Sala inserita nel cammino sinodale della Chiesa reggina. Il padre gesuita è tornato sugli Atti degli Apostoli, testo biblico che guida i passi della diocesi lungo nel “camminare insieme” richiesto da papa Francesco. In particolare, l’episodio analizzato è stato la sostituzione di Giuda.
Padre Sala – nell’introdurre il tema ai fedeli presenti in Cattedrale e collegati in streaming – ribalta la visuale. Non la sostituzione di Giuda, bensì l’elezione di Mattia. All’inizio della lectio, il gesuita non ha fornito, da subito, una risposta precompilata e ha posto un dubbio all’uditorio: «È stata una scelta davvero sinodale?». L’ingresso di Mattia nei Dodici è frutto del “camminare insieme” oppure è un’iniziativa di Simon Pietro o dello stesso Gesù?
D’altronde gli Apostoli erano «persone diversissime e piene di difetti. Solo Cristo poteva tenere assieme un gruppo così eterogeneo», spiega padre Sala. «La prima comunità – ha sottolineato il gesuita – si ritrovava unita nella preghiera, non tanto nelle idee così diverse tra loro o nelle imprese apostoliche. Innumerevoli potevano essere i motivi di rancore, i sospetti gli uni sugli altri, ancor più a seguito di quello che era accaduto durante la Pasqua di Gesù. Solo pregando assieme ed annunciando che il Signore era risorto trovavano unità, o meglio sinodalità».
La preghiera, quindi, “vaccino” – per usare un termine tristemente in voga – per la sinodalità.
Padre Sala, poi, si è soffermato sulla presenza delle donne nella vita ecclesiale. Una circostanza già riferita dagli albori delle comunità cristiane. «Oggigiorno sentiamo continue affermazioni di stima per il ruolo della donna nella società e nella Chiesa, ma non ci possiamo nascondere come la voce delle donne all’interno delle nostre comunità sia inversamente proporzionale alla loro presenza» afferma Sala.
«Esse costituiscono la stragrande maggioranza delle persone che partecipano in Chiesa, ma sono poche le donne che ricoprono incarichi importanti. Non c’è il rischio – si è interrogato il gesuita – che anche al Sinodo se ne parli molto bene, ma che non ci siano sostanziali cambiamenti?».
«L’autore degli Atti – ha analizzato padre Sala nella sua lectio in Cattedrale – sembra giocare su una contrapposizione. Giuseppe ha tre nomi che lo qualificano (Bar-sabba, figlio del sabato), considerato giusto e particolarmente in vista. L’altro candidato è Mattia di cui conosciamo solo il nome (dono di Dio). Sembra quindi che si pensasse fosse eletto Giuseppe e che si fosse aggiunto un outsider senza reali possibilità. Tuttavia viene scelto Mattia, il che ci ricorda che Dio preferisce gli scartati»
Per rispondere alla domanda posta a inizio riflessione, «la scelta di Mattia è davvero sinodale?», padre Sala afferma che «questo è il primo ma anche l’unico episodio in cui i discepoli delegano la scelta al Signore; in seguito la comunità saprà prendere le proprie decisioni, e come! Ma questo non toglie che ogni vera scelta cristiana dipenda da una collaborazione tra l’uomo e Dio. Ogni vero discernimento prevede che l’uomo, meglio ancora la comunità, ci metta tutta la propria buona volontà, valuti i pro e i contro, infine decida in piena libertà». «Forse si tratterà di cambiamenti talmente grossi – ha concluso il padre gesuita – che non basterà un Sinodo, ma sarà necessario un Concilio. Può essere, ma in ogni caso questo Sinodo deve servire a preparare la strada».