Le meditazioni sono tenute da alcuni testimoni scelti dall’arcivescovo tra diaconi, consacrati, laici e sacerdoti come don Stefano Ripepi che ha tenuto la lectio nella parrocchia di Santa Maria regina della Pace a San Leo di Pellaro. Due i temi al centro della riflessione di don Ripepi: accoglienza e corresponsabilità. «Accoglienza – ha spiegato all’Avvenire di Calabria il presbitero – intesa guardando in particolare all’Eucarestia come spazio in cui si accoglie Cristo per accogliere l’altro, ma anche come responsabilità sia verso le persone che sono all’interno delle nostre comunità e che quindi che devono accogliersi reciprocamente, ma anche nei confronti di chi proviene dall’esterno».
Di temi correlati ha parlato anche monsignor Salvatore Santoro nella parrocchia di Santa Lucia dove si teneva l’incontro per la zona pastorale di Reggio Nord. «Il Sinodo – ha raccontato il parroco del Sacro Cuore – ci fa riscoprire la bellezza dell’essere Chiesa in cammino e di aprire “cantieri”. Stiamo vivendo il cantiere della casa e dell’ospitalità dopo aver vissuto quello del villaggio e della strada. Questo significa che adesso dobbiamo misurarci sulla capacità di ascolto, che è la chiave identificatrice della Chiesa, che include e fa sentire “di casa” tutti coloro che vogliono incontrare Gesù. Questa è la sfida: costruire nella corresponsabilità una comunità che è casa per tutti».
Tutti pronti ad essere ministri, ciascuno con il proprio ruolo e secondo i propri carismi, come ha sottolineato il vicario zonale di Gallico- Catona-Aspromonte don Nino Iannò: «Ce la stiamo mettendo tutta – ha assicurato il sacerdote – la nostra zona è parecchio eterogenea: abbiamo comunità di montagna, altre in riva al mare, ciascuna con esigenze e carismi particolari. Per questo facciamo Sinodo anche andando in un certo senso al di là della proposta: vivendo la sinodalità in maniera comunitaria, ciascuno secondo le inclinazioni e le ricchezze della propria parrocchia».
Un insegnamento, quello della corresponsabilità, che è stato al centro della partecipata lectio che Claudio Meliadò ha tenuto nell’auditorium della parrocchia di Santa Maria del Loreto, imperniata sul passo evangelico del paralitico presentato a Gesù dai 4 amici: «Gli amici del paralitico – ha spiegato Meliadò – trovano una strada nuova, eliminando ciò che impediva di entrare a contatto con Gesù, questo ci ha aiutato anche a vedere quelle che sono le sovrastrutture, quello che ostacola l’incontro con Cristo all’interno delle nostre comunità ecclesiali. È una riflessione che può aiutarci molto: per una vera Chiesa in uscita si deve partire sempre dall’ascolto dell’altro, abituarci a vedere nell’altro qualcuno da amare, qualcuno che è stato salvato da Cristo come me, che può vivere nella sua vita la pienezza della salvezza, ma questo passa dalla corresponsabilità, dall’amore degli altri». Qualcuno negli interventi ha posto l’accento – sempre in riferimento all’episodio evangelico del paralitico – sul fatto che Gesù non si limita a curare il sintomo, ma la causa. «Credo che anche questa sia un’ottima indicazione – commenta Meliadò – bisogna avere un’attenzione particolare alle cause delle sofferenze delle persone che si avvicinano alle nostre comunità o che non hanno il coraggio di avvicinarsi ».