Ad inizio celebrazione, il giovane arciprete nel salutare il presule ha parlato di «un giorno solenne e tanto atteso». La celebrazione, ha spiegato, «si sarebbe dovuta tenere all’interno dell’Anno Giubilare Parrocchiale concesso dal Santo Padre in occasione del cinquantesimo anniversario del trasferimento della Parrocchia da Brancaleone vetus a qui, e che si è concluso lo scorso 8 dicembre». Fu proprio in occasione di quella felice circostanza, ha ricordato ancora don Iacopino, che «il signor Francesco Rocco Mediati insieme ai suoi figli, decise di fare dono alla Vergine Annunziata di una preziosa corona, realizzata dal maestro argentiere Benedetto Gelardi di Palermo». Nel tracciare il profilo del signor Mediati, «Rocco – ha poi aggiunto – è un uomo d’altri tempi, un semplice ed umile lavoratore. Un uomo che ha vissuto la sua lunga sofferenza animato da grande fede fino all’ultimo respiro».
Presentando poi la storia del territorio di Brancaleone, don Iacopino ha proseguito: «È nel grande mistero dell’incarnazione, è nelle viscere della “benedetta tra le donne” che affonda le sue radici la fede di questa antica comunità. Le innumerevoli grotte intorno al monte sul quale si erge Brancaleone vetus; le testimonianze pittoriche a tema sacro -rimaneggiate in epoche più recenti- in molte di queste grotte; l’incisione sulla campana della vecchia chiesa recante la data del 1148 e che purtroppo è stata trafugata pochi decenni fa; il Chatolikon di Santa Maria di Tridetti poco distante da qui, situato nel territorio del comune di Staiti, ci testimoniano una presenza monastica forte ed importante sin dal XII secolo. È da allora – ha concludo il sacerdote della parrocchia di Brancaleone – che la Vergine Annunziata viene ininterrottamente venerata come Patrona di queste terre».
L’arcivescovo dopo aver ascoltato con attenzione la presentazione del parroco, durante l’omelia ha sottolineato: «se credere è rendere grazie l’essere grati al Signore è quello che stiamo per celebrare cioè l’Eucarestia». «Lasciamoci incoronare anche noi». ha aggiunto Morrone. «Permettiamo al Signore di lavarci i piedi, permettiamogli di amarci così come siamo e impariamo da lui a fare altrettanto. Allora saremo re e regine nel nostro quotidiano perché vivremo il nostro servizio d’amore, l’unico che ci rende dignitosamente umani».
Al termine dell’omelia il momento più emozionante: l’arcivescovo e don Ivan incoronano insieme la stauta della Madonna. Infine, come segno di affidamento della comunità cittadina, il sindaco Silvestro Garoffolo ha consegnato alla Madonna le Chiavi della Città.
Un rito che si è svolto alla presenza di numerosi sacerdoti e di tutte le maggiori autorità locali e del comprensorio. Il sindaco di Staiti, il Capitano della Compagnia di Bianco Luigi Garrì, L’ispettore capo della Polizia Stradale Francesco Seminara, i Comandanti di Stazione di Brancaleone e Staiti Antonio Cianci e Giovanni Paglialonga, e la dottoressa Antonia Zirilli del commissariato della Polizia di Stato di Condofuri.
Una vera e propria festa di popolo in onore della Madonna, accompagnata come sempre dallo storico coro parrocchiale guidato dai maestri Lina Toscano e Manuel Crea e che rimarrà indelebile nel cuore dei brancaleonesi.
Domenico Martino