Per lei, studentessa di scienze della formazione e della educazione a Messina, con il desiderio del matrimonio e di una famiglia, che coltiva insieme al suo fidanzato Marcello, «in quanto – dice – credo fermamente nell’amore e nella famiglia», quello del battesimo è stato un passo importante, il concretizzarsi di una scelta compiuta liberamente e con piena consapevolezza da adulta, che ha finalmente portato a compimento un desiderio che si portava dentro sin da bambina: «Posso dire di avere sempre creduto, di aver sempre sentito nel profondo dell’anima la presenza del Signore accanto a me». Vanessa proviene da una famiglia cattolica, e prima di lei i suoi fratelli sono stati tutti battezzati. «Avrei dovuto essere battezzata anch’io – racconta – però in quel momento ci sono state delle incomprensioni familiari: la nonna paterna, l’unica ad avere la cresima, che avrebbe dovuto farmi da madrina, ha avuto un contrasto con i miei genitori ed è saltato tutto. Anche quando poi si sono riappacificati, non se ne è parlato più. Così gli anni sono passati. Ne soffrivo, anche se non ci pensavo sempre. Mi accorgevo che, quando capitava di discuterne, mi dispiaceva molto».
La sua famiglia le ha comunque «trasmesso il valore della fede: sia mia nonna che mia madre, in particolare, mi hanno educato con questi valori, perché andavo spesso in chiesa con loro, quando ero piccola. E con il tempo, crescendo, ho sentito sempre di più questa consapevolezza». Una consapevolezza che l’ha portata ad intraprendere, circa tre anni fa, il percorso del catecumenato per arrivare a ricevere i sacramenti della iniziazione cristiana. «Sono veramente contenta di averlo fatto da grande perché è un’esperienza che ho vissuto con gli occhi aperti – afferma adesso con convinzione – credo che nulla capiti per caso. Tutto quello che succede, tutte le nostre esperienze di vita concorrono a plasmare le nostre scelte». Ed è vero anche per il cammino di formazione compiuto nella parrocchia di San Luca Evangelista, dove, negli incontri con i catechisti, Domenico e Antonella Battaglia cui è stata affidata insieme all’altra catecumena Sara Fayache che ha condiviso lo stesso percorso, ha potuto sperimentare un tempo di approfondimento e maturazione di questa sua scelta che l’ha sicuramente aiutata. «Il clima di accoglienza e il bellissimo rapporto che si è creato con i catechisti, con cui ho avuto la possibilità di avere un confronto nel profondo e con cui ci siamo sempre sentite liberi di parlare, è stato fondamentale, perché ogni volta che uscivo dagli incontri provavo una sensazione di pace, mi sentivo veramente bene» – spiega Vanessa e aggiunge – «è stato un percorso di crescita e di conferma».
«Agli incontri veniva anche il fidanzato di Vanessa, che entrava spesso con le sue riflessioni e aiutava il gruppo» – raccontano i catechisti che, dal canto loro hanno accolto con grande gioia questa occasione, fornita loro dal parroco, don Bruno Cipro, per la prima volta, nonostante la lunga esperienza di servizio in parrocchia. «È stato anche per noi un modo per interrogarci, per guardarci allo specchio, per mettere a nudo le nostre fragilità, per non sentirci come chi predica perché cerca di vendere un prodotto che lui stesso non consuma». In questo percorso – continuano i catechisti – abbiamo cercato di aiutare Vanessa, che ha sentito questa chiamata a conoscere Cristo più da vicino, perché avvertiva che le mancava qualcosa, a fare esperienza di quelli che erano i contenuti delle catechesi nella propria vita». Il padrino di Vanessa è stato suo fratello Orazio, che l’ha accompagnata il giorno del battesimo in Cattedrale, ma soprattutto continuerà ad accompagnarla e sostenerla nella vita: «È come se fosse il mio secondo padre, praticamente so che mi è stato e mi sarà sempre accanto in ogni cosa» – Lei spiega ed è una scelta che, ci tiene a precisare, è in sintonia con le raccomandazioni più volte ricevute dall’arcivescovo Morosini: «Scegliete padrini che sapete che ci saranno sempre nella vostra vita, non solo per i sacramenti».
Per Orazio è stata una esperienza arricchente e gratificante. Alla sua prima volta nel ruolo di padrino «averlo fatto per mia sorella, mi ha reso felice – dice – perché so che ha raggiunto ciò che lei ha, da sempre, desiderato. Sin da quando era ragazzina nutriva questo desiderio e, averlo esaudito in età adulta, con consapevolezza, è stato per lei e per me, motivo di orgoglio. Sono felice di averla accompagnata in questo suo percorso di fede e di essere sempre presente, a sostenerla e incoraggiarla nel suo cammino di vita».
Antonia Cogliandro