L’Ac sarà impegnata a diffondere nella comunità civile e in quella ecclesiale l’attenzione verso il mondo del carcere e la realtà dei detenuti, affinché siano riconosciuta, di fatto, la dignità e i diritti di ogni persona, anche di coloro che la giustizia degli uomini condanna alla detenzione.
Questo desiderio di abitare un luogo non usualmente raggiunto dalla proposta formativa di Ac, porterà 40 soci provenienti dalle diverse realtà parrocchiali all’interno della Casa circondariale di Arghillà per incontrare credenti, non credenti e persone che hanno creduto di poter coniugare fede e malaffare, risvegliando quella nostalgia di infinito, quella fame di Dio presente come desiderio e come tensione nel cuore di ogni persona e che il Progetto formativo indica come responsabilità educativa dell’intera associazione impegnata a formare a quel Dio fatto uomo, che ha preso carne, vita, abitudini, sentimenti di ogni uomo per rammentargli di essere fatto ad immagine e somiglianza di un Dio che accoglie nonostante le fatiche e gli sbagli. Continua Papa Francesco: «Non siate dogane. Aprite le porte, non fate esami.
C’è bisogno di misericordia attiva»; quella misericordia che porta a sospendere il giudizio, ad incontrare non il reato ma l’umanità, a volte dolente, che sta dietro quel reato.
Adulti che si chinano sulle ferite e le fasciano, che ascoltano, che comprendono, che generano, che certamente al termine di questo percorso saranno più ricchi di quando sono entrati lasciandosi dietro le sbarre.
Un progetto che rappresenta un momento di crescita reciproca e di confronto da persona a persona, “senza le sbarre”, “oltre le sbarre” per incontrare l’uomo.