Cerca
Close this search box.

Azione Cattolica, gli educatori a scuola di Comunione

L’incontro di formazione «Come in uno: l’oltre della comunione ecclesiale», svoltosi lo scorso 26 febbraio presso la parrocchia di San Bruno in Reggio Calabria, ha avuto come punto di partenza l’idea che fare comunione non possa essere considerato soltanto come la capacità di “fare rete” o creare gruppo, ma è una sfida più “alta” alla quale certamente ciascun educatore è chiamato: la pluralità che caratterizza la società in cui viviamo, ad esempio, ci pone di fronte alla sfida educativa dell’accoglienza della diversità, che si accompagna alla capacità di fare rete ma non può prescindere dalla cura della dimensione ecclesiale e spirituale per educarsi ed educare alla comunione. Il momento formativo è stato animato dagli interventi di due ospiti, che hanno condiviso con i formatori diverse riflessioni sul tema; la prima parte, di taglio prettamente spirituale, è stata curata e guidata da don Nino Pangallo che, a partire dalla Parola, ha guidato gli educatori attraverso la riscoperta del senso profondo della comunione, un percorso segnato dal riferimento ai tre verbi chiave degli orientamenti associativi per il triennio 2017–2020, custodire, generare e abitare. La comunione può essere intesa come “custodia di mio fratello”, una custodia generativa che non nasconde ma fa crescere, e che ciascuno di noi, come laico e come educatore, è chiamato a esercitare sia all’interno della comunità ecclesiale che nei luoghi del quotidiano, in una città da “abitare”. Una comunione vissuta alla luce di un percorso di fede si trasforma in un vita concreta, che si dipana nel quotidiano, nelle realtà lavorative, ecclesiali ed extra– ecclesiali, nei gruppi all’interno dei quali ciascun responsabile è chiamato al servizio.
Educarsi per educare è quindi compito e responsabilità di ciascun educatore: la seconda voce della serata è stata proprio quella di un’educatrice parrocchiale e collaboratrice del Centro diocesano, Francesca Nava, che riprendendo le tre parole chiave degli orientamenti triennali, ha esortato gli educatori a utilizzare gli strumenti formativi dell’associazione, primo fra tutti il Progetto formativo. Nelle pagine di quest’ultimo si parla proprio di Ac come «Scuola di Comunione », la vita associativa viene descritta proprio come «luogo di comunione, in cui, da credenti, si sperimenta la dimensione fraterna della vita cristiana e la sua esigenza di prossimità e di condivisione». L’associazione, proprio perché composta da credenti, viene dipinta come luogo di accoglienza in cui «non ci si sceglie, ma ci si accoglie; ci si abitua a considerare l’altro come un dono nella sua originalità – di temperamento, di sensibilità, di stile di vita, di capacità di dedizione – ad accogliersi, gareggiando nello stimarsi a vicenda; a perdonarsi» (Perché sia formato Cristo in voi, cap 6.2). L’Ac è pertanto palestra privilegiata di fraternità che si trasforma in esercizio concreto e quotidiano di comunione ecclesiale: tutte condizioni necessarie ad una “buona vita associativa” e senza le quali non è possibile pensare una proposta formativa credibile. È necessario dunque che tutti, e soprattutto i più giovani investiti di responsabilità educative, scoprano o riscoprano questo testo per riscoprire la nostra identità di costruttori di Comunione e far si che questa sia la base di ogni percorso educativo e formativo associativo e sia la base del nostro vivere da laici di Ac nelle nostre realtà quotidiane.