Con 835 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astenuti su un totale di 854 votanti, la Seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia ha approvato la mozione che affida alla Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale il compito di redigere la versione finale del documento “Perché la gioia sia piena”.
Assemblea diocesana, per una rinnovata missione della Chiesa
Dal 31 marzo al 3 aprile, Roma ha ospitato una nuova tappa del cammino, iniziato nel 2021, scandito dall’ascolto, dal discernimento e dalla profezia. Oltre novecento partecipanti – tra cui 442 laici, 246 sacerdoti, 176 vescovi – hanno condiviso parole, riflessioni e scelte che testimoniano un desiderio profondo: dare forma a una Chiesa che non parla sopra ma con, che non impone ma accompagna. Alla Seconda Assemblea Sinodale delle Chiese che sono in Italia hanno partecipato anche i delegati delle 12 diocesi calabresi, accompagnati dai rispettivi vescovi e dal presidente della Cec e arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone.
A margine dei lavori così ha detto Morrone: «È stata un’esperienza bella, faticosa ma entusiasmante. La Chiesa è viva e vivace». E ha aggiunto: «Come durante una scalata, a volte bisogna cambiare sentiero per raggiungere la meta. Così è il nostro cammino».
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Un’Assemblea critica, leale e appasionata
Il documento finale sarà votato il 25 ottobre, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli Organismi di partecipazione. Monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, ha voluto definire questa Assemblea come “viva”, più che “ribelle”.
Un’Assemblea «critica, leale, appassionata per la Chiesa e la sua missione», capace di rendere spirituali anche i momenti di tensione. «L’azione dello Spirito – ha detto – non mira al livellamento e all’uniformità, ma alla comunione, che è armonia delle diversità». Un passaggio decisivo, quello che si è vissuto in questi giorni. Non un evento isolato, ma l’approdo – provvisorio e dinamico – di un cammino iniziato sotto l’impulso di Papa Francesco, che il 30 gennaio 2021 invitava la Chiesa italiana a «riprendere il Convegno di Firenze» e a «incominciare a camminare».
«In queste giornate assembleari sono emerse sottolineature, esperienze, criticità e risorse che segnano la vita e la vitalità delle Chiese in Italia, con uno sguardo partecipe e responsabile», ancora il bilancio di monsignor Castelluci.
Il lavoro di ascolto: ecco le “50 Proposizioni”
Nel cuore dell’Assemblea, le 50 Proposizioni che sintetizzano il lavoro di ascolto delle Chiese locali. I 28 gruppi di lavoro hanno arricchito con emendamenti e contributi significativi. Il documento finale, come detto, sarà votato il 25 ottobre, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli Organismi di partecipazione. Seguirà la fase di recezione, durante la quale i contenuti dovranno trasformarsi in prassi e stili pastorali.
Il cardinal Zuppi, aprendo i lavori, ha richiamato con forza il legame tra sinodalità e gioia, attingendo alle parole della Prima Lettera di Giovanni: «Perché la nostra gioia sia piena». Una gioia che non è individuale, ma comunitaria; non superficiale, ma profonda; non chiusa, ma aperta al mondo.
È in questo spirito che l’Assemblea ha rivolto un messaggio a Papa Francesco, ringraziandolo per la sua vicinanza e rinnovando l’impegno a camminare nella sinodalità come stile permanente della Chiesa. «Non è stato un semplice evento – si legge – ma una vera palestra di sinodalità, che ci ha insegnato uno stile da mantenere anche in futuro».
Un tempo nuovo per maturare le scelte da ripensare insieme
A conclusione dei lavori, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha definito l’Assemblea durante il briefing finale con i giornalisti «una bella testimonianza di comunione»: «Siamo una Chiesa viva, e abbiamo voglia di vivere».
«L’assemblea è stata caratterizzata da una vivacità prorompente, da una grande libertà ma anche da un grande senso ecclesiale», ha commentato Zuppi: «Sarebbe stato fuori della storia e contro la comunione rispettare tappe che non corrispondono alla vita, alla storia, alle necessità delle nostre comunità.
Nell’esaminare le Proposizioni, l’assemblea ha ritenuto più opportuno avere un tempo congruo di maturazione, e da qui è nata la decisione presa all’unanimità dal Consiglio permanente. C’è una grande attesa di tradurre questo testo in scelte, per prendere decisioni ancora più profonde che riguardano il futuro della Chiesa».
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