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Archi ricorda don Italo Calabrò

Don Italo Calabrò

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Un quartiere che don Italo ha molto amato e che in questi anni ha cercato di scrollarsi quell’immagine di quartiere di mafia che per anni lo ha segnato. Proprio nel mese di 6 ottobre 1991, quando si concludeva la guerra di mafia che solo ad Archi ha mietuto ben 153 vittime, i telegiornali nazionali raccontarono uno dei giorni più importanti di Reggio Calabria, la marcia della Pace che quell’anno si svolge nella città dello Stretto.
Dalle Officine Omeca al quartiere Archi della città- da decenni territorio di dominio incontrastato della ‘ndrangheta- ventimila persone provenienti da tutta Italia dissero no alla criminalità organizzata. Da lì partì un importante lavoro educativo e pastorale svolto dalle parrocchie e dalle suore Alcantarine e Stimmatine e la decisione di aprire in quel quartire la Facoltà di Giurisprudenza. Oggi Archi vuole fare memoria del messaggio di pace e di nonviolenza che don Italo ha testimoniato nella sua vita, riproponendolo soprattutto ai ragazzi ed ai giovani di Archi che ne hanno estremamente bisogno.
In particolare, a conclusione delle celebrazioni per Don Italo, il 24 Ottobre si terrà presso la scuola media Klearchos dello stesso quartiere, alle ore 18, una manifestazione conclusiva, con la partecipazione della Dirigente Scolastica Serafina Corrado, di Mons. Antonino Iachino, dei tre parroci, del Magistrato Francesco Tripodi che ricorderanno come questo grande sacerdote intendeva la lotta alla ndrangheta. Incontro che avrà il suo culmine con un Recitativo a più voci narranti con musiche e immagini, che narra del periodo cruciale in cui don Italo Calabrò segnò frequentemente la sua presenza in una zona devastata dall’incuria e decimata da una faida crudele e spietata.
Il Recitativo, scritto e diretto da Nanni Barbaro,racconta quei giorni e quel clima con tutto il realismo e la drammaticità del suo manifestarsi. Recitano i medesimi attori che in quegli anni terribili dettero vita a spettacoli teatrali mirati proprio alla  denuncia ed alla sensibilizzazione. Le quali valgono ancora oggi esattamente come ieri poiché la faida non si è ripetuta ma la ndrangheta è presente e vitale come e forse più di allora.