Gratitudine al Signore in primis, e a tutte le persone che nella mia vita hanno giocato un ruolo importante nel mio cammino di discernimento e di formazione. Due sono le immagini, tra le tante, che desidero evidenziare di quel giorno benedetto: prima, il momento dell’imposizione delle mani da parte del vescovo e di tutti i sacerdoti presenti che poi sono andati a fare da corona attorno a gli ordinandi.
È un’immagine che mi ha sempre accompagnato in questi anni e mi ha dato quella serenità e quella fiducia che deriva dalla certezza di essere custodito e amato dalla Chiesa, di essere come tra le braccia di una madre. Esperienza di bene e amore ricevuto che posso affermare di aver provato da sempre, fin da quando ho mosso i miei primi passi in parrocchia, nella chiesa di “Santa Maria di Loreto” quando all’età di appena dieci anni, cominciai l’avventura dello scoutismo con il primo incontro guidato da Ernesto Malvi – poi anche lui sacerdote. E a don Ernesto va il mio grazie, per l’esempio che è stato e che è, per la testimonianza che ci ha reso come uomo di fede, prima come educatore, e poi come sacerdote. Da quel momento in poi, è stato tutto un crescendo di esperienze, di gioia, di amicizia, fraternità, ma soprattutto, come dicevo prima, di bene ricevuto, e tanto bene. Tanto bene che ha offerto e donato a tutti, anche e soprattutto il mio caro parroco di allora, don Nicola Ferrante, che per 25 anni ha guidato la parrocchia e che per me, così come per tutti i parrocchiani, è stato un esempio di umiltà, di dedizione, di offerta, di amore per la chiesa senza sconti, senza riserve. Amore fatto di discrezione, di semplicità, di “piccolezza”, ma fatto anche di tanta sofferenza nascosta e offerta per la sua chiesa e per tutti noi.
E don Nicola, nella sua sapienza di persona innamorata di Dio e dell’uomo, aveva saputo riconoscere i germi della mia vocazione, a cui io, inizialmente non credevo. Germi che poi con il tempo e con l’aiuto di altri sacerdoti e amici, sono cresciuti fino a diventare consapevolezza di una chiamata, che timidamente si è fatta strada fino a diventare realtà con il sì del 6 Maggio. Seconda immagine che porto nel cuore, è l’affetto della gente che mi ha accompagnato quel giorno, e durante tutto il cammino, con la preghiera soprattutto, ma anche con la vicinanza concreta e tanto affetto. È bello ricordare gli abbracci e gli occhi di tutte le persone, che alla conclusione della celebrazione, mi hanno “assalito” per dimostrarti la loro gioia e non puoi fare a meno di riconoscere in quegli occhi e in quelle mani, il desiderio di Dio che c’è in tutti, desiderio di felicità, di altro, di infinito. Ti rendi conto, in quel momento ancora di più, che il Signore ti ha chiamato per loro, per quella gente, perché tu possa aiutarla a realizzare questo desiderio di infinito, di Dio, che non vuole altro che la nostra felicità.
Felicità che ho continuato a provare nei miei primi passi del mio ministero sacerdotale, a cominciare dalla mia prima messa presieduta nella mia parrocchia. Da quell’altare, dove per tanti anni avevo ricevuto benedizioni e mi ero nutrito del corpo e sangue di Gesù, ora invece ero io a impartire la benedizione, ma soprattutto ero io con le mie mani, ad invocare lo spirito santo per consacrare quel pane e quel vino per la santificazione del popolo di Dio, del suo popolo. Stupore e gioia che continuano anche nell’ascolto delle prime confessioni, dove hai la possibilità di provare ancora di più la tenerezza dei bambini e del loro bisogno di amore e della loro fragilità, ma anche di ricevere la sofferenza degli adulti che ti chiedono consolazione e aiuto ma, che sono anche motivo per te di edificazione e di esempio per la fede che ti dimostrano e per la testimonianza di vita che ti consegnano.
Ministero sacerdotale che è anche condivisione del dolore e della sofferenza che provi mentre benedici una salma e cerchi con fatica di dire qualche parola che possa essere di conforto per i familiari in un momento particolare della loro vita. Queste sono solo le primizie del grande e prezioso ministero. Una vita, per cui ti sei consegnato in quel giorno benedetto da Dio.