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Al Seminario Pio XI, la delegazione regionale calabrese della Caritas

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{module AddThis} Hanno preso parte ai lavori, l’assessore alla Politiche Sociali del Comune di Reggio Calabria, le Caritas di Reggio Calabria, di Oppido Palmi e di Locri, numerose associazioni ed il portavoce del Forum del Terzo Settore di Reggio Calabria. I lavori coordinati da don Nino Pangallo, sono stati condotti da Giuseppe Mattina referente FIOPS. La Caritas nella sua funzione pedagogica ha il compito prioritario di rimuovere le cause della povertà e di collaborare attivamente affinchè, chi si trova in condizioni di fragilità, possa mantenere integra la propria dignità e possa sentirsi parte della comunità di riferimento. Dal 2 settembre, il Governo Italiano ha introdotto una misura di contrasto alla povertà indirizzata alle famiglie in difficoltà con figli che beneficeranno di risorse economiche e reti di sostegno per costruire percorsi di attivazione sociale e lavorativa. Si tratta del SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva),per accedere al SIA è necessario rispondere ad alcuni requisiti:
• residenza in Italia da almeno due anni;
• presenza nel nucleo di un minore o di un disabile e di un suo genitore o di una donna in gravidanza accertata;
• ISEE del nucleo pari o inferiore a 3.000 euro;
• valore complessivo degli altri trattamenti (previdenziali, indennitari, assistenziali) inferiore a 600 euro mensili;
• non percezione di sostegni al reddito per i disoccupati (NASPI e ASDI);
• mancato possesso di autoveicoli immatricolati nei dodici mesi precedenti alla presentazione della domanda oppure di autoveicoli di cilindrata superiore a 1.300 cc o di motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc immatricolati nei tre anni precedenti.
A caratterizzare il SIA è il fatto che esso preveda, attraverso la costituzione di équipe multidisciplinari (costituite da una pluralità di soggetti sociali, tra cui il terzo settore):
1. una valutazione multidimensionale del bisogno;
2. una pianificazione concertata dell’intervento di accompagnamento con progetti personalizzati;
3. l’attivazione di un sistema coordinato di interventi e servizi sociali.
Le modalità attraverso cui realizzare i progetti personalizzati di accompagnamento sono precisate nelle Linee guida per il Sostegno per l’inclusione attiva, approvate dalla Conferenza unificata e diffuse nello scorso febbraio dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
I cittadini in possesso dei requisiti possono presentare richiesta ai Comuni, compilando l’apposito modulo scaricabile sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. I Comuni, dopo aver effettuato la verifica sul requisito della residenza, provvederanno a comunicare entro 15 giorni all’Inps, che è il soggetto attuatore, le richieste pervenute. L’Inps darà comunicazione ai Comuni per via telematica dell’elenco dei nuclei che rispondono ai requisiti e che riceveranno il contributo loro spettante a partire dal primo bimestre successivo a quello di presentazione della richiesta. Il contributo, calibrato in base alla numerosità del nucleo, viene accreditato per un anno con cadenza bimestrale sulla carta SIA rilasciata dal gestore del servizio, Poste Italiane. Entro 60 giorni dall’accreditamento del contributo del primo bimestre (entro 90 giorni per le richieste pervenute fino al 31 ottobre 2016), i Comuni dovranno predisporre, attraverso la costituzione di equipe multidisciplinari e in accordo con i nuclei beneficiari, dei progetti personalizzati di attivazione sociale e lavorativa che i nuclei beneficiari sono chiamati a seguire, pena la sospensione del contributo economico.

Sul versante dei Comuni, il decreto n. 229/2016 del 3 agosto 2016 ha stabilito, con l’Avviso pubblico N.3/2016, che questi possono accedere alle risorse assegnate alle Regioni nell’ambito del PON Inclusione finanziato dai Fondi Sociali Europei (quasi 500 milioni di euro), presentando entro il 30 dicembre 2016, progetti finalizzati a:
• il rafforzamento dei servizi sociali;
• interventi socio-educativi e di attivazione lavorativa;
• la promozione di accordi di collaborazione in rete.

Il SIA dunque rappresenta una opportunità che va utilizzata adeguatamente e monitorata con costanza. A noi Caritas è dato il compito di lanciare dei ponti nei territori, informare chi ha diritto alla misura, provare al accompagnare i percorsi e verificare se e con quali modalità, i Comuni del territorio abbiano dato comunicazione della partenza della misura, ponendosi in atteggiamento di collaborazione.
Vivo il dibattito che è seguito alla relazione con interventi diversi, ed è per questo che possiamo dire di essere riusciti nel nostro piccolo a svolgere il nostro ruolo di sentinella e di antenna sul territorio mettendo insieme diversi soggetti.

Maria Angela Ambrogio