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La parrocchia che don Sergi accettò di guidare, quando vi giunse, soffriva ancora le conseguenze di una guerra spietata e disumana che tante miserie spirituali e materiali aveva provocato, per questo il suo primo sforzo fu di ricostruire un tessuto umano e cristiano.Pensò subito all’educazione dei giovani costruendo una saletta accanto al campanile, per lo svolgimento di attività formative e ricreative.
Si accontentò di abitare in una disagiata baracca post terremoto insieme ai suoi genitori dal 1948 al 1970, ma per amore della sua chiesa parrocchiale, per mantenerla sempre in bellezza e decoro religioso, attinse economicamente anche alle sue risorse personali.
Nella ricorrenza del suo 50° anniversario di Ordinazione sacerdotale non volle regali per la sua persona, ma invitò tutti a devolvere le proprie offerte in denaro per il Seminario di Reggio.
Pastore infaticabile, sacerdote povero, casto e obbediente, soleva percorrere le strade della sua parrocchia a piedi, ciò gli consentiva di avere un contatto costante e diretto con tutti, di ascoltare e di essere ascoltato. Quale buon samaritano, soccorse nel silenzio e nel nascondimento molte persone bisognose, ripeteva spesso che “non si può parlare di Dio a chi ha lo stomaco vuoto. Il sindaco di Reggio Giuseppe Reale, ha scritto di don Sergi nel suo biglietto di auguri per il 50° di ordinazione sacerdotale:La sua volontà di servizio l’ha arricchita giorno per giorno, donando una testimonianza di vita che sola costituisce la sua aureola…
Domenico Mazzù