Cerca
Close this search box.

A Gambarie il Convegno Missionario Regionale, si punta sui giovani

Morosini Convegno Missionario Regionale

S.E. il Vescovo ha espresso il proposito e l’augurio di rilanciare l’attività missionaria nelle diocesi, che è debole in Calabria rispetto alle altre regioni. Informa che quest’anno si sta finalizzando un progetto in fase di realizzazione relativo al biennio del corso di Laurea magistrale in Scienze religiose indirizzo Dialogo interculturale ed interreligioso nell’area del Mediterraneo per costruire la pace nella conoscenza reciproca. Spiega che bisogna combattere due errori: limitare l’azione missionaria alla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale e confondere l’evangelizzazione dei popoli con l’azione caritativa. Il cristiano nel rispetto delle fedi diverse è chiamato ad annunciare Cristo. Bisogna evangelizzare attraverso l’ascolto dell’altro, camminando accanto senza pretendere la partecipazione alla messa, che è una scoperta, un punto di arrivo. Riferisce di una giovane, a tal proposito, che non si è tolta la vita grazie ad una professoressa che l’ha ascoltata l’intera notte. Il discernimento, la capacità di valutare, riguarda tutti, è realizzazione della pienezza di vita come progetto, anche attraverso il lavoro. Oggi, continua il presule, si vive il presente, senza radici storiche e un punto interrogativo sul futuro ricevendo una educazione troppo permissiva che non aiuta i giovani a crescere.
“Non possiamo essere semplici comparse nella storia” esordisce p. Giulio Albanese citando Papa Francesco, bisogna testimoniare con i fatti la fede vissuta; la schizofrenia tra fede e vita allontana le persone e il calo di numero dei missionari attuale rispetto agli anni ’90 ( da 24000 missionari a 8000 oggi) deve far riflettere. E’ urgente superare la segmentizzazione della pastorale e superare il ritualismo: Maria, umile ragazza di periferia, ricevette l’annuncio dell’Angelo e ne rimase turbata. E noi? Il nostro cuore dovrebbe essere altrettanto turbato; i cambiamenti sconvolgono e portano insicurezza, ma…”è quando sono debole che sono forte” (2 Cr.12, 7-10). La società odierna, l’era tecnologica nella quale viviamo va analizzata per proseguire ad evangelizzare: assistiamo a due fenomeni sulla rete, contaminazione e dispersione, rispetto alle nuove informazioni che visualizzo ogni giorno e alla lettura dei giornali (Nicholas Negroponte): oggi la sfida è culturale, viviamo la complessità e bisogna mettersi in discussione con umiltà, imparando gli uni dagli altri, effettuando una ‘conversione ecclesiale’ (Papa Francesco), rimanendo aperti alla speranza di Dio ma senza cadere nella superbia e nella pretesa di vedere i risultati. Manca l’amore per la missione. Le chiese oggi sono i fast food di Dio che erogano servizi. Nel pensiero debole gli stupidi fanno sistema e si tende a semplificare in categorie, buoni e cattivi, guelfi e ghibellini. Invece la cultura, l’informazione, la formazione, la riflessione sono un ottimo deterrente a questo. Si complimenta in merito con il Vescovo per il progetto in fase di compimento del nuovo corso di Laurea interculturale. Tutti siamo corresponsabili. Trae spunto da un anedotto buddista ascoltato, nel quale il maestro spiegava al discepolo che esistono quattro stagioni nella vita dei popoli: l’innamoramento, il memoriale, la legge, il tutto è lecito. Quando si arriva alla quarta fase bisogna affrettarsi a riscoprire la prima. Allo stesso modo il cristiano vive la gioia dell’innamoramento nella sua vocazione, matrimonio o sacerdozio ad es. , la coerenza dei primi anni, il ‘raffreddamento’ per cui le cose si fanno per legge, infine il decadimento. Qui il cristiano deve riscoprire l’entusiasmo iniziale dell’incontro con Cristo. E la sequela Christi è una scelta da adulti, non da bambini, Cristo rivolge la chiamata “Vieni e seguimi” ad adulti; occorre dunque coinvolgere loro in un cammino esperienziale di fede. In Francia, in Trentino, a Fiuggi diverse sono le esperienze di catechesi realizzate coinvolgendo le famiglie e i bambini insieme in percorsi esperienziali che vanno dalla visita alle catacombe di S. Callisto, alla esperienza del silenzio in una abbazia con i monaci, all’esperienza concreta con i migranti e i rifugiati. In Francia il 60 % dei giovani con questo tipo di catechesi ha deciso di partire in missione.
Tra le testimonianze Caterina Gagliardi, giovane andata in Kenya nella missione del sac. f.d. GianBattista Cimino di Cosenza e Gifra Calabria, gruppo Rizziconi.
Suor Vincenzina Botindari, missionaria francescana del Cuore Immacolato di Maria, si occupa di Pastorale giovanile e universitaria. Racconta la sua chiamata, l’esperienza positiva del paesino di Castel Termini (Ag), che ospita migranti, dove la risposta dei giovani è forte e positiva nel discernimento serio di una chiamata vera che non si frantuma. Il suo istituto, anche con il sostegno dell’ass. Oltremare onlus, opera in vari paesi tra cui Siria, Cina ed Eritrea, terra martoriata da guerriglie e dittatura, dove i bambini scompaiono. Sprona i giovani ad informarsi per conoscere le realtà vissute dai popoli in fuga, invita a non lamentarsi per poco di fronte alle catastrofi umanitarie, ad essere corresponsabili della missione, a ringraziare per la Chiesa pacifica che viviamo in occidente, rispetto ad altri paesi dove si è arrestati e torturati come alcune sue consorelle.
Ad animare la serata il concerto applaudito del sac. Gaetan Chibueze Anyanwu, talento generazionale. La sua passione per il canto fin da bambino lo ha portato, giunto in Italia a ventitrè anni, ad incidere musica moderna su temi liturgici e non; tra gli ultimi cd, Chibueze Christ the King. Nei suoi trascorsi un vissuto fatto anche di esperienze di vita di un uomo in cammino da vu vumpra’ o al lavoro nei campi tra Padova e il litorale casertano. Sacerdote dal 1997 continua a realizzare musica. Nei suoi testi sottolinea l’amore di Cristo e la corresponsabilità dell’uomo nella sua vita, anche degli africani…”Nessuno altro può aiutarti ad affrontare le tue schiavitù se non cominci da te stesso” citano i versi in lingua inglese in stile raggae.
I gruppi di lavoro del 7 luglio sono stati coordinati da Giovanni la Rocca, Segretario nazionale Missio Giovani. Ascolto e Dialogo sono le due parole che emergono secondo Paola Malara, giovane presente insieme al Moci RC, e Marika Guido, Deleg. Reg POIM, Sara Lioi, Del. Reg. Missio Giovani ed al..“L’ascolto è ricchezza. Sempre” sostiene Paola, ascolto della Parola di Dio e dell’altro insieme al dialogo intergenerazionale in ogni comunità. Generazioni diverse che parlano linguaggi diversi e procedono in direzioni apparentemente opposte, divisi dalla frase solita “si è sempre fatto così”. Gli adulti devono rinnovarsi ispirandosi e affidandosi ad un Dio che “fa nuove tutte le cose” soffiando con il Suo Spirito, giovane anche Lui (Papa Francesco). L’essere giovani, sostiene Paola, è un modo di essere e di affrontare la realtà da cui ripartire per rinnovare la nostra evangelizzazione, vero obiettivo della vita di fede. Dialogare senza imbrogliare, senza pregiudizi, senza perdere la propria identità, aperti all’altro come nostro specchio. Una Chiesa che manca di confronto con le nuove generazioni è acqua stagnante e non può essere feconda. È vero, ma, conclude Paola, mons. Giuseppe Morosini incoraggia: “Giovani, tenete fede alle vostre promesse!”.

Cinzia Sgreccia