Dopo oltre 50 anni dalla “diaspora” Roghudese, la comunità ha finalmente un luogo di culto rinnovato dove poter pregare, incontrarsi e vivere momenti di ascolto e condivisione. Ieri è stata consacrata la nuova chiesa di Roghudi, un evento atteso da decenni che rappresenta un simbolo di fede e coesione sociale per tutto il territorio.
Una celebrazione solenne con l’arcivescovo Morrone
Il rito di consacrazione della nuova chiesa di Roghudi è stato presieduto dall’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Fortunato Morrone, alla presenza di numerosi fedeli, autorità e rappresentanti della comunità.
Il nuovo complesso parrocchiale, completamente ristrutturato, è ora pronto ad accogliere i fedeli, offrendo un punto di riferimento spirituale e sociale per una comunità che ha sempre mantenuto vive le proprie radici nonostante le difficoltà.
Di «gioia immensa», ha parlato il parroco di Roghudi, don John Leula: «La solenne inaugurazione e consacrazione, con l’intitolazione alla Madonna Santissima Annunziata e San Nicola di Bari, rappresenta la storia delle due comunità costrette ad abbandonare il territorio di Roghudi Vecchio a causa della violenta alluvione avvenuta circa 50 anni fa e a sistemarsi nell’attuale paese: il “nuovo” Roghudi».
Le reliquie di San Gaetano Catanoso e il “grazie” ai parroci che hanno contribuito ad avviare l’iter
Una «chiesa moderna, bella, luminosa pronta già ad entrare nel cuore di ciascuno di noi», ancora le parole di don Leula: «Sotto l’Altare, ha sottolineato il parroco, è custodito un cofanetto con le reliquie di San Gaetano Catanoso, un santo calabrese». Nel suo intervento don John Leula ha ricordato il contributo dei suoi predecessori: «don Marco Scordo, don Giovanni Zampaglione e don Fabrizio Mania», quest’ultimo ha donato alla chiesa un prezioso Tabernacolo.
Un ringraziamento, inoltre, è stato rivolto alle suore della Fraternità Shalom, senza dimenticare anche il prezioso contributo dei pastori della diocesi di Reggio Calabria – Bova che hanno consentito che «questo sogno» si tramutasse in realtà: «l’arcivescovo emerito, monsignor Vittorio Mondello, che il 15 novembre 2011 ha posato la prima pietra» e i successori, l’arcivescovo emerito monsignor Giuseppe Fiorini Morosini e l’attuale arcivescovo metropolita, monsignor Fortunato Morrone.
L’invito alla comunità: «valorizziamo il nuovo tempio»
Don John ha rivolto, infine, un appello ai fedeli affinché la nuova chiesa non sia solo un luogo fisico, ma un punto di riferimento spirituale e sociale: «Impegniamoci tutti a valorizzare appieno questo tempio come un luogo speciale per incontrare Dio, un’oasi di pace dove gli uomini si ritrovano come fratelli, dove le tempeste della vita trovano conforto nella fede».
Ha proseguito: «La chiesa è una casa viva, che deve essere costruita non solo di pietre, ma soprattutto di anime. Questo è il nostro compito: rendere questo luogo una fonte di speranza e di amore per tutti».
Zavettieri: «Un traguardo fondamentale per la comunità»
Il parroco ha ringraziato, l’amministrazione comunale, la progettista, la ditta e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del nuovo tempio. Il sindaco Pierpaolo Zavettieri, protagonista dell’iter amministrativo che ha portato alla realizzazione dell’opera, ha – in particolare – espresso grande soddisfazione per il traguardo raggiunto: «L’Amministrazione comunale ha sempre considerarato la realizzazione della Chiesa tra gli obiettivi più importanti da raggiungere per la comunità Roghudese ed è stata particolarmente felice di essere riuscita a superare gli enormi ostacoli burocratici che hanno reso lungo e farraginoso l’iter realizzativo», ha affermato il primo cittadino.
«Dopo quasi 15 anni dall’inizio dei lavori e dopo 54 anni dall’alluvione del 1971, che lasciò i roghudesi senza una casa e senza una chiesa, oggi celebriamo la gioia immensa per un nuovo inizio. Ciononostante, in questo lunghissimo periodo, la nostra comunità ha saputo conservare tradizioni e fede, mostrandosi inclusiva nei confronti di cittadini provenienti da diverse etnie e religioni», ha aggiunto Zavettieri. Al di là del valore religioso, il nuovo luogo di culto rappresenta un punto di riferimento per la coesione sociale.
«A nostro avviso la Chiesa, specie nelle realtà periferiche e nei piccoli centri abitati, rappresenta un punto di riferimento ben oltre l’aspetto liturgico che contribuisce fortemente all’inclusione ed alla coesione sociale», ancora le parole del primo cittadino che ha concluso: «Come Sindaco di questa comunità, la consegna dell’opera più importante mi dà la possibilità di ringraziare l’intera popolazione di Roghudi che da più di otto anni mi accoglie e la squadra amministrativa che per tutto questo tempo è rimasta sempre compatta al mio fianco».
L’articolo Inaugurata la nuova chiesa di Roghudi: simbolo di fede, storia e comunità proviene da Avvenire di Calabria.