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Reggio rinnova la preghiera accanto alle donne sfruttate: l’11 dicembre la Veglia

Un momento di preghiera, ma anche di denuncia. Per accendere una luce su un fenomeno, purtroppo, ancora diffuso anche a Reggio Calabria. Una condizione di sfruttamento che vede «spogliate» tante donne e ragazze della loro dignità. Si rinnova, anche quest’anno, l’appuntamento con la veglia per le donne vittime della tratta.

Il momento di preghiera sarà celebrato lunedì 11 dicembre, alle 21, presso Piazza Sant’Agostino. Tutti i partecipanti, guidati dall’arcivescovo Fortunato Morrone, pregheranno il Rosario.

L’iniziativa è promossa dalla Caritas diocesana di Reggio Calabria – Bova e ha come finalità stare accanto alle donne in difficoltà e sostenere la preziosa opera svolta dall’unità di Strada della Chiesa reggina denominata “Delicati segni di speranza”. Unità da anni al fianco di donne e ragazze schiavizzate dalla rete della prostituzione, non solo di strada.

La frase che accompagnerà la riflessione di quest’anno è “…E vennero ad abitare in mezzo a noi – Con Maria accanto alle donne in difficoltà”. L’intento della Veglia, ma ancora di più del servizio svolto dall’Unità di Strada “Delicati segni di speranza” è appunto stare accanto alle donne che, come sottolineato dall’arcivescovo Morrone lo scorso anno, «non hanno nessuno che le possa difendere da chi le mortifica, monetizzandone la vita».

Ecco che la preghiera può diventare «denuncia, ma anche una richiesta al Signore, attraverso l’opera svolta da chi aiuta queste donne, perché la società civile tutta possa riscoprire il valore del rispetto della vita umana», aveva ancora detto in quella circostanza il presule.

Il progetto “Delicati segni di speranza” ha la finalità di migliorare la qualità della vita delle donne che vivono la strada a causa della prostituzione, affrontando le varie circostanze in cui la dignità della persona viene lesa, attraverso lo svolgimento di azioni dirette alla prevenzione, al sostegno e all’eventuale reinserimento.

È rivolto, in primo luogo, alle ragazze, minori e adulte, e alle famiglie, turbate nella sacralità del loro quotidiano, laddove i figli o i mariti cedano alle lusinghe di un sistema che è il portato di schiavitù e degrado.

In secondo luogo, si tratta di un percorso che tocca la comunità territoriale, che perde la battaglia della tutela della sacralità della vita umana. L’unità di strada nasce come risposta cristiana al grido silenzioso di tutte quelle donne che, maltrattate e umiliate, sono costrette a prostituirsi. Si avvicina a loro, appunto, in «maniera delicata», per far capire che sono persone da chiamare per nome e non oggetti da trattare a proprio piacimento.