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Museo diocesano, al via il restauro a vista del dipinto “San Paolo e il prodigio”

È stato inaugurato oggi, al Museo diocesano “Sorrentino” di Reggio Calabria, il cantiere di restauro del dipinto settecentesco, di scuola napoletana, raffigurante “San Paolo e il prodigio della colonna ardente”, in origine collocato nella Cappella di San Paolo nell’antica Cattedrale.

Il restauratore Giuseppe Mantella, per l’occasione, ha effettuato sull’opera le indagini riflettografiche (ultravioletto, infrarosso, falso colore e spettrofotometria) utili a indirizzare le successive fasi d’intervento.

L’evento di oggi rientra tra quelli promossi nell’ambito della Giornata internazionale dei Musei Icom, dedicata al tema “Musei, sostenibilità e benessere”. Sono tra le strategie di coinvolgimento che il “Sorrentino” pone in essere per promuovere il benessere mentale e creare uno spazio sicuro per i visitatori.

All’inaugurazione del cantiere di restauro sono intervenuti monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, don Domenico Rodà, direttore Ufficio beni culturali diocesano, monsignor Demetrio Sarica, parroco della Basilica Cattedrale, Fabrizio Sudano, Soprintendente archeologia belle arti e paesaggio di Reggio Calabria, Lucia Lojacono, direttrice del Museo diocesano, e Giuseppe Mantella, restauratore.

Dalle 19 il Museo ospiterà, nel portico, un Concerto per chitarra del maestro Francesco Amendolia, restando aperto alla visita, con ingresso gratuito, fino alle 21.

Il restauro del settecentesco dipinto di San Paolo – è stato sottolineato nel corso dell’inaugurazione – «è stato possibile grazie al contributo 8xmille alla Chiesa Cattolica e proseguirà nei prossimi mesi all’interno del Museo come cantiere didattico aperto alle visite».

Il dipinto, appartenente alle collezioni del Museo diocesano, proviene dalla Basilica Cattedrale Maria Santissima Assunta in Cielo. Raffigura la Predicazione di San Paolo e il prodigio della colonna ardente: ritrae l’Apostolo nell’atto di predicare il verbo evangelico al popolo reggino.

In primo piano due figure femminili inginocchiate e due altre di cui si intravvede una porzione di viso (tra esse, probabilmente, le tre sante martiri reggine Agnese, Felicita e Perpetua) ed un bambino a destra; un vescovo con mitra e pastorale, da identificarsi con Santo Stefano da Nicea, e due legionari romani alla sinistra.

L’Apostolo è figura imponente che domina gli altri personaggi, secondo l’iconografia tradizionale: volto allungato con fronte alta e naso aquilino, barba e capelli lunghi sulle spalle.

La tela fu dipinta a Napoli destinandola alla Cappella di San Paolo nella Cattedrale reggina; il soggetto iconografico fu suggerito dal Canonico Abate Giuseppe Barilla.

Fonti d’archivio attestano che l’arcidiacono Alessandro Maria Tommasini, a Napoli al seguito dell’arcivescovo Alberto Maria Capobianco, scrive al Barilla di ritenere poco probabile che la tela potesse esser pronta per settembre 1791. Dovette esser consegnata poco dopo e, comunque, entro la data di benedizione della Cappella il 27 ottobre 1793.

Il quadro fu restaurato, l’ultima volta, da Michele Prestipino nel 1960 per sanare le lacerazioni della fiamma delle candele si sono poste toppe di tela, con uno strato di gesso rivestito da carta colorata nei toni della superficie dipinta circostante. Forse è stato rifoderato.

18.05.2023