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È Pasqua: svegliamoci dal sonno interiore

Il sepolcro vuoto

Prima protagonista e testimone è una donna, Maria di Magdala, che ormai da tempo seguiva Gesù. Giovanni ci dà delle indicazioni temporali alquanto interessanti, precisando che era il primo giorno della settimana, indicando così l’inizio di un tempo nuovo, di un mondo nuovo, resi tali proprio dal fatto che Gesù è veramente risolto. Viene poi specificato che era l’alba, “di buon mattino quando era ancora buio”, anche qui quasi un annuncio di speranza che ci ricorda che dopo le tenebre più fitte e le notti più oscure arriva sempre l’alba di un nuovo giorno di luce e di speranza. Ma Maria che cosa vede? Che cosa trova? La pietra, che sigillava l’entrata del sepolcro, era stata ribaltata. Pensiamo cosa abbia potuto rappresentare per lei quel segno e come ci potremmo sentire noi se un giorno, andando a visitare i nostri defunti al cimitero, trovassimo la tomba di un nostro caro vuota. Un’esperienza semplicemente drammatica e indescrivibile. E cosa fa a quella vista? Corre a riferire l’accaduto a Pietro e a Giovanni.

Naturalmente il pensiero della risurrezione non sfiora la mente né della donna sbalordita, né degli apostoli, nonostante Gesù avesse cercato di prepararli parlandone per tempo, ma l’unica spiegazione che riescono a darsi è che qualcuno avrà trafugato il corpo e nascosto la salma in un altro sepolcro. Comincia così la corsa dei due discepoli verso il luogo della sepoltura. Giunti lì, trovano solo segni esteriori, che non possono non confermare il sospetto del trafugamento del cadavere. La pietra del sepolcro rotolata, la tomba vuota, il sudario e i teli adoperati per avvolgere il corpo piegati in un luogo a parte. Il vangelo si conclude sottolineando che alla fine entrambi entrarono nel sepolcro, videro la tomba vuota e credettero. Capirono che finalmente si erano compiute le promesse e che quanto era stato detto dalle Scritture, che cioè “egli doveva risorgere dai morti”, si era realizzato. Ma proviamo ad analizzare seppur sommariamente gli elementi riscontrati in quello che sarà chiamato il giardino della risurrezione.

La pietra rotolata via. Una pietra che costituiva per tutti un primo grande motivo di preoccupazione e una costante domanda: “Chi ci rotolerà via la pietra dal sepolcro?”. Tutte annotazioni utili per ricordarci che non sono le nostre capacità a ribaltare le pietre tombali, ma solo la potenza di Dio. Riconosciamo con umiltà che ancora grande e pesante è la pietra del peccato che ostruisce il passaggio verso la nostra vera libertà! Pasqua è credere che anche per noi sarà Dio stesso a rimuoverla, facendola rotolare via per sempre.

Il sepolcro vuoto. Il vuoto, il nulla dentro le tombe che ci siamo scavati con le nostre stesse mani. Sono i sepolcri imbiancati delle nostre infedeltà verso Dio e le mancanze d’amore verso il prossimo. Sono tombe destinate ad essere svuotate e a restare vuote da tutte le negatività che ci affliggono e che qualche volta ci fanno diventare motivo di sofferenza per i vicini. È necessario lasciare entrare Dio dentro queste tombe e lasciarsi riempire del suo amore e della sua pace. Infine il sudario e le bende che avvolgevano il corpo, non buttate lì per caso, come da qualcuno che di fretta deve trafugare un corpo, ma piegate in un luogo a parte, come di chi tranquillamente si risveglia dal sonno, si alza dal suo letto, toglie via il pigiama, lo piega e lo sistema in un luogo a parte. Pasqua è credere che possiamo risvegliarci dal sonno interiore che provoca tante morti spirituali e ritornare alla normalità della nostra vita con animo sereno e gioioso.

E vide e credette. Giovanni lo dice riferendosi agli apostoli nonostante il loro essere “stolti e tardi di cuore a credere nelle Scritture”. Come sarebbe bello se lo si potesse dire di ognuno di noi! Beati non perché abbiamo visto e creduto, ma perché pur senza aver visto possiamo dire di credere. In fondo credere non significa forse fidarsi di Dio e affidarsi a Dio, anche quando non tutti i conti tornano, anche quanto tutte le nostre domande non trovano una risposta scontata? Chiediamo allora al Signore Risorto di crescere sempre nella vera fede affinché, morti definitivamente al peccato, possiamo ogni giorno risorgere con Lui a vita nuova.

Monsignor Giacomo D’Anna