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Le indicazioni chiare e precise per riempire di misericordia ogni gesto

Abbiamo già detto, parlando del discorso della montagna, che Gesù appare come il nuovo Mosè, come colui che vuole proporre e non imporre una legge che sia espressione concreta non di chi la intende come “una sorta di specchio nel quale vedere riflesse le nostre miserie ed le nostre incoerenze” (papa Francesco), ma come mezzo utile e prezioso per cambiare mente e cuore, rinnovare la vita, strumento prezioso per imparare a non giudicare e condannare, segno di quel fuoco vivo che riscalda, risana, rigenera, che Cristo vorrebbe già vedere divampante in ogni cristiano di ogni tempo e di ogni luogo. Eppure anche noi non poche volte appariamo freddi burocrati, giustizieri irremovibili, carnefici spietati per chi non la pensa come noi, non vive come noi…

Gesù sembra avere piena consapevolezza del suo essere il nuovo Mosè, del suo ruolo di datore di una legge nuova, di un comandamento nuovo, non a caso userà con sicurezza e determinazione, senza perplessità ed esitazione, l’espressione: “Vi è stato detto… ma io vi dico”, suscitando indubbiamente un profondo senso di fastidio e disagio nei vecchi ebrei, che da lì a poco lo considereranno solo un arrogante sedicente profeta e insolente falso messia. Eppure Gesù non ha paura di essere voce fuori coro, di andare contro corrente, pur di portare a compimento, trasformando dal di dentro, dando un’anima a un messaggio totalmente nuovo incentrato sull’amore vero.

Gesù poi si sofferma nelle cosiddette antitesi relative a quattro esperienze forti della vita dell’uomo, a quattro capisaldi della legge mosaica: l’uccisione, l‘adulterio, il divorzio e il giuramento. Senza entrare in merito a ciascuno di questi ambiti dell’uomo, che dicono anzitutto il forte legame che ci deve essere tra fede e vita, tra religione e quotidianità, sottolineiamo solo il fatto che il Maestro vuole darci un’indicazione chiara e precisa, che supera ogni regola, per riempire di misericordia ogni gesto, portando così a pieno compimento nella carità l’antica legge. Da qui tutte le indicazioni pratiche che a prima vista possono apparire umanamente come una legge ancora più dura ed esigente, ma che invece si rivelerà particolarmente esaltante e liberante, soprattutto se ci convinciamo che non solo non è lecito uccidere, ma neanche offendere e insultare, non è giusto non solo tradire ma neanche rendere oggetto di desiderio l’altro, non è concepibile non solo divorziare ma neanche arrogarsi il diritto di sciogliere quello che Dio ha costituito in unità, non è possibile non solo spergiurare ma neanche fare della falsità e dell’ipocrisia il proprio stile di vita.

Concludo con l’augurio di saper mettere in pratica l’invito forte e inequivocabile di Gesù, quello di voler insegnare e osservare la sua nuova legge ispirata ai precetti dell’amore: “chi li osserverà li insegnerà sarà considerato grande nel regno dei cieli”. Solo così saremo capaci di “superare la giustizia degli scribi e dei farisei” per accostarci e vivere sempre più il senso vero del vangelo, lo spirito delle beatitudini, il comandamento dell’amore, divenendo così non “cristiani di facciata, ma di sostanza”.