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Gesù ci aiuta a riflettere sul dono della Misericordia

Il Vangelo di questa domenica è un’occasione preziosa per riflettere su tali realtà, che forse non comprenderemo mai abbastanza, lasciando così che la nostra esistenza cristiana proceda rasoterra, invece di spiccare il volo. Gesù cerca di aiutarci in questo intento e lo fa partendo da due fatti di cronaca avvenuti “in quel tempo”. Sono i famosi “segni dei tempi”, espressione cara al magistero di san Giovani XXIII, che trova il suo apice negli insegnamenti conciliari, i quali li definiscono “segni della presenza o del disegno di Dio” (GS 11) L’azione di Dio nel tempo, se veramente accolta, “consente lo sviluppo del Regno nella storia, suscita novità di vita, fa fiorire forme inedite di giustizia e di fraternità”. Per questo Gesù ci invita a saper riconoscere i segni dei tempi con la facilità con cui sappiamo riconoscere gli agenti atmosferici (Mt 16,1-4) e ci presenta due fatti che oggi definiremmo di cronaca nera.
Il primo è un attentato, un assassinio voluto da Pilato che, considerando un gruppo di Galilei rivoltosi, li fece uccidere mescolando il sangue di questi con quello dei loro riti sacrificali. Nel secondo si parla di un comune incidente, la torre di Siloe che crolla e scaccia diciotto persone. Gesù ne approfitta per rivolgere ai suoi ascoltatori un forte appello alla conversione, sottolineando una grande verità: quelle persone non erano più cattive e meritevoli di castigo di tante altre che rimasero illese sfuggendo alla triste sorte. È questa una riflessione che dovremmo fare anche noi, in particolare davanti alle notizie di tanti eventi tristi del nostro tempo, non ultimo quella dell’attuale conflitto bellico in Ucraina, dove milioni di persone stanno vivendo la “follia di una guerra”, pagando il caro prezzo di essere perseguitati, profughi, rifugiati, e persino gravemente feriti e uccisi. Dobbiamo riconoscere che quando succedono cose tristi, specialmente se accadono a noi, ci domandiamo immediatamente: perché proprio noi? Che male abbiamo fatto? Se avviene agli altri nessuno si chiede: perché quei fratelli e non noi? Una risposta prova a darcela la parabola del fico sterile di oggi: in essa appaiono con chiarezza da una parte l’infecondità dell’albero che siamo noi, incapaci ormai da troppo tempo di portare brutti buoni, e dall’altra la misericordia/pazienza di Dio, che ripete anche per noi: “lascialo ancora un anno, non lo tagliare”.
Se è vero che “il nome di Dio è Misericordia”, come insegnatoci da papa Francesco, pazienza è la sua caratteristica per eccellenza. Conosciamo il senso spirituale della parola pazienza e come noi la esercitiamo? Sappiamo che essa è la facoltà umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei confronti delle varie negatività un atteggiamento calmo e sereno. La pazienza è una qualità, un atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, e persino la morte, con tranquillità e spirito di sopportazione, controllando la propria emotività ed impulsività. “La pazienza è la virtù dei forti”, ci hanno insegnato a dire, ma come è difficile esercitarla, innanzitutto con noi stessi, riconoscendo e accogliendo le nostre povertà, accettando e aspettando noi per primi i tempi di crescita a volte lenti e faticosi, in un impegno costante, fatto in prima persona, per una continua e costante conversione! Dobbiamo imparare a rivolgerci verso di Lui, certi di trovare in Lui un “padre buono e misericordioso” o, per dirla con la parabola di oggi, un vignaiolo paziente e benevolo nonostante tutti i nostri ritardi e le nostre infedeltà. La stessa “santa pazienza” dobbiamo avere con i fratelli, anche verso di loro dobbiamo acquisire sempre più un atteggiamento capace di avere rispetto della tabella di marcia altrui, senza pretendere ed esigere risultati positivi e immediati. E, perché no, pazienza anche con Dio che apparentemente ritarda ad ascoltare le nostre suppliche e preghiere, scompiglia i nostri progetti, restando in silenzio e apparendoci sordo e muto, se non addirittura irreperibile alcune volte in cui lo cerchiamo.
Impariamo a scoprire ed apprezzare la pazienza e la misericordia di Dio: ci ritroveremo ben presto molto più pazienti e misericordiosi di quanto immaginavamo.