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La forza della Parola riempie i vuoti delle nostre reti

Che figura! Che fallimento! Oggi invece Gesù è come assalito, circondato, pressato da una folla irrefrenabile per la gioia di “ascoltare la sua Parola”. Un successo che stavolta lo costringe ad allontanarsi da loro, sebbene mai rinunci al suo principale ministero/servizio, quello dell’evangelizzazione, dell’insegnamento. Ed è curioso il mezzo dal quale lo esercita, la barca di Pietro, leggermente scostata da terra, da sempre considerata da quel giorno il primo pulpito della Chiesa. Il primato della Parola diventa allora l’elemento fondamentale della vita cristiana di tutti i tempi, una Parola che va cercata, desiderata e accolta, ma anche predicata e testimoniata in ogni modo e con ogni mezzo.
Segue poi il famoso racconto della pesca miracolosa. Anche qui non ci sfugga la potenza della Parola di Dio che può tutto al di là delle nostre previsioni, attese e certezze. Infatti i pescatori del lago, in primis Pietro, che sono chiamati a divenire apostoli del vangelo, non considerano più la loro stanchezza fisica, la paura di un’eventuale fatica persa, di un ennesima amara delusione, ma si fidano “ciecamente” di quel tale che, sebbene considerato da tutti un bravo predicatore, una persona carismatica, indubbiamente era profano di lago e incompetente di pesca. Nonostante ciò, scommettono su di Lui, accettano il suo invito, accolgono la sua Parola, ed è proprio su quest’ultima che si appoggiano, eseguendo senza esitazione e tentennamenti Il comando di Gesù: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Bella la prima espressione, che in latino suona “Duc in altum”, e che rimanda immediatamente all’altezza della fede in Dio, quasi a dire che chi si fida del Signore e crede in Lui spicca il volo, si eleva al di sopra di tutto, è chiamato ad alte vette, che gli permetteranno di vedere in opera, senza la minima difficoltà, tutta la grandezza e potenza di Dio.
Il risultato della fiducia accordata al Maestro e l’obbedienza cieca alla sua Parola produsse quel giorno un risultato esageratamente sovrabbondante: “una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”. Una pesca veramente miracolosa quella che la vera fede realizza anche ai nostri tempi e nelle situazioni personali, dove è ancora possibile vedere riempiere le nostre reti vuote dell’ottimo e abbondante pesce della grazia e dell’amore del Signore.
Spiritualmente il vero miracolo non sta tanto nell’impensabile successo avuto in quella pesca eccezionale, ma nel fatto che quella fiducia incondizionata ha permesso a Pietro e suoi compagni di vincere ogni forma di negatività, in particolare la delusione e l’amarezza di tornare a casa a mani vuote, nonostante “una notte di sudore sulla barca in mezzo al mare”, e di acquisire la virtù cristiana per eccellenza, l’umiltà del cuore. Quest’ultima rende grande il pescatore di Galilea, perché capace di riconoscere finalmente in Gesù l’unico vero Signore, davanti al quale non può che piegare le ginocchia e pronunciare la preghiera più bella che possa sgorgare dal cuore umano, quella dell’invocazione della divina misericordia, che non castiga e punisce, ma apre la vita di ogni credente a nuovi e sconfinati orizzonti. È quella voce che ti chiama e ti mostra un altro mare, per poter gettare – come cantiamo – le reti sulle rive di ogni cuore, permettendo a chi lo desidera di diventare “servo per amore, sacerdote dell’umanità”.
“Non temere; d’ora in oi ti farò pescatore di uomini”. Anche qui una pesca veramente miracolosa perché posta in essere non per catturare e far morire, ma per trarre fuori dal mare infido e minaccioso che ci circonda e ci affonda, per tirarci in salvo e darci luce, vita e amore in un’esistenza pienamente realizzata nella libertà e nella gioia di appartenere a Cristo e alla Chiesa.