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L’acqua fatta vino è segno della volontà del Signore

Da oggi allora seguiamo Gesù sulle strade polverose della Galilea. È qui che il Nazareno si rivela maestro potente in opere e parole. Ed è proprio qui che Egli si manifesta come il misericordioso, Colui cioè che è sempre pronto ad andare incontro a quanti si trovano nella difficoltà e nella prova, tant’è che è proprio nei confronti di una coppia in difficoltà Gesù opera il suo primo miracolo. In un primo momento sembra che lo faccia un po’ contro voglia, quasi infastidito della “raccomandazione” della madre, ma poi appare inevitabilmente prodigo e indulgente, pur di restituire la serenità e la gioia a una famiglia che rischia di trasformare quel fausto evento in un indimenticabile cattiva figura. È Giovanni che ci racconta l’episodio miracoloso delle nozze di Cana. Anche qui l’evangelista non si risparmia in insegnamenti, allusioni, riferimenti e anticipazioni che servono a farci scoprire la potenza di Dio. Così infatti lo stesso conclude il racconto: «Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». È il senso, il fine della Parola di Dio che ci accompagna di domenica in domenica, l’impegno concreto per ciascuno di noi, chiamati ad ascoltare e annunciare la Scrittura, conoscere la gloria di Dio per divenire ogni giorno di più testimoni luminosi e credibili. Tra tanti insegnamenti che Giovanni ci lascia anche in questo noto passo evangelico, mi piace richiamarne due, il primo relativo naturalmente alla potenza e gloria di Cristo e il secondo alla mediazione della madre. «Vinum non habent». Tutti prima o poi possiamo trovarci nella situazione di non avere più vino, simbolo della gioia di vivere, di tutto ciò che di positivo c’è nella dimensione umana, per perderci e affogare nell’acqua della nostra mediocrità e insignificanza. Abbiamo bisogno di un miracolo. Ebbene il vangelo ci ricorda che ancora oggi è possibile ottenere quel miracolo, ancora può avvenire quella prodigiosa manifestazione, a condizione però che ci fidiamo di Dio, che impariamo ad obbedire, come fecero i servi, ai comandi del Salvatore. Se oggi non assistiamo più con tanta facilità a miracoli e prodigi da pare di Dio non è perché è venuta meno la sua gloria e potenza, non è che si è inaridita la sua mano e accorciato il suo braccio santo, ma evidentemente qualcosa nella nostra fede non funziona, per cui la nostra speranza è sempre più dubbia e la nostra carità sempre più insignificante. I giovani sposi di Cana non avevano dimenticato di invitare anche Gesù alle loro nozze, lo avevano voluto, desiderato, accolto. Solo quando anche noi come loro sapremo prenderlo seriamente nella giusta e dovuta considerazione, sperimenteremo la sua gloria e potenza, indubbiamente sempre valide ed efficaci. «Era presente la Madre di Gesù». Dove c’è la madre c’è sicurezza, gioia e serenità. Dove c’è un malato, dove c’è un deluso, un fallito, uno scoraggiato, là c’è una mamma. Nelle situazioni difficili e di crisi gli amici si perdono, i parenti si dileguano, la mamma invece è presente, resta al fianco, con la sua sensibilità, la sua pazienza, il suo coraggio, la sua tenerezza, pronta a sorreggere, ad incoraggiare ad esortare nella battaglia e nella prova. Chissà perché un uomo, anche quando è vecchio, quando muore chiama «mamma»? Lo stesso grido è del povero e dell’indifeso travolto dalla bufera della vita. E chissà quanti migranti sono affondati nelle acque del nostro Mediterraneo con un disperato «mamma mia!». Accogliamo anche noi oggi l’invito della Madre, la mamma per eccellenza, la mamma di tutte le mamme, facciamo tutto che il Figlio ci dirà: sperimenteremo indubbiamente, anche ai nostri giorni, la potenza di Dio e la dolce presenza e intercessione di Maria.