Ripartire, camminando insieme. Questo è il messaggio finale dell’Assemblea diocesana di Reggio Calabria celebrata all’interno della Basilica Cattedrale. L’8 settembre, quindi, assume un valore particolare per la Chiesa reggina che si è radunata – in presenza e via streaming – per riflettere sul valore della sinodalità.
Il tema scelto da monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, si inserisce a pieno lungo il solco tracciato da papa Francesco.
«Grazie ad ognuno di voi per essere qui. E, soprattutto, per il servizio ecclesiale che svolgete nella diocesi di Reggio Calabria – Bova» ha esordito Morrone. «Ringrazio tutti per la vostra presenza, ma permettetemi una menzione particolare: grazie all’arcivescovo emerito Vittorio Mondello per essere qui. È vero che lavoreremo sulla sinodalità, ma la Chiesa di Reggio parte da un percorso già avviato da tempo. Stiamo già camminando insieme. Dobbiamo continuare a farlo».
«Il Sinodo deve elaborare una visione pastorale: non c’è mission senza vision, ci vuole una strategia e una tattica. Noi oggi che visione pastorale abbiamo? Ecco l’importanza del Sinodo». Così monsignor Francesco Savino ha avviato la sua riflessione.
Su questo aspetto, Savino ha voluto radicare il suo ragionamento: «Voglio darvi una mia definizione di Cammino sinodale, la prendo in prestito da don Tonino Bello, col quale ho condiviso 7 anni della mia vita: il Sinodo è un osare l’aurora nonostante la notte dei tempi».
E poi, continuando a citare don Tonino Bello, Savino ha aggiunto: «Non possiamo andare avanti con metodi scontati, con ritmi di puro contenimento, con procedure di facile conservazione. È necessario mettersi in ascolto del futuro». «Questo per me è il Sinodo, – ha sottolineato il presule bitontino – mettersi in ascolto del futuro, partendo dalla realtà che stiamo vivendo, per non cedere ai soliti paradigmi pastorali: si è fatto sempre così».
«Per me il Sinodo è una grande opportunità di grazia. Ma dobbiamo intenderci su una cosa: è necessario ribadire il contenuto della Lumen Gentium, cioè il superamento della Chiesa intesa come piramide a favore di una visione come poliedro», ha detto monsignor Savino.
Prosegue Savino: «Rosmini parlava del feudalesimo nella Chiesa (questa è la visione della Chiesa piramidale), l’opposto della piramide non è la sfera, ma il Poliedro (n. 236 e 237 della Evangelii Gaudium) che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Il soggetto del Sinodo è il popolo di Dio, inteso come poliedro».
Nel corso del suo intervento, monsignor Savino ha puntualizzato: «È necessario ripensare la modalità della comunicazione nella Chiesa. Ancora oggi vedo che la comunicazione segue questo schema: dal Clero ai laici, dagli uomini alle donne. Lo schema della comunicazione deve essere orizzontale e circolare».
«Stiamo attenti a non vivere un metodo sinodale delle commissioni parlamentari, stiamo attenti al parlamentarismo. La Chiesa non è una democrazia parlamentare» chiosa il vescovo di Cassano allo Ionio. «Quali saranno i temi di confronto sul cammino sinodale? In questi giorni si parla molto del referendum sul fine vita…i cattolici credenti che cosa pensano?» si interroga Savino.
Savino ha voluto porre delle domande ai sacerdoti presenti: «Sul ruolo delle donne nelle nostre chiese locali, che cosa pensano? E poi, vogliamo aprire una riflessione serie sul ruolo dei padrini e delle madrine nell’iter di iniziazione cristiana? Per me il Sinodo deve essere soprattutto spirituale. È mettersi in ascolto di ciò che lo spirito vuole dire alla nostra Chiesa locale».
Prima di lasciare spazio agli interventi, Savino ha donato «le quattro parole importanti del Sinodo». Un vero e proprio «lessico sinodale di una Chiesa particolare» basato su «ascolto, dialogo, essenzialità, mistica». «Non facciamoci voce degli altri, piuttosto facciamo sì che tutti abbiano una voce», ha concluso Savino.
Tantissime le domande dei partecipanti, molte delle quali arrivate tramite la diretta Facebook realizzata dall’Avvenire di Calabria. Sulle periferie geografiche ed esistenziali, ad esempio, Savino ha detto: «Dobbiamo capovolgere il nostro schema di evangelizzazione». Su come farlo, «nessuno deve rimanere indietro» dice il presule auspicando a un metodo sinodale davvero «inclusivo». «La Parola di Dio è del popolo» ha evidenziato Savino lanciando una provocazione: «Ma tutti i cattolici sono cristiani? Serve un discernimento comunitario che sia davvero generativo». Poi un appello ai sacerdoti: «Basta col cristianesimo eticista e moralista, la pastorale è il tentativo di mettere le donne e gli uomini nelle condizioni di incontrare Gesù».
«Gli operatori pastorali devono evitare il rischio dell’autoreferenzialità e del narcisismo. Non sono acefali, ma parte di un corpo che è la Chiesa» stigmatizza monsignor Savino. Sul protagonismo delle coppie, «il Sinodo deve accogliere e includere le cosiddette coppie irregolari. Lo Spirito Santo è al plurale, non è mai omologato». Infine sul rapporto ‘ndrangheta, massoneria e Chiesa: «Nessuna continuità. Papa Francesco è stato molto chiaro: se la ‘ndrangheta adora il male quella è la loro religione. La massoneria? Deve avere il coraggio di venire fuori, di uscire alla luce».
«Mettersi in ascolto del futuro» ha detto Morrone. «Il nostro futuro è Gesù». L’arcivescovo reggino ha ringraziato i nuovi incaricati dell’arcidiocesi annunciato un’ulteriore novità: don Pietro Sergi è stato nominato Vicario per la Cultura.
Un dinamismo che ha fatto prolungare i tempi dell’Assemblea diocesana conclusa in serata. Non un atto “finale”, ma un punto di partenza per un cammino sinodale che coinvolgerà parrocchie, associazioni e movimenti presenti sul territorio diocesano come ha confermato, in conclusione, monsignor Morrone.