Due prodigi che hanno un unico intento, quello di suscitare la fede nel cuore dei credenti. Due eventi straordinari posti in essere da Gesù non tanto per richiamare l’attenzione sulla sua persona, quasi per il gusto di ottenere successo e popolarità, ma solo per dimostrare con i fatti che nulla è impossibile a Dio e nulla è impossibile a chi crede in lui. Non dimentichiamo che in tutti i racconti evangelici l’obiettivo è sempre quello di dimostrare che la fede è essenzialmente fidarsi di Dio e affidarsi a Dio, ossia consegnare a lui la nostra vita; solo mettendo ogni circostanza nelle mani di Colui che tutto può, saremo in grado di abbracciare il vero senso della fede. Il vangelo di questa domenica ci insegna che la vera rinascita, la vera guarigione dalla malattia o peggio della morte è sempre frutto di un itinerario di fede, nel quale ci si impegna a riconoscere che niente e nessuno è potente come Dio, la cui salvezza non ha confini. Davanti al dolore per una grave malattia e alla disperazione per la morte, che resta sempre e comunque qualcosa di veramente incomprensibile, Gesù non resta indifferente, ma manifesta la sua compassione, il suo cioè “soffrire-con”, e il più delle volte non esita a manifestare la sua opera benefica, la sua potenza salvifica. Il primo episodio ci racconta di un padre disperato che ricorre a Gesù per implorare da Lui la guarigione per la figlia ormai in fin di vita. Si incammino tutti verso la casa della giovane inferma, con a seguito molta folla particolarmente attenta e curiosa di vedere quello che succederà. Mentre sono in cammino arriva la ferale notizia: «Tua figlia è morta! Rassegnati! Non c’è più nulla da fare!». Gesù non si scompone per nulla, ma esorta l’afflitto padre, che Marco definisce «uno dei capi della sinagoga», a non mollare nella fede, a continuare a credere. Proseguono il cammino. Una volta giunti a destinazione, entrano e lì Gesù, con un gesto semplice e una sola parola, compie il desiderato miracolo. Prende la mano della bambina e le dice «Talità kum», che significa «Alzati». Grande stupore coglie tutti gli astanti, che restano a bocca aperta e senza parole. In mezzo a questo racconto è incastonata la narrazione del secondo miracolo, quella dell’emorroissa, una donna che da dodici anni soffriva di forti perdite di sangue. Dalla lettura del testo si capisce subito che Marco vuole intrecciare in un unico racconto i due miracoli. Come mai? La risposta è semplice: per il forte richiamo che entrambe fanno al senso di una vera e propria risurrezione. Non a caso anche questa donna è già spinta da un’incredibile fede, nutrita della sua convinzione che sarebbe bastato solo toccare il lembo del mantello di Gesù per poter essere risanata. Purtroppo questo non era per nulla un gesto semplice, sia per la sua infermità, che l’aveva particolarmente segnata e indebolita, sia per via della grande folla, che facevano muro intorno a Gesù. Ma la donna non si scoraggia e, mossa più dalla forza della fede che dalle sue energie fisiche, avanza nel suo intento e in modo incredibile riesce a portare a termine la sua missione, con la scoperta che le sue previsioni erano veramente azzeccate. Ed è così che ipso facto viene guarita al semplice suo tocco del mantello. Gesù avverte comunque la potenza che era uscita da lui, percepisce che un miracolo era stato quasi “estorto”. La spiritualità cristiana comprenderà da quel giorno che l’amore tutto può, vince, ottiene. Portiamo con noi oggi, quasi personalmente a noi rivolte, le due parole di Gesù, che sono certamente il tesoro dell’odierno vangelo. La prima è quella rivolta alla donna: «La tua fede ti ha salvata»; la seconda quella detta all’addolorato papà: «Non temere, solo continua ad avere fede». È qui racchiuso il senso di tutto il messaggio evangelico. E ricordiamoci sempre che con la fede si può ottenere tutto. Da qui l’impegno a custodire e alimentare sempre il dono della fede, che se riusciremo a conservare, anche nei momenti più bui e disperati della vita, ci permetterà di vedere che davvero «la mano del Signore è meravigliosa e che la sua potenza è invincibile».