Monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, ha celebrato la prima in parrocchia a Scilla, nella mattinata di ieri, domenica 13 giugno. Per l’occasione, il presule ha amministrato il Sacramento della Cresima a dei giovani parrocchiani.
Davvero un segno d’eccezione la presenza del nuovo vescovo Fortunato Morrone nella Comunità di Maria Santissima Immacolata in Scilla, la prima nella quale ha celebrato il sacramento della Confermazione. Una ricca e festosa presenza di laici e religiosi, famiglie, giovani e bambini che hanno gremito il duomo di Scilla e lo hanno circondato di affetto e di preghiera. E dopo il saluto commosso del parroco, le parole intense e stupende di un vescovo che, sul solco del suo stemma episcopale, ha lasciato cadere il seme nei cuori di ciascuno e nel cuore della nostra splendida cittadina. Ha parlato con il cuore in mano e, con la sensibilità pastorale di un parroco-pastore, ha chiesto ai ragazzi di crescere sempre più nella fede e nella gratitudine e, agli adulti, di essere come l’argine di un fiume per difenderli nel loro scorrere vigoroso. Al termine della liturgia ha riaperto il tabernacolo per continuare l’adorazione perpetua, perché la fiamma della carità possa attingersi giorno e notte dalla sorgente di ogni santità. Poi è ripartito, non prima di qualche scatto fotografico davanti all’incantevole bellezza del mare cristallino della Chianalea e aver ascoltato diverse storie di sofferenza che ha promesso di portare nel cuore e nella preghiera.
Di seguito il saluto del parroco di Scilla, don Francesco Cuzzocrea.
“Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto” (Ez 17,22)
La ringraziamo dal profondo del cuore per aver scelto la nostra parrocchia come prima comunità in cui segnare con il sacro Crisma i giovani che sappiamo avere un posto particolare nel suo cuore. Oggi, in Lei, accogliamo il primo Pastore destinato da subito, con la consacrazione episcopale, al servizio della nostra Diocesi, dai tempi del servo di Dio Giovanni Ferro. È quasi una «restituzione» che la Diocesi di Crotone-Santa Severina fa a quella reggina-bovese dopo aver ricevuto da questa il vescovo Giuseppe Agostino per le cui mani Lei ha ricevuto l’ordinazione presbiterale, come ci ricordava ieri in Cattedrale. Sono i bellissimi intrecci che opera lo Spirito Santo nelle vite di ognuno per sottolineare come tanti sono i luoghi, le storie e i percorsi, ma comune la promessa di Salvezza.
La comunità di Scilla è una realtà piccola ma consapevole di portare su di sé un retaggio di storia e di fedeltà spirituale che il legame d’amore con chi ci ha preceduto la spinge, fra tante difficoltà, a non sciupare. Fin dai primi secoli del cristianesimo vi era a Scilla una Comunità cristiana che sembra abbia ospitato San Girolamo, il quale ringraziò i pescatori per avergli indicato la rotta per la Palestina. Fattori epocali non solo locali, come il calo demografico e l’emigrazione economica, il quasi azzeramento degli investimenti pubblici e l’esigua economia privata, hanno reso tangibile questo rimpicciolirsi già da alcuni decenni, con uno spopolamento che purtroppo interessa sempre più giovani e giovani famiglie. Eppure questa è una comunità che non si è mai tirata indietro di fronte alle sfide e che si è sempre percepita come una, assieme ai numerosi emigrati negli Stati Uniti, in Canada e un po’ dovunque in Nord Italia, in Europa e nel mondo. Grazie all’attenzione ai bisogni locali dei leader delle comunità di scillesi soprattutto degli Stati Uniti fu possibile, nel secondo dopoguerra, costruire un ospedale che tante vite ha salvato e tanti disagi ha risparmiato a un comprensorio molto più esteso del nostro Comune, fino a subire i colpi di maglio di quello che paradossalmente è stato chiamato «risanamento della sanità» degli scorsi decenni, e che sembra rinascere come «casa della salute», oggetto ancora misterioso ma che si spera presto in grado di alleviare le non poche sofferenze della popolazione. Questa è una comunità capace di ricostruire quasi per intero la chiesa del venerato Santo Patrono San Rocco, soprattutto con offerte costanti nel tempo da parte delle famiglie, con uno spirito di sacrificio davvero fuori dal comune. E così è stato anche per questa chiesa arcipretale dedicata a Maria Ss. Immacolata, con una storia di quasi quindici secoli. Così è per tutte le otto chiese, dove è disseminato un consistente patrimonio storico-artistico e archivistico che è tutelato e mantenuto con sforzi titanici sebbene insufficienti. E’ quasi ultimato, con il solo contributo dei fedeli, il restauro conservativo della chiesa baraccata di San Giovanni Battista, umile ma unico e autorevole testimone del tragico sisma del 1908 e della premura pastorale di Papa Pio X. Ed è all’esame degli uffici di Curia il progetto per il completamento della facciata principale di questo duomo, con auspicio e preghiera che si possa realizzare anche con l’aiuto dell’8xmille.
Si parla, in proposito, di una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, ed un itinerario di fede, di ricerca teologica. Balthasar apre la sua grande opera intitolata Gloria con queste suggestive espressioni: “La nostra parola iniziale si chiama bellezza. La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare, quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile rapporto”. Le nostre chiese, icone artistiche dell’unica Chiesa di Cristo, sono spazi di preghiera e di accoglienza, gemme incastonate nei borghi e nei quartieri della nostra Scilla. Ciascuna di esse, con la sua bellezza e fragilità, racconta la sua storia… e Bellezza e fragilità si intrecciano nella narrazione, del Mistero! Frutto alla sensibilità dei volontari della Caritas, questa comunità ha generato una vera e propria clinica geriatrica di eccellenza, luogo del cuore e fucina di santità feriale. E alla cura degli anziani si dedica anche un’altra struttura guidata dalle amorevoli attenzioni dalle Suore Veroniche del Volto Santo di San Gaetano Catanoso, presenza religiosa umile e preziosa. Tanto amore fraterno è sparso dagli operatori della consolazione, dai volontari del Banco alimentare, dalle associazioni parrocchiali e civili che collaborano in iniziative di solidarietà ordinarie e straordinarie, di prossimità e di attenzione verso ultimi, in progetti missionari ed esperienze di mondialità. Con una estesa forma di pietà popolare che abbraccia molti mesi dell’anno, la Comunità promuove la custodia del creato e contribuisce ad animare un territorio a vocazione turistica e, attraverso le associazioni parrocchiali e i gruppi di catechesi, si pone a fianco alle famiglie e alla scuola per contribuire a togliere dai pericoli della strada decine e decine di ragazzi e sostenere le loro fragilità. Una collaborazione armonica e variegata di carismi, volti e storie, alcune di straordinaria bellezza e di eroica santità nella sofferenza e nella povertà evangelica che, non vediamo l’ora di farle conoscere quando, appena le sarà possibile, vorrà ritornare tra noi. Un esercito di laici generosi e collaboratori instancabili.
Scilla oggi è sinceramente onorata di accoglierla, ad appena un giorno dal suo ingresso nella nostra Arcidiocesi e a soli otto dalla sua ordinazione episcopale. È onorata particolarmente della sua presenza proprio in questo tempio, dove da 15 anni, gli adoratori si alternano davanti al Santissimo Sacramento ininterrottamente e dal giorno della sua elezione pregano anche per il loro nuovo pastore che stiamo iniziando a conoscere, ad apprezzare e ad amare. Mi creda, eccellenza, la stiamo amando! Mi permetta un inciso personale: emozioni forti e profonde mi ha regalato l’abbraccio commosso con i suoi genitori dopo l’ordinazione ma anche il soffio di Dio, caldo e intenso, nel suo ampio respiro che ieri in cattedrale ho colto da una posizione privilegiata, durante il canto del salmo responsoriale. Per non parlare del dolcissimo e affettuoso saluto al suo nipotino Cristian ed il gesto spontaneo di sfiorare tante volte l’anello della nuzialità episcopale durante il suo saluto finale. A chi come me ha dedicato la sua vita soprattutto a servizio delle famiglie e ad approfondire il grande mistero della teologia sponsale, questi particolari non sono sfuggiti. Come non è sfuggita la sua calda, semplice e accogliente voce nei dialoghi telefonici dei giorni scorsi. Persino ieri sera si annunciava come “don Fortunato”. Parole e immagini che mi hanno commosso e che mi accompagneranno per sempre! Eccellenza, ci sentiamo fin da subito collaboratori della comune gioia, riecheggiando l’impegno di San Paolo che Lei ha scelto come suo motto e programma. Ci sforzeremo di cogliere i frutti maturi del suo sacerdozio assieme alle primizie del suo episcopato appena iniziato. Ci consenta di farle dono di un dipinto realizzato da un’artista scillese che raffigura uno squarcio della nostra bella località ma anche il nostro augurio di continuare ad essere, insieme, “pescatori di uomini”. Che la Madonna Immacolata e San Rocco la assistano e ci assistano in questo importante compito che si fa impegno ecclesiale ad approfondire sempre più la definitiva conversione dei nostri cuori a Cristo Gesù. A lui la gloria nei secoli dei secoli!