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Messa del Crisma, Morosini: «Amiamo veramente il Signore»

La Liturgia di questa messa, sin dall’inizio, sottolinea la nostra partecipazione alla sua consacrazione (Colletta), che è dono d’amore, per cui nel salmo ci ha fatto ripetere: Canterò per sempre l’amore del Signore. Al centro della liturgia di consacrazione del crisma c’è Gesù, consacrato e inviato dal Padre. Noi stiamo davanti a lui per contemplarlo con amore e riconoscenza; lui che un giorno ci ha fissati negli occhi e ci amati: Su di lui a preferenza di tutti gli altri uomini, hai effuso l’olio di esultanza profeticamente cantato da Davide, come pregherò nella preghiera di consacrazione. E nel Prefazio della messa ripeterò: Con l’unzione dello Spirito Santo hai costituito il Cristo tuo Figlio Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa.

Vorrei, che tutti noi questa sera, e soprattutto noi sacerdoti, potessimo fare l’esperienza dei discepoli di Emmaus: Non ci ardeva forse il petto nello stare con lui?

Come vorrei, cari sacerdoti, che vi portaste da questa celebrazione la gioia dello stare con Gesù.

In questa santa messa noi riassaporiamo la gioia di essere stati amati dal Signore e scelti da lui per continuare il suo sacerdozio: Con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli.

Non spegniamo mai, carissimi fratelli sacerdoti, l’eco di queste parole del prefazio: amore di predilezione. Risuonino sempre nel nostro animo, soprattutto quando siamo circuiti dalla tentazione dell’infedeltà, quando siamo stanchi e delusi; ma anche quando siamo felici del nostro lavoro e del nostro ministero: ciascuno di noi, qualunque sia stata la storia della propria vocazione, è stato guardato con occhio di predilezione da parte di Gesù. Ci ricaricheremo di nuovo entusiasmo e di nuova forza per andare avanti e non tradire la fiducia che Gesù ha posto su di noi.

Vi auguro che possiate vibrare tutti di gioia a questo pensiero: sono amato dal Signore.

Oltre che contemplare Gesù nello splendore del suo sacerdozio, lo ringraziamo per averlo partecipato anche a noi, come pregheremo nel prefazio della Messa: Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza.

Tutto passa da lui, tutto è orientato a lui, tutto acquista significato a partire da lui. Benedicendo l’olio dirò fra poco: Ora ti preghiamo, o Padre: santifica con la tua benedizione quest’olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo Spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri.

Cari fratelli, sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi e popolo di Dio, sentiamoci in questo momento come se fossimo in casa di Simone e vediamo entrare la donna di Betania che si dirige verso Gesù e rompe il vasetto di alabastro per profumare il suo capo e riconoscere in lui la fonte del nostro Sacerdozio, sia battesimale che ministeriale. Fissiamo Gesù come il modello verso il quale guardare e al quale esprimere tutta la nostra venerazione, perché lo vogliamo amare sopra ogni cosa e al di sopra di tutto, perché ci ha amati di amore di predilezione. Ciascuno di noi deve sentirsi il discepolo che Gesù amava.

La donna è noncurante delle voci che la criticano per il troppo sciupio di denaro, che poteva essere distribuito ai poveri: il profumo costa, l’alabastro anche. Ma ella non si cura perché è troppo orientata verso Gesù per capire altro, che non sia lui o riguardi lui, che è per lei il dono prezioso; vale troppo perché si possa dire che qualcosa dato a lui, possa essere giudicato spreco. Lo ama troppo perché possa considerare spreco l’onore che gli sta tributando. Si: l’amore, quando è vero, è sempre sovrabbondante; è senza prezzo e senza misura: per questo non teme di essere sprecato!

Oh, volesse il cielo che questa celebrazione possa rinnovare in tutti noi questi sentimenti della donna. Volesse il cielo che tutti uscissimo da questa celebrazione con il fremito di quella donna, che ha amato veramente il Signore. Che Dio ci aiuti perché mai nessuno di noi sostituisca questo amore con altri amori o svenda questo bene con altri beni.

Permettetemi nella celebrazione del Crisma di questo anno, l’ultima che forse presiedo nella mia vita, un fuori programma, con il quale voglio testimoniare il mio amore a Gesù e a questa Cattedrale, che mi ha visto per tanti anni, come Sommo Sacerdote, presiedere i riti solenni della Chiesa. Dopo l’omelia consegnerò al Parroco un paliotto ricamato in oro dalle monache Minime di Paola con il quale chiedo di adornare, prima della consacrazione degli oli, questo altare, segno liturgico della presenza di Cristo in mezzo a noi. Vuole essere come il nardo prezioso versato dalla donna sul capo di Gesù, e vuole rappresentare a lui, a Gesù, l’amore di tutto il presbiterio diocesano.

Fra poco nel prefazio pregherò così per me e per voi: Tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso.

Riusciremo, cari fratelli, ognuno per la vocazione ricevuta, ad essere generosi con Gesù come lo è stata la donna? Gesù vale per me, per voi, per tutti, veramente tanto, per cui nulla mai è sprecato per lui? Conformarci a lui, rassomigliare a lui per le scelte di vita; testimoniarlo con fedeltà integerrima e amore generoso verso i fratelli, verso i quali egli ci ha inviato: ecco il significato profondo di questa celebrazione annuale, sempre carica di significato ed emozione, perché riprendiamo coscienza del nostro sacerdozio.

Vi ricordo, carissimi sacerdoti e fedeli tutti, quanto ho ripetuto in questi anni sulla consacrazione, sia quella battesimale che sacerdotale, che dobbiamo riconquistare, ciascuno per quello che gli è proprio. In questo clima di scristianizzazione e secolarizzazione solo la riscoperta da parte nostra dell’unzione sacramentale attraverso il sacro crisma e l’impegno a renderla operante attraverso la fedeltà a Gesù Cristo potrà essere argine al precipitare della situazione. Dobbiamo riscoprire la dignità del nostro battesimo e scoprire la missione di essere discepoli di Gesù, di imitarlo nel modo come viviamo e affrontiamo i problemi della società attuale.

Lo dico soprattutto a voi, fedeli: il cammino della Chiesa non è solo segnato dalla fedeltà dei presbiteri, dei diaconi e delle persone consacrate, ma dal cammino fedele di tutti. Forse in questi anni abbiamo ceduto al crucifige generale che si è levato nel mondo per scaricare la colpa della crisi di fede solo sui sacerdoti. Non è stato giusto.

La preghiera consacratoria del Crisma contiene tutti gli elementi perché noi possiamo ritornare alla radice della nostra consacrazione battesimale per farla rivivere: confermalo come segno sacramentale di salvezza e vita perfetta per i tuoi figli rinnovati nel lavacro spirituale del Battesimo. Questa unzione li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa. Si compia in essi il disegno del tuo amore, la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti.

A noi presbiteri spetta, però, il compito particolare di portare in mezzo al mondo il profumo e la forza del Crisma, con il quale siamo stati unti.

Ricorro ancora ai testi di questa liturgia per capire come noi possiamo compiere questa missione.

L’unzione, proponendoci come modello il Cristo, ci spinge a conformarci alla sua immagine; a donare la vita per il Signore e per i fratelli; a rendere testimonianza di fedeltà e di amore generoso; a rinnovare il sacrificio redentore, a preparare il popolo alla mensa eucaristica, a nutrirlo con la parola, a santificarlo con i sacramenti.

Il nostro esame di coscienza ogni giorno dovrebbe avere come punto di riferimento questi punti per vedere se stiamo crescendo in essi, perché questa crescita è condizione della crescita del nostro ministero. Un esame fatto sempre non nell’ottica di doveri da compiere, ma in quella di una reciprocità d’amore che ci fa veramente felici.

L’augurio per voi e per me stesso, carissimi sacerdoti, l’attingo dalle parole con le quali si è chiusa la prima lettura: Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.

Ringrazio Dio con voi e ringrazio voi tutti per il bene che siamo riusciti a fare in questi anni, segno della nostra dedizione a Dio e alla missione che ci ha affidato. Ringrazio Dio perché abbiamo creduto alla Parola, pur nella e con la nostra fragilità, e l’abbiamo annunciata.

Su questa nostra fedeltà e su quanto abbiamo costruito assieme la nostra Chiesa riprenderà con più impegno e con più generosità il suo cammino in mezzo alla nostra società, che ha bisogno ancora di persone che testimonino la ricerca di Dio e che spandano ancora il profumo della loro consacrazione. Il mondo ha ancora bisogno del sacro e di persone che spandano la bellezza e il profumo.

È necessario, miei cari, che nella messa del crisma noi ci riappropriamo con consapevolezza di quella ricerca di Dio, che costituì per noi il primo amore, che ci spinse ad intraprendere la strada della vita consacrata a Dio. È necessario che riconquistiamo quel sorriso con il quale ci siamo presentati dopo la consacrazione sacerdotale per abbracciare i nostri cari, gli amici, il popolo di Dio, ma soprattutto il presbiterio, gesto liturgico, quest’ultimo, dall’infinita valenza teologica ed ecclesiale e del quale tante volte ci dimentichiamo, creando fratture, divisioni e gelosie: tutte cose che distruggono il profumo e la bellezza del sacro che avvolge ciascuno di noi.

È necessario che le nostre mani profumino ancora dell’odore del crisma, quando le abbiamo date a baciare dopo essere stati unti. Non è che abbiamo perduto tutto questo, dobbiamo solo riappropriarcene con consapevole dignità.

A voi cari seminaristi, che attraverso questa celebrazione vi immergete spiritualmente nel profumo di questo Crisma per gustarne tutta la fragranza, l’augurio che quanto più grande sarà l’attesa dell’unzione, tanta più forte sia la fedeltà alla consacrazione. Sognate, sì, sognate molto, ma per andare, domani, al di là dei sogni sulla base di una sola realtà: la reciprocità dell’amore con Cristo. Una reciprocità che oggi dovete costruire lentamente, ma costantemente.

La messa del Crisma è l’occasione annuale per il ringraziamento che il Vescovo rivolge alla sua Chiesa per la collaborazione prestata. Ringrazio tutti, avvolgendovi in un solo abbraccio. Dall’eccellentissimo mio Predecessore, al Vicario generale, ai vicari zonali, ai direttori d’ufficio, a tutti gli impiegati di curia, a tutti voi diaconi, a voi religiosi a tutti voi che nella parrocchie siete strutture portanti per la liturgia, per la catechesi, per l’educazione dei giovani, per il servizio di carità, per gli ammalati, per le famiglie. A tutti grazie. La Chiesa cammina perché tutti camminiamo con impegno. Grazie dal profondo del cuore. Permettetemi un pensiero fraterno ed affettuoso al vescovo eletto Fortunato: lo porto volentieri nel cuore della mia e nostra preghiera di stasera, ed invoco su di lui ogni benedizione e consolazione.

Un ultimo pensiero a voi giovani. Il profumo di questo crisma raggiunga anche voi, dovunque vi troviate, qualunque cosa facciate, comunque siate orientati nella vostra vita. La gran parte di voi, anche se oggi vive lontano dalla fede, è stato unto da esso. Che il Signore ve ne faccia risentire il profumo e, guidati da esso, possiate ritrovare la strada che vi riporti a lui, che consolidi il rapporto con lui, se non l’avete perso. Siete stati anche voi consacrati dal crisma nella cresima. Consacrate il mondo con la vostra consacrazione.

Fratelli e sorelle carissimi pregate per me, perché anch’io senta il profumo di quel crisma versato sulle mie mani e sul mio capo. Pregate perché non lo perda in questo ultimo tratto di strada che il Signore mi concede di compiere. Ma sia la guida sicura verso quel Bene, che ci attende e del cui possesso Gesù me ne possa far degno. Dio vi benedica e vi confermi, sempre, nel suo amore. Amen

Giuseppe Fiorini Morosini, Amministratore Apostolico arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova