L’anima dell’iniziativa: don Stefano Iacopino, la dottoressa Marilena Lia dell’Uoc di pediatria, il dottor Fabio Cristiano, il seminarista Enzo Attisano, inviato dal rettore del Seminario di Reggio, nonché vicario generale della diocesi, monsignor Salvatore Santoro, e tutti coloro che hanno voluto portare un sorriso ai ricoverati. «Abbiamo voluto trasmettere il vero senso del Natale, soprattutto in questo momento di difficoltà. Dio è sempre con noi – sono le parole del dottor Cristiano – e lo vediamo nella figura di Giuseppe, nelle cui mani Dio mette suo figlio, e lo fa diventare da artigiano del regno, artigiano della Parola».
L’evento al Gom, inoltre, è stato dedicato a tutti gli operatori sanitari; molti di loro, purtroppo, hanno perso la vita svolgendo il proprio lavoro. Tutti i protagonisti, in un modo o nell’altro, sono artigiani dell’amore di Dio nella sofferenza.
È questo il loro incarico durante la pandemia, oltre a quello di indossare un camice. Lo sa bene la dottoressa Lia, dalla quale è partita l’idea di riproporre nell’ospedale di Reggio la storia della nascita di Gesù. «Ho coinvolto quanti più operatori sanitari possibile e tutti ci siamo messi in gioco per portare un pizzico di gioia». Un lavoro di squadra, all’interno di uno spazio che ricopre un preciso significato: nel cortile antistante il padiglione Covid, vi erano dapprima collocate le tende della protezione Civile.
Adesso si canta e si celebra la vita. I medici si sono improvvisati attori, vestiti con i costumi forniti dall’Istituto Maria Ausiliatrice di Modena e dalla parrocchia San Teodoro Martire, Bagaladi. Regista e sceneggiatore, Enzo Attisano. «Ho scritto il copione pensando a Giuseppe – ci dice Enzo – un padre che racconta una storia d’amore. I suoi monologhi da narratore sono pensati per questo periodo: non parlano direttamente di Covid, ma tutto lo richiama, dalla presenza dei medici al luogo della recita. I nuovi portatori di speranza sono proprio i dottori».